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Disastro Dazn, la Lega serie A pretende spiegazioni

Quella rotella gira spesso. A volte per secondi, spesso per minuti. Senza contare la qualità davvero mediocre delle immagini. Dazn però è riuscita lo stesso a prendersi per tre anni il campionato italiano, a scalzare Sky e la sua esclusiva che andava avanti da 17 anni. La diffidenza dei presidenti di Serie A sul segnale ondivago è svanita nei mesi di trattative per la cessione dei diritti tv con quell’assegno da 840 milioni di euro, decisamente più corposo di quello di Sky, che alla fine ha convinto quasi tutti, boccata d’ossigeno per i conti in rosso delle società. Ma la tecnologia non si basa su opinioni, piuttosto su investimenti e non prevede miracoli: in Italia la connessione potente e uniforme è utopia, per colmare il gap ci vuole tempo. Nel primo weekend di campionato i disservizi, tra immagini scadenti, in ritardo, sono stati molteplici e condannati soprattutto sui social. Addirittura tre minuti di stop per Inter-Genoa e nessuna traccia del canale Diretta Gol. E quella rotella che gira, in attesa della messa in onda della partita, ha messo in allarme la Lega di A e gli stessi presidenti, ovvero gli stessi attori che però conoscevano già il finale della storia. Lettera a Dazn, invito a potenziare il servizio, coinvolta anche l’AgCom che ha esortato l’azienda e le telco a fare investimenti sulla Rete, sebbene i problemi non sarebbero scaturiti da Fastweb e Vodafone, bensì da una delle Cdn (provider che distribuiscono i contenuti). In scia, ecco il Codacons e una potenziale class action a tutela di chi ha sottoscritto l’abbonamento con l’app. Insomma, molto rumore per nulla, almeno per ora.

Chi è il signor Dazn

Partite visibili attraverso un’app, pacchetti disegnati sulle esigenze dei clienti, concorrenza a Sky, spese più basse per i consumatori. Con Dazn c’è stato un cambiamento culturale storico nelle abitudini dei tifosi italiani. Uno switch partito tre anni fa, con l’arrivo in Italia dell’applicazione sviluppata da un ex figlio dell’Unione sovietica, il magnate ucraino Leonid Blavatnik, un seguace di Putin che è a capo di Perform Group, media company che lavora da decenni sulle trasmissione dello sport in streaming, live e on demand. Un colosso con sede nel Regno Unito, che detiene Dazn e ha iniziato con le marce basse in Italia: il primo mese gratuito, poi una spesa irrisoria per tre partite della A. Ovviamente, ecco i disservizi, i ritardi, le immagini che arrivano dopo minuti: era una startup con le logiche difficoltà al via. Ma è lo stesso copione che i consumatori italiani hanno dovuto mandare a memoria negli ultimi due giorni. D’altronde, Dazn lo sapeva, tirando fuori a pochi giorni dal via della A il decoder, Dazn Tv Box (costo, 139 euro) che permette di vedere le partite in risoluzione Hd anche in assenza di una connessione a banda larga. Una soluzione, certo, ma costosa, non alla portata di tutti.

Il ruolo di Tim

Dazn dunque non è mai migliorata, il servizio è stato sempre balbettante. Il rischio di affidare il campionato italiano, la passione di quasi 25 milioni di appassionati, a un broadcaster incapace di assicurare un servizio di qualità, era risaputo. Perché ha poi strappato l’accordo con la Lega di A? Lo scorso febbraio è entrato in campo Tim, uno dei colossi italiani: un miliardo di euro garantito a Dazn in tre anni, sostenendo il 40% dell’investimento sulla Serie A (340 mln annui) e soprattutto un supporto tecnologico e di distribuzione del servizio. Tim, unica telco a sostenere Dazn (come fatto in passato con Disney+), l’ancora di salvezza della banda larga per l’applicazione anglo-ucraina per scongiurare il rischio di non assicurare un segnale di qualità nei posti meno coperti dalla connessione nel Paese. E anche la garanzia economica per le società di A, spaventate dal potenziale default nei conti di Dazn, sulla scia della spagnola Mediapro, titolare dei diritti della Ligue 1 (campionato francese) ai danni di Canal Plus ma poi sommersa dai debiti. L’asse Dazn-Tim è stato vidimato solo a fine luglio dall’Autorità di Garanzia per la Concorrenza su potenziali danni ad altri competitor che avevano alzato la voce, tipo Vodafone, la stessa Sky, Fastweb, Windtre. La soluzione si è trovata con l’impegno di Tim a vendere il box TimVision, che è incluso nei prodotti Dazn, anche a clienti di altri operatori con banda larga. Ora, dopo un weekend d’inferno e la prospettiva del bis a stretto giro, serve un’altra soluzione, quella più urgente: garantire almeno il miglioramento del servizio, garantire la visione del campionato di calcio. Un obbligo per Dazn e per la stessa Tim.

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