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Il difficile mestiere del sindaco. “Aumentare le indennità”

Un tempo erano trampolino di lancio per arrivare poi alla ribalta della politica nazionale. Ora, invece, che si parli di piccole o grandi città, poco cambia: il mestiere del sindaco è tutt’altro che ambito. E la ricerca affannosa dei candidati per le amministrative di ottobre ne è stata l’ennesima prova. D’altra parte casi come quello della prima cittadina di Crema, Stefania Bonaldi, che ha ricevuto un avviso di garanzia per un incidente avvenuto nell’asilo comunale, hanno rilanciato un allarme che l’Anci aveva sollevato già in occasione della condanna di Chiara Appendino.

Per il presidente dell’associazione dei Comuni e sindaco di Bari, Antonio Decaro, non si tratta di chiedere “l’immunità o l’impunità”. “Chiediamo solo – spiega – di liberare i sindaci da responsabilità non proprie. Così non è più possibile andare avanti”. Da qui, la richiesta di norme chiare sulla responsabilità dei sindaci.

Ma c’è anche un tema economico. Con il via libera all’unanimità a un emendamento dem (che riprendeva le proposte di legge di Mancini e Misiani) al cosiddetto dl fisco, si è stabilito di aumentare le indennità mensili per i primi cittadini di Comuni che hanno fino a 3mila abitanti fino a 1.660 euro lordi. Per quanto riguarda quelli di Comuni che hanno fino a 5mila, invece, l’indennità lorda è 1.952 euro.

Recentemente la senatrice di Forza Italia, Virginia Tiraboschi, ha presentato una proposta di legge che si rivolge proprio a questa platea di primi cittadini. Da una parte si chiede di sopprimere la norma che impone il dimezzamento dell’indennità per i sindaci che siano anche lavoratori dipendenti e che non abbiano richiesto l’aspettativa, dall’altra si propone di fornire un maggior sostegno economico agli amministratori con comuni fino a 5mila abitanti, destinando loro i risparmi di spesa derivanti dalla riduzione del numero dei parlamentari.

“Con il Pnrr si prevedono risorse importanti per far rivivere queste aree interne che – spiega la senatrice azzurra – sono state abbandonate nel corso del ventesimo secolo. Ora, peraltro, le tecnologie favoriscono la residenzailità e le attività lavorative in queste aree. Quindi, è opportuno che le istituzioni siano adeguatamente strutturate sia da un punto di vista politico che tecnico. Nelle città più grandi c’è ancora interesse ad occuparsi di politica mentre io ho riscontrato che in questi Comuni è difficile persino fare le liste, nessuno vuole più prendersi certe responsabilità anche perché alla fine se qualcuno cade a causa di un buco nella strada e si rompe qualcosa scatta la denuncia penale”.

Non è dunque solo un problema economico, ma anche di normative. Per Tiraboschi c’è certamente la questione dei rischi e delle responsabilità, “ma c’è anche il tema di trovare degli amministratori che sappiano governare questi territori”.

Il senatore di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa, invece, promette battaglia per aumentare gli stipendi dei sindaci delle 14 città metropolitane. A inizio giugno ha infatti depositato un testo in cui si chiede “l’introduzione di un criterio di equiparazione” delle loro indennità, con quelle dei “membri del Parlamento”, “oltre che un incremento, congruo e necessario, identificato nella misura del 20% delle indennità spettanti ai sindaci dei Comuni italiani.

La ratio, spiega nella relazione che introduce i due articoli della proposta, “trova il suo fondamento nella necessità di riconoscere e valorizzare adeguatamente le responsabilità connesse all’esercizio del mandato degli amministratori di tali enti territoriali che, nell’apparato e nell’architettura istituzionale della Repubblica, costituiscono le diramazioni terminali nonché le particelle elementari dell’articolazione politica e amministrativa dello Stato, rappresentando il primo presidio e la più prossima interfaccia tra cittadini e istituzioni”.

Non solo. “L’intervento proposto – spiega ancora La Russa – ponendosi in netta antitesi con l’ondata di antipolitica che ha attraversato il nostro Paese nell’ultimo decennio e che si è rivelata, come oramai conclamato, inadatta a rispondere adeguatamente alla diffusa delusione di cittadini rispetto alle aspettative che essi riponevano nella classe politica, intende al contempo adeguare la misura delle indennità previste per chi ricopre questo incarico rispetto all’elevato livello di responsabilità amministrativa, di certo non inferiore rispetto a chi esercita la carica di membro del Parlamento, e al contempo, adeguare e valorizzare il ruolo fondamentale svolto dai ‘primi cittadini’d’Italia per la tenuta istituzionale del Paese”.

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