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Gli Harlem Globetrotters vogliono i soldi della NBA

Un posto al tavolo della Nba. La richiesta d’accesso alla lega che cresce di più al mondo e che accresce il valore delle franchigie anche nel 2021 (valore medio: 2,4 mld di dollari secondo Sportico) nonostante il peso della pandemia, viene dagli Harlem Globetrotters.

Ovvero un pezzo di storia dell’intreccio tra sport, divertimento e business negli Stati Uniti. Un mito in movimento, dagli anni Venti del Novecento, i Globies: oltre 90 mila partite-esibizione in giro per il mondo, 100 Paesi visitati, oltre 25 mila partite e un giro d’affari che nel 2020, prima dello stop alle gare preteso dal Covid-19, è arrivato a quasi 54 milioni di dollari, con oltre 200 dipendenti.

Gli Harlem, prestigiatori con la palla, acrobazie a canestro e interazione con il pubblico, sempre vincenti sui Washington Generals, i caratteristi che per contratto sono sempre stati costretti alla sconfitta. Sul parquet per perdere, la formula non ha mai tradito.

Palazzetti dello sport pieni, tifosi ovunque, merchandising da milioni di dollari. Insomma, gli Harlem, come hanno chiesto in una lettera aperta alla Nba, potrebbero esibire requisiti tecnici e anche finanziari per entrare nella lega e quindi accomodarsi al tavolo delle trattative, in tempo per la stipula del nuovo accordo collettivo per la cessione dei diritti televisivi: nel 2024 scade l’accordo da 24 miliardi di dollari (in nove anni) e sono in stato avanzato le trattative tra Nba e Turner Sports-Espn da 75 milardi di dollari, spalmati in nove anni.

GLI ATLETI EX HARLEM NELLA NBA

Insomma, una torta invitante, nonostante la pandemia abbia colpito il sistema Nba, costretta a emettere obbligazioni, quattro tranche, 193 milioni di dollari complessivi attraverso la sua controllata, Hardwood Funding LLC, per concedere liquidità alle franchigie, debiti garantiti dal nuovo contratto collettivo con i network televisivi.

Ma l’ingresso nella Nba e quindi la crescita esponenziale di fatturato e guadagni per i Globies sarebbe solo, come emerge dalla lettera alla Nba, una specie di risarcimento per la tendenza della lega, alla fine degli anni Quaranta, a sottrarre agli Harlem i migliori atleti, compreso Nat Swwetwater Clinton, ex Harlem e il primo atleta nero a firmare per una squadra Nba e poi una leggenda del basket afroamericano come Earl Lloyd.

Secondo le statistiche citate da Yahoo Sports, solo in due occasioni gli Harlem hanno incrociato una squadra Nba, vincendo in entrambe le occasioni contro i Minneapolis Lakers, nel 1948 e nel 1949.

GLI HARLEM AL POLITBURO

La Nba per ora ha deciso di non rispondere alla richiesta degli Harlem. Se entrassero nella lega, gli Harlem sarebbero la terza franchigia di New York, oltre ai New York Knicks e ai Brooklyn Nets. Certo, in termini di appeal per la Nba ci sarebbe un alto passo in avanti.

I Globies, di proprietà di una società di private equity (Herschend Family Entertainment Corp) con il loro copione vintage tra basket demenziale, un atletismo ai livelli della Nba, tra gag con il pubblico, balletti, magie in acrobazia, hanno saputo reclutare in squadra nomi come il fenomeno dell’atletica Jesse Owens (tre ori ai Giochi di Berlino nel 1936) e pure Wilt Chamberlain, uno dei cestisti più grandi di sempre, l’unico a segnare 100 punti in una partita Nba.

Ma gli Harlem hanno saputo anche per un paio di ore provocare una pausa nella Guerra Fredda, esibendosi davanti allo Stadio Centrale Lenin di Mosca, davanti al segretario generale del Pcus Nikita Kruscev e al Politburo.

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