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Il clima preoccupa le banche, ma il risk management è in ritardo

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EY, gigante mondiale della consulenza, realizza da 11 anni un rapporto annuale sulla gestione del rischio finanziario, insieme all’ Institute of International Finance. Nel rapporto pubblicato questa estate, per la prima volta, in cima alle preoccupazioni dei chief risk officer, chi si occupa di gestione del rischio nelle banche, anche italiane, c’è il cambiamento climatico. Anche se sono ancora pochi gli istituti che sanno come gestire al meglio quel rischio.

Il sondaggio è contenuto nel rapporto ‘Resilient banking: capturing opportunities and managing risks over the long term’. L’indagine è stata effettuata su 88 istituti finanziari in 33 paesi e fornisce una finestra sui cambiamenti nella gestione del rischio osservati a livello globale nell’ultimo decennio e sui principali rischi previsti nei prossimi 10 anni.

Più di nove su dieci (91%) dei chief risk officer (CRO) intervistati considerano il cambiamento climatico il principale rischio emergente nei prossimi cinque anni. Solo circa la metà (52%) dei CRO ha affermato lo stesso nel 2019.

Per Federico Guerreri, EY Global Financial Services Risk Leader, “nell’ultimo anno, il cambiamento climatico è salito rapidamente in cima alle agende dei responsabili del rischio delle banche di tutto il mondo. L’indagine EY/IIF rivela, infatti, che il 91% dei chief risk officer bancari considera il cambiamento climatico il principale rischio emergente nei prossimi cinque anni, contro il 52% dei CRO intervistati nel 2019. Mentre il mercato si adatta al new normal post COVID-19, i consigli di amministrazione e i top manager delle banche devono reagire con resilienza riguardo a una serie più ampia di dimensioni, inclusi i rischi legati al clima, così come le altre problematiche ambientali, sociali e di governance”.

Secondo Giuseppe Quaglia, EY Italy Financial Services Risk Management Leader, dalla ricerca EY/IIF emerge anche che per la quasi totalità (98%) dei chief risk officer delle banche italiane “il rischio di credito è la prima tematica all’attenzione dei Board nei prossimi 12-24 mesi, seguita dalla cybersecurity (80%) e dal climate change risk. Le priorità riflettono i veloci cambiamenti in atto, accelerati dalla pandemia. Durante il lockdown, per esempio, la tecnologia ha supportato le attività critiche di business e le banche hanno sperimentato attività considerevoli di smart working per dipendenti e on-line per i clienti. Il tema della sicurezza e della protezione dei dati è divenuto cruciale e le banche devono integrarlo meglio nei propri framework operativi e nei processi. Oggi i chief risk officer e le strutture di risk management hanno la grande opportunità di accelerare il cambiamento all’interno delle loro organizzazioni, al fine di assicurare che siano veramente pronte per le sfide future”.

Nel breve termine, a livello mondiale, quasi la metà (49%) ora considera il cambiamento climatico un rischio elevato che richiede la loro urgente attenzione nei prossimi 12 mesi. Nel 2019, solo il 17% ha espresso questa opinione. Oltre al cambiamento climatico, il rischio emergente più importante secondo gli intervistati CRO è la lunghezza e la profondità della ripresa economica globale (83%).

Nel breve termine, il clima non è ancora in cima al podio. Le banche ritengono che il rischio di credito sarà la preoccupazione n. 1 nei prossimi 12 mesi, secondo il 98% dei CRO, nel contesto della ripresa economica globale dalla pandemia di COVID-19. La sicurezza informatica è percepita come il secondo rischio più urgente (80%).

L’indagine EY rileva però un altro aspetto: le banche sono pronte solo in parte a gestire i rischi legati al clima. In pratica stanno ancora maturando la loro capacità di valutare le esposizioni al rischio, soprattutto a quello ‘fisico’, legato ad esempio all’impatto degli eventi naturali catastrofici: poco più della metà (54%) ha una conoscenza preliminare della propria esposizione al rischio legato al cambiamento climatico e poco più di un quarto (28%) ha un comprensione completa.

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