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Autostrade, la fine di una brutta partita politica

Tre anni dalla tragedia del Ponte Morandi di Genova, tre governi e una brutta partita politica. Il dossier Autostrade è arrivato a una svolta finanziaria, con il via libera degli azionisti di Atlantia all’offerta della cordata di Cassa Depositi e Prestiti e dei fondi Macquarie e Blackstone per Autostrade per l’Italia: l’11 giugno, con l’ufficializzazione da parte del Cda, Atlantia e i Benetton si staccheranno definitivamente dalla rete autostradale italiana.

Questo passaggio arriva quando, con l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi, le durissime polemiche tra i partiti sono finite in secondo piano. Ma sia il governo giallo-verde Cinquestelle-Lega, sia quello giallo-rosso Cinquestelle-Pd-Leu sono stati a lungo impegnati in uno sfibrante confronto sul dibattito revoca sì, revoca no. Da una parte, Cinquestelle in testa, il fronte dell’immediato stop alla concessione affidata alla società controllata dai Benetton; dall’altra il fronte opposto, con il Pd diventato centrale strada facendo, convinto della necessità di arrivare a una soluzione di mercato.

Il primo fronte è stato da subito convinto della responsabilità diretta della famiglia di Ponzano Veneto. “Avvieremo la procedura per la revoca della concessione a società Autostrade”, le prime parole dell’allora premier Giuseppe Conte durante la conferenza stampa al termine del consiglio dei ministri straordinario dopo il crollo del Ponte Mornadi, svolto in Prefettura a Genova. Accanto a lui, in una fotografia ormai sbiadita dal tempo, il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.

Quell’annuncio è rimasto solo un annuncio per tante ragioni. Prima fra tutte l’impossibilità giuridica di arrivare alla revoca, per il rischio concreto di pesantissime ripercussioni sul piano legale ai danni dello Stato. Altro tema mai veramente risolto quello legato al soggetto che avrebbe raccolto l’eredità di Autostrade, una volta revocata la concessione. Anche in questo caso, il rischio concreto di rimanere senza una soluzione percorribile ha prevalso sulle rivendicazione ideologiche e sulla tentazione di fughe in avanti.

Restano sull’intera vicenda il peso schiacciante di 43 morti e le responsabilità che il procedimento giudiziario deve ancora accertare in via definitiva. Ma l’approdo finale di questa vicenda, la cessione a una cordata ‘garantita’ da Cdp, era l’unica soluzione possibile, al netto della litigiosa sovraesposizione della politica.

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