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Dopo le tensioni l’accordo. Ok del Cdm (e del M5s) alla riforma della Giustizia

Ci sono volute cinque ore di riunione, compresa una sospensione per continuare a trattare. Ma alla fine il Consiglio dei ministri ha varato la riforma della giustizia che porta la firma della ministra Marta Cartabia e che, di fatto, modifica in molti punti quella che era stata presentata dal suo predecessore, Alfonso Bonafede e che aveva inserito il contestato principio del ‘fine processo mai’, ossia dell’abolizione della prescrizione dopo il primo grado.

E proprio il lungo e non semplice confronto con il M5s ha richiesto molto tempo prima del via libera. Un vero e proprio braccio di ferro che, peraltro, era stato preceduto da un incontro tra i parlamentari pentastellati e il loro leader in pectore, Giuseppe Conte. Va ricordato che quella della giustizia è una delle riforme previste dal Pnrr e, soprattutto, tra le condizioni fondamentali per accedere ai fondi del Next generation Eu.

Tra i nodi da sciogliere, quello dei processi per mafia. Alla fine, la mediazione che è passata stabilisce che ci siano tempi più lunghi, fino a sei anni in appello, per i processi per delitti con aggravante mafiosa, nella fase transitoria di entrata in vigore della nuova prescrizione, fino al 2024. La proposta, frutto di una mediazione del Pd con il ministro Orlando, avrebbe assorbito i dubbi del M5S sull’improcedibilità per l’articolo 416 bis.1 del codice penale, sull’aggravante mafiosa. Una deroga esplicita per quei reati ci sarebbe nella fase transitoria, con la possibilità di termini fino a 5 anni a regime.

Il termine di improcedibilità in appello può salire da 2 a 3 anni e in Cassazione da 1 anno a 18 mesi per i giudizi “particolarmente complessi”. Ma ulteriori proroghe della stessa durata “possono essere disposte” per i delitti di terrorismo o eversione, per associazioni di tipo mafioso (art.416 bis), per scambio elettorale politico-mafioso (art.416 ter), per violenza sessuale, per le associazioni per spaccio di stupefacenti. Lo prevede la bozza, visionata dall’ANSA, di modifica al testo sulla prescrizione. Per impugnazioni entro il 31/12/2024 l’improcedibilità scatta dopo 3 anni in appello e 18 mesi in Cassazione (norma transitoria).

Al termine del Consiglio dei ministri il Guardasigilli ha espresso la sua soddisfazione per l’intesa trovata. “Abbiamo apportato degli aggiustamenti, come annunciato la scorsa settimana con Draghi, alla luce del dibattito molto vivace che si è sviluppato in queste settimane sia da parte delle forze politiche che degli operatori e degli uffici giudiziari che saranno i primi a essere chiamati alla grande sfida di implementare una riforma così significativa e innovativa nel nostro Paese”. “L’obiettivo è garantire una giustizia celere, nel rispetto della ragionevole durata del processo, e allo stesso tempo garantire che nessun processo vada in fumo”, ha dichiarato la ministra.

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