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Energia, in Ue prezzi alti fino a primavera

Nessuno si illuda, per i prossimi mesi i costi dell’energia resteranno alti. “Uno choc” che rappresenta “una crisi inaspettata in un momento critico”, che “non fa bene all’economia, ha un impatto sulle
famiglie più deboli, aumenta la pressione inflazionistica e rischia di frenare la ripresa europea”. La commissaria Ue all’Energia, Kadri Simson, oggi in audizione alla plenaria del Parlamento di Strasburgo, è chiara su quello che ci aspetta: “Dopo una discesa durante l’ultimo decennio, i prezzi sono tornati a salire e resteranno alti durante tutto l’inverno per poi scendere in primavera”. Il caro bollette, dunque, è ora in cima all’agenda degli organismi europei.

Anche l’Ecofin – il Consiglio dei ministri finanziari dei 27 Stati membri – ne ha discusso. Ma sulle misure per fronteggiarlo la quadra ancora non si trova. La Commissione intende accelerare e presentare un pacchetto di proposte che il Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre dovrebbe poter visionare. Il problema è ancora il divario che esiste tra Paesi che hanno maggiormente investito sulle rinnovabili e quelli in larga misura dipendenti dai combustibili fossili, ovvero gas naturale, petrolio e carbone. Una differenza che sta incidendo sostanzialmente nel dibattito: i primi non sono affatto orientati verso misure per la creazione di stoccaggi comuni, a differenza dei secondi. In più si sta aprendo un fronte anti Green Deal, che attribuisce l’aumento dei prezzi dell’energia “in parte” alla Commissione Europea. Il primo ministro ungherese, il sovranista Viktor Orban, attacca il nuovo regolamento del Patto Verde europeo: “E’ una tassa indiretta per i proprietari di case e auto. E’ inaccettabile”, dice. Ma la Simson anche su questo punto sgombera il campo da dubbi: “Gli aumenti sono legati alla trasformazione del sistema energetico, hanno poco a che vedere con le politiche Ue sull’energia ma riguardano l’evoluzione mondiale. Il Green Deal è l’unica risposta a lungo termine alla volatilità del mercato”.

Ma il punto è che se i prezzi continuano a schizzare verso l’alto si contraggono i consumi, e se si va verso restrizioni nell’uso dei combustibili a frenare sono le produzioni che più ne utilizzano. La fase è delicata. In questo momento è l’approvvigionamento di gas a preoccupare. Francia, Spagna e Italia sono d’accordo per acquisti comuni. A margine del vertice odierno Ue-Balcani occidentali in corso in Slovenia, il premier spagnolo Sanchez richiama l’attenzione e chiede a Bruxelles “audacia e incisività”. “E’ necessaria una riforma del mercato e un acquisto coordinato di gas. Servono misure straordinarie. Uniti siamo più forti e lo abbiamo detto anche per l’acquisto congiunto di vaccini anti Covid”.

La battaglia è appena iniziata. E tempo a portarla per le lunghe non ce n’è. Lo scoglio è ancora al Nord, nel blocco dei Paesi cosiddetti ‘frugali’. Le trattative in corso si intrecciano, peraltro, con l’altro match di rilievo: la modifica delle regole del Patto di Stabilità, sospese per la crisi e che dovrebbero ripartire dal 2023. C’è fibrillazione ai vertici Ue: tra due settimane la Commissione di Ursula Von der Leyen aprirà ufficialmente le consultazioni sul Patto che fissa le regole del rapporto di deficit e debito rispetto al Prodotto interno lordo dei singoli Stati. I rigoristi del Nord Europa vorrebbero un ritorno al ‘vecchio’ regime, i Paesi del Mediterraneo premono per una revisione che tenga conto delle condizioni mutate. Il ministro italiano dell’Economia, Daniele Franco, è cauto: la politica di bilancio adesso è attuata “in regime di sospensione” e “si sta aprendo il dibattito sul futuro delle regole, ma comunque vada è verosimile che qualche regola ci sarà, più o meno stringente di prima”. Secondo il titolare di via XX Settembre, “dobbiamo tenere a mente che il deficit deve scendere e che bisogna ridurre il debito che libera risorse”. L’obiettivo dell’Italia è “tornare gradualmente verso una politica di bilancio più prudente”.

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