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Clima, non abbiamo tempo di occuparcene

Passiamo, tutti, da un’emergenza all’altra. Da sempre. Arrivano, occupano le nostre giornate, poi passano. Colpa di una stampa incapace di orientare correttamente il dibattito pubblico, si dice. Vero, ma non basta. Quello che accade oggi intorno al rapporto Ipcc sul clima è piuttosto significativo.

I più autorevoli scienziati al mondo dicono una cosa semplice, e definitiva: l’emergenza climatica è arrivata quasi al punto di non ritorno, superato il quale le conseguenze catastrofiche dell’aumento delle temperature diventeranno irreversibili. Conseguenze catastrofiche che già si mostrano tutti i giorni nelle loro anticipazioni: incendi, alluvioni, fenomeni sempre più violenti.

Questo succede in una fase in cui Covid, da un anno e mezzo, è il catalizzatore assoluto della nostra attenzione. Giustamente e inevitabilmente. È un evento epocale che sta rischiando di scardinare l’organizzazione politica, economica e sociale di un intero Pianeta. Prima l’emergenza sanitaria, i morti e i lockdown, poi la lenta e difficile gestione del ritorno progressivo a una vita normale, con la scena occupata dalla paradossale e grottesca opposizione ai vaccini, al green pass e a qualsiasi forma di intervento che somigli al tentativo di trovare una soluzione.

Poi ci sono le variabili, positive e negative, a distogliere per qualche giorno l’attenzione. Lo sport, con gli Europei vinti dall’Italia, le imprese del tennis, le Olimpiadi trionfali. Oppure i casi di cronaca, quelli che fanno discutere anche sotto l’ombrellone.

Ci occupiamo di tutto, con enfasi e retorica in abbondanza, ma non abbiamo il tempo, la voglia e la capacità, di affrontare seriamente l’emergenza principale, quella del clima.

Quando si parla di transizione ecologica non si parla di ambientalismo o di perversioni da ‘amanti della natura’, si parla del presente e del futuro del Pianeta. E le implicazioni economiche della transizione ecologica, declinata in tutti gli aspetti della sostenibilità, sono la conseguenza più immediata dei dati del rapporto Ipcc sul clima.

Non solo è necessario parlarne di più e meglio, ma è indispensabile agire. Il Pnrr è una prima risposta, un primo passo. Va attuato correttamente e rapidamente. Se l’input spetta alla politica economica, sono poi le imprese e il mondo del business a dover comprendere l’urgenza del cambiamento. Ridurre le emissioni, fare scelte coerenti con uno sviluppo sostenibile deve diventare una strada obbligata. E redditizia. Perché la sostenibilità deve essere l’unica opzione per essere competitivi.

Altrimenti, continueremo a comportarci come abbiamo fatto finora, a considerare il problema lontano, a preferire un risultato di breve periodo alla costruzione di un percorso di crescita che possa durare nel tempo. Intanto, e in questo il ruolo della stampa può e deve cambiare, iniziamo a trovare il tempo e lo spazio per occuparci seriamente dell’emergenza legata al clima. Finora lo abbiamo fatto poco e male.

 

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