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Gender equality: questione etica ma anche di crescita economica

La gender equality intesa non soltanto come questione etica e morale, ma anche come fattore di crescita e sviluppo economico. Badenoch + Clark, in collaborazione con JobPricing, ha realizzato una ricerca che si concentra proprio su questo aspetto e dalla quale emergono molti dati interessanti, che analizziamo insieme a Deborah Buttignol, senior principal di Badenoch + Clark Executive.

“Il più grande ostacolo – dice – credo sia rappresentato dalla mancanza di consapevolezza che il gender pay gap e il gender gap esistono ancora. Dal momento che molte cose sono cambiate negli ultimi anni, come dimostra la recente approvazione della legge sulla parità salariale, nel nostro Paese c’è la tendenza a considerare il problema risolto e, dunque, a interpretare le azioni riguardo al tema come una rivendicazione superflua”.

E invece sia gli ostacoli che i pregiudizi rappresentano spesso “due facce della stessa medaglia”. “E’ indubbio – prosegue Buttignol – che l’ostacolo maggiore per le donne manager siano i carichi di famiglia e, collegata a questo, la mancanza di strumenti per la gestione delle due aree, la professionale e la personale”. A questo proposito, è stato calcolato che il carico di lavoro in più per una donna con figli minori, legato alla cura della famiglia, è di 22 ore a settimana: praticamente un impiego part time, ma non retribuito. E infatti uno dei pregiudizi maggiormente radicati è quello per cui una donna con un ruolo dirigenziale sia una cattiva madre, poiché non in grado di dedicare un tempo adeguato alla sfera familiare.

La ricerca racconta, tuttavia, che oggi sono più numerose le giovani professioniste che riescono a raggiungere posizioni da dirigenti o quadro, con un gap di rappresentanza che diminuisce al diminuire dell’età. Qualcosa, quindi, sta effettivamente cambiando? “Certamente, questa trasformazione – sottolinea la senior principal di Badenoch + Clark Executive – è figlia di un mutamento culturale più allargato, che parte per esempio dall’ingresso sempre più frequente delle donne in alcuni percorsi di laurea Stem che fino a 15 anni fa erano ritenuti prerogativa degli uomini”.

È quindi in atto un avvicinamento alla gender equality, tuttavia “si calcola che per l’Europa, e dunque anche per l’Italia, ci vorranno più di 60 anni”. Le difficoltà che riscontrano le donne nell’arrivare a posizioni C-level è talmente evidente che è stata coniata la metafora del glass ceiling, ossia il tetto di cristallo.

La ricerca, però, conferma che la parità di genere può costituire un importante fattore di sviluppo per le aziende. “Moltissimi studi – afferma Buttignol – hanno appurato che chiudere il gap produce effetti economici positivi, sia in termini di crescita che di redditività”. Dagli studi del Credit Swiss research institute e di Catalist, ad esempio, emerge che “in board misti si verifica una maggiore valorizzazione del talento, un basso turn over e una maggiore soddisfazione dei dipendenti. Inoltre, i team diversificati sono molto più esposti all’innovazione poiché si favorisce il decision making”. Le organizzazioni con i board misti sono anche “più inclini a investimenti che influiscono sul bene pubblico, l’incidenza delle frodi è minore, vengono segnalati meno errori e meno controversie. Tutto questo genera performance finanziarie più alte”, conclude Buttignol.

Ascolta “Deborah Buttignol, Gender equality: questione etica ma anche di crescita economica” su Spreaker.

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