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La Fed resta ferma. Ma agirà a breve

Gilead

Nessun cambio di passo immediato ma un rallentamento ci sarà. La Federal Reserve lascerà invariato il programma straordinario di acquisto dei titoli di Stato al ritmo di 120 miliardi di dollari al mese. La cifra comprende 40 miliardi destinati ai titoli garantiti da mutui ipotecari. La decisione del Federal Open Market Committee(Fomc), l’organismo che imposta la politica monetaria della Fed, va nella direzione di non prevedere subito l’avvio del tapering, ovvero la riduzione degli acquisti dei titoli, decisi un anno fa per immettere nuova liquidità nel sistema economico finanziario degli Usa. Lo stimolo che ci si attende dalle misure espansive di politica monetaria prosegue.

Tuttavia, una decelerazione è la prospettiva del prossimo futuro. “Se i progressi continueranno in gran parte come atteso, crediamo che una moderazione nel passo dell’acquisto di asset potrebbe essere presto necessario”, comunica il Fomc in una nota. Già a fine anno con ogni probabilità.

Sospese anche nuove misure sui tassi di interesse. Resteranno invariati allo 0-0,25%, praticamente al livello del marzo 2020, quando si corse ai ripari per frenare gli effetti drammatici dell’emergenza sanitaria sull’economia. “Non ci sarà alcun rialzo prima della fine del tapering, ha detto il presidente della Fed, Jerome Powell. Ma dai dati del cosiddetto grafico ‘dot-plot risulta che la maggior parte degli esperti del Comitato della Fed prevede un aumento già nel 2022. Con tutto quello che ne consegue a livello di economia e finanza globale: il Federal Funds Rate è il tasso di interesse di gran lunga più importante al mondo.

In ogni caso, non c’è dubbio che da parte del board della Federal Reserve l’obiettivo sia quello di evitare contraccolpi dagli effetti imprevedibili. Il nocciolo della questione è come gestire la riduzione degli attuali acquisti che sono stati, e sono ancora, fondamentali per dare ossigeno all’economia. Possiamo velocizzare o rallentare il tapering nelle modalità più appropriate”, ha fatto sapere il presidente. Ma è chiaro che le manovre in atto non possono durare all’infinito.

D’altra parte, negli Stati Uniti, la crescita rallenta. La Banca centrale americana ha fornito dati su Pil e inflazione. Rispetto alle previsioni che lo davano al 7% il prodotto interno lordo nel 2021 si ferma al 5,9%, per via della variante Delta del virus che nel Paese sta provocando un aumento dei casi. Il numero di decessi per covid 19 ha superato oramai le 675mila unità. La traiettoria dell’economia continua a dipendere dal virus. Iprogressi sulle vaccinazioni probabilmente ridurranno ancora gli effetti della crisi sanitaria sull’economia, ma i rischi all’outlook”, ovvero nelle previsioni a medio e lungo termine, “restano”. Di contro nel 2022 si prevede un rialzo della crescita dal 3,3 % al3,8% e nel del 2023 dal 2,4% al 2,5.

A destare preoccupazione è l’inflazione che nel 2021 sale ancora rispetto alle stime. Dal 3,4% si passerà a 4,2%, anche se dal prossimo anno dovrebbe scendere al 2,2%. L’aumento generalizzato dei prezzi non è un buon segnale per l’economia americana. Che, peraltro, vede i livelli di disoccupazione al 4,8% alla fine dellanno con un calo al 3,8% solo nel 2022 e al 3,5% nel 2023.La Fed continuerà ad aiutare
l’economia fino a quando la ripresa sarà completa”, ha assicurato il numero uno della Fed: i prezzi resteranno alti per poi rallentare”. Quanto al debito, “è essenziale che il tetto venga alzato in modo tempestivo”, perché non farlo “potrebbe significare importanti danni all’economia”.

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