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Gender pay gap e non solo: i numeri del divario per Jobtech

8 marzo parità di genere
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Lo scorso 26 ottobre, la parità salariale tra uomo e donna diventava finalmente legge. Le forze politiche si erano espresse in maniera sostanzialmente unanime sulla necessità di una misura – una ulteriore rispetto a quelle già esistenti – che tutelasse le lavoratici italiane. Sintomo, questo, del fatto che la questione di genere, soprattutto nella sua dimensione lavorativa, è tornata ad occupare un posto di rilievo nel dibattito pubblico, generando una serie di interrogativi collaterali. Tra questi, l’indagine svolta da Jobtech sui numeri del divario.

Gender pay gap: se la disparità salariale è una prassi

L’agenzia per il lavoro digitale ha intervistato un campione di 1000 utenti, uomini e donne, che stanno attivamente cercando un impiego. Obiettivo della survey è stato innanzitutto chiarire con quale frequenza e intensità i soggetti del campione si confrontano con la questione del gender gap, salariale ma non solo.

Il dato che emerge è una fotografia piuttosto impietosa dello stato attuale delle cose. Il 34% degli intervistati definisce la disparità salariale una “prassi comune”. Se si isolano le risposte delle sole donne, questa percentuale raggiunge quasi i 40 punti. Inoltre, più del 25% delle donne coinvolte nella ricerca ha sperimentato il gender pay gap sulla propria pelle. Al 45,7% degli uomini intervistati, invece, non è mai capitato.

Ma questo accade solo in quei contesti ancora considerati appannaggio esclusivamente maschile – si potrebbe pensare. E invece no. Il sondaggio di Jobtech mette in luce che, al contrario, il soffitto di cristallo esiste anche e soprattutto nei contesti lavorativi a maggioranza femminile, dove la percentuale sale infatti fino al 42%.

La famiglia: un diritto per tutti, un peso per le donne

E non c’è solo il problema dello stipendio da considerare. Anzi, nella classifica della questioni più sentite quando si parla in generale di “disparità” si colloca sì sul podio, ma al terzo posto. Al primo, per chi sta cercando un lavoro, la mancanza di supporto per chi ha figli. Quasi la metà del campione ha parlato del bisogno di asili nido, part-time e flessibilità lavorativa. Sebbene la gestione dei figli e più in generale della famiglia accomuni e avvicini uomini e donne sempre di più, è sempre sulle seconde che grava di più, ancora. Infatti, il 36% degli intervistati ha parlato delle interruzioni di carriera delle donne. Scelta spesso “obbligata” per prendersi cura dei figli o dei genitori anziani. Non a caso segue, molto sentita, la questione del cosiddetto “lavoro invisibile” (il lavoro in casa, con i figli o gli anziani) svolto sempre dalle donne e non retribuito. Chiudono, tra le risposte più menzionate, la mancanza di donne ai vertici aziendali (29,4%) e la più bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro (20,2%).

E infine, le domande personali durante i colloqui. Sul punto, l’intervento del legislatore con il Codice delle Pari Opportunità risale al lontano 2006. L’articolo 27 vieta esplicitamente di domandare, durante un colloquio, se si è fidanzati, sposati, se si hanno figli o sulla volontà di averne. Eppure, il 30,3% –  il 34% se si considerano le sole risposte femminili – del campione le riceve sempre. Sempre.

Nonostante tutto però, la Legge sulla Parità Salariale sembra aver acceso una speranza di cambiamento: il 52% di chi cerca lavoro si fida, pur non sapendo quando e come si applicherà nelle aziende italiane (ne abbiamo parliamo qui).

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