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Crypto.com e il palazzetto dei Lakers, gli impianti a caccia di sponsor

Settecento milioni di dollari in 20 anni. Motivazione più che valida, nell’era della pandemia che prosciuga ancora i conti dello sport mondiale, per cambiare il nome del palazzetto dello sport. Da Staples Center a Crypto.com Arena, l’impianto che ospita le gare dei Los Angeles Lakers (Nba), dei cugini (i Clippers), delle Sparks (Wnba) e dei Kings (hockey) e di un altro pugno di squadre della città californiana prende il nome di una delle piattaforme di criptovaluta più conosciuta al mondo.

L’investimento di Crypto.com

Crypto.com, assieme alla società di sport ed entertainment AEG, ha acquistato i diritti di denominazione dell’impianto da 20 mila posti della città degli angeli. Il cambio del nome avverrà il 25 dicembre per la partita di Natale che vedrà i Lakers di Lebron James contro i Brooklyn Nets. Per i Clippers invece si tratta di un accordo a tempo determinato perché la franchigia si sposterà in un nuovo palazzetto dello sport, l’Intuit Dome, dal 2024, con i diritti di denominazione già ceduti a Intuit (colosso di software finanziario), 500 milioni di dollari distribuiti in 23 anni. Per Crypto.com non è l’esordio nello sport mondiale: a giugno ha siglato una partnership per cinque anni con la Formula 1 per 100 milioni di dollari, il mese successivo un accordo di branding con l’Ultimate Fighting Championship (arti marziali, 175 milioni di dollari) e ad agosto c’è stata l’intesa anche con la Serie A.

L’opposizione nostalgica

Certo, restano le suggestioni, i ricordi. Lo Staples Center, per esempio, è stata la casa di Kobe Bryant, di Shaquille O’Neal, dei tre titoli dei Lakers. Dal 1999 è il parquet della sfilata di attori, cantanti, show-man, tutti più o meno tifosi di basket, o di hockey. Resta il parquet di Kobe e infatti la vedova Bryant, Vanessa, ha avuto parole al vetriolo per l’accordo commerciale stipulato dai Lakers (e non solo).

L’affare naming rights

Ma i dollari restano i dollari, specie nello sport americano e in questo senso è un accordo storico per la Nba e anche un monito per i club del calcio europeo. Il primo accordo per i diritti del nome del palazzetto dello sport di Los Angeles, siglato con Staples Inc. (società statunitense di prodotti di cancelleria) ha portato nelle casse delle società complessivamente circa 10 milioni di dollari l’anno. Ora la cifra si è triplicata, anche di più ed è alto l’introito anche per i Clippers. Per intenderci, dalla cessione dei diritti di denominazione il Bayern Monaco incassa da Allianz circa sei milioni di euro l’anno, che corrisponde alla cifra che ottiene la Juventus dalla stessa società di assicurazioni. Mentre il Tottenham attende ancora un colosso che possa garantire almeno 25-30 milioni di euro annui per apporre nome e logo sul suo stadio nuovo di zecca, per cui si è indebitato per centinaia di milioni di euro. E non hanno ancora introiti di spessore sul tema neppure Real Madrid (svanita una trattativa monstre con Microsoft), Barcellona, mentre l’Atletico Madrid mette a bilancio dieci milioni di euro l’anno dallo sponsor Wanda. Insomma, dalla cessione dei diritti del nome dello stadio si potrebbe ottenere molto di più, anche negli stadi italiani di proprietà dei club.

La strada alternativa del Real

Almeno il Real Madrid ha battuto una strada diversa, cedendo per 400 milioni (a un fondo americano) lo sfruttamento degli asset commerciali del Bernabeu che si trova nella fase finale di un restyling durato anni, costato centinaia di milioni.

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