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Draghi: c’è fiducia nell’Italia (e glissa sul Quirinale)

C’è l’agenda a breve termine, che già la settimana prossima prevede il varo da parte del Cdm della legge delega sulla riforma fiscale, nuove norme per contrastare le morti sul lavoro, una cabina di regia sul Pnrr e, entro ottobre, il ddl concorrenza. Poi, c’è quella a lunga scadenza, inevitabilmente tracciata dai numeri della Nadef e dai provvedimenti che saranno nella legge di Bilancio. Ma, paradossalmente, è proprio l’orizzonte temporale del governo a rimanere una grande incognita.

Più volte in questi giorni Mario Draghi è stato tirato in ballo come futuro candidato per il Quirinale, anche da ministri considerati a lui fedelissimi come Giorgetti e Brunetta. Tanto da alimentare il sospetto che un pensierino ce lo stesse cominciando a fare sul serio. E, di certo, il presidente del Consiglio non approfitta della conferenza stampa convocata per illustrare i numeri della nota di aggiornamento per fare chiarezza, anche se risponde piccato a una domanda che era certamente legittima. “Questa domanda mi viene fatta almeno una volta ogni ora circa, non so quante conferenze stampa sono che mi fate sempre questa domanda. La risposta è sempre la stessa: uno, è abbastanza offensivo nei confronti del presidente della Repubblica in carica pensare in questo modo; due, io non sono la persona giusta cui rivolgere questa domanda”. Insomma, ribadisce ancora una volta, “è il Parlamento che decide dell’efficacia di questo governo” che, ricorda, “è nato per rispondere ai problemi del Paese”, dunque “tutto il resto non conta niente, non sono la persona cui fare queste domande”.

Se dietro ci sia l’intenzione di azzerare una falsa partenza (tutti sanno che muoversi così presto significa rischiare di bruciare una candidatura) o la volontà di chiudere il discorso, non è dato sapere. Di certo Mario Draghi sceglie di glissare sul grande tema che domina qualsiasi ragionamento politico in questo momento e di concentrarsi sui dati positivi dell’economia. Crescita al 6 per cento, deficit più basso rispetto al Pil, tutti fattori che – dice – mostrano “fiducia nell’Italia, fra gli italiani, e fiducia del resto del mondo verso l’Italia”. In poche parole, la situazione “è di gran lunga migliore di quanto potessimo pensare in primavera”, ma perchè si prosegua sul sentiero della discesa del debito occorre “mantenere alta la crescita”, “mantenere gli impegni con le istituzioni internazionali”, “mantenere la credibilità del Paese”.

Ancora una volta, il presidente del Consiglio ci tiene a sottolineare che se tutto questo è possibile è soltanto grazie alla campagna vaccinale. “L’ingrediente fondamentale per la crescita è la vaccinazione, il fatto che si possa lavorare con tranquillità, andare in giro, gli studenti a scuola. Questa crescita va protetta, e se ci fosse una recrudescenza saremmo pronti ad affrontarla senza ospedalizzazioni diffuse e pressioni sulle strutture ospedaliere”. Ma il punto adesso è rendere questo quadro stabile. “La sfida più importante che abbiamo davanti è quella di rendere la crescita duratura e strutturale, a tassi di crescita più alti di quelli precedenti alla pandemia che erano veramente molto bassi, ed erano in parte causa della crescita del debito pubblico”. Ecco perché, sottolinea, “la legge di bilancio rimarrà una legge fondamentalmente espansiva” e manterrà come stella polare “la crescita sostenibile equa e duratura”.

Mario Draghi rinvia alle prossime settimane nodi come quello della fine di Quota 100 e sulla contestata riforma del catasto spiega che si farà come “operazione trasparenza”, con l’impegno a fare in modo che “nessuno paghi di più”.

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