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Oracle pronta alla corsa per il cloud italiano: arriva la prima Region

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Entro il 2022, Oracle avrà aperto nel mondo 44 Cloud Region: una gigantesca rete di data center pronti a fornire infrastrutture cloud e servizi a governi e imprese. Questa rete passerà anche dall’Italia: la Cloud region Oracle di Milano aprirà i battenti il 15 dicembre, sarà alimentata al 100% da energia rinnovabile come le omologhe europee, e fornirà a Oracle un nuovo fondamentale tassello nella sua strategia per sfruttare la corsa italiana ed europea verso la trasformazione digitale e verso lo spostamento in cloud dei dati e dei processi informatici. Con un occhio puntato sulla necessaria migrazione in cloud dei dati delle pubbliche amministrazioni.

 

Andrea Sinopoli

Secondo Andrea Sinopoli, Cloud Technology Country Leader, “Oracle crede molto nella capillarità, nel cloud di prossimità. Crediamo che per affrontare la sfida di essere partner di servizi cloud però per clienti enterprise, con carichi mission critical da spostare verso il cloud, abbiamo bisogno di un cloud che sia geograficamente vicino ai clienti: le applicazioni mission critical hanno un percorso che deve essere per forza graduale”.

La vicinanza è fondamentale: “Permette l’interconnessione, la garanzia di basse latenze nella comunicazione tra quello che verrà mosso verso il cloud e quello che invece, quantomeno momentaneamente, resta nei data center dei clienti”. Senza dimenticare il tema fondamentale della sovranità del dato, che con le cloud region in suolo nazionale permettono di mantenere. Un tema particolarmente sentito in Europa, che non a caso sta lavorando al progetto Gaia X per un cloud europeo.

 

 

La roadmap di Oracle

Quella di Milano (che Oracle lancia il 15 dicembre ma da cui ha iniziato a erogare i primi servizi già da fine novembre) sarà la seconda cloud region nel suo genere in Italia dopo quella di Aws, Amazon web services, e forse per Oracle potrebbe non essere l’unica nel nostro Paese: in azienda si parla con un certo orgoglio della “roadmap mondiale di espansione cloud più aggressiva del settore”, e in altri singoli Paesi del continente, come Francia e Regno Unito, sono state già annunciate o realizzate cloud region ‘multiple’. Nel caso francese, ad esempio, a quella di Marsiglia farà seguito quella di Parigi. Anche il Presidente esecutivo e cofondatore di Oracle, Larry Ellison, ha parlato in passato di “dual region strategy”.

Già dalla sua nascita, la cloud region ospiterà più datacenter, ma è già pronta per essere allargata, per rispondere alle richieste dei clienti, anche in sinergia con le offerte più specifiche di Oracle, quei servizi Cloud at Customer (Exadata C@C e Dedicated Region C@C) che trasferiscono gli strumenti del Cloud pubblico direttamente sui data center dei clienti, fornendo loro più controllo.

La tecnologia di base della Cloud region sarà OCI, Oracle Cloud Infrastructure, il prodotto che l’azienda guidata dal presidente esecutivo Larry Ellison e dalla Ceo Safra Catz propone a grandi aziende, pubbliche amministrazioni, autorità dei servizi finanziari. Il requisito fondamentale per realtà del genere è la sicurezza: l’azienda definisce l’infrastruttura ‘secure by design’, perché segue un approccio alla sicurezza Core-to-Edge con livelli diversi, dalla difesa perimetrale alla sicurezza del dato, passando attraverso la sicurezza del network e la gestione degli accessi. L’ambiente del cliente è inoltre sempre isolato da quello degli altri clienti e anche dal cosiddetto Control Plane, che è usato da Oracle per la gestione. Non c’è quindi alcuna possibilità, quindi, che persone non autorizzate abbiano accesso ai dati; inoltre i dati sono sempre criptati in modo automatico e predefinito. Oracle sottolinea come metta a disposizione numerose certificazioni che garantiscono l’isolamento dei dati dei clienti dalle operations in tutti i suoi datacenter.

La corsa al cloud italiano

Nel 2022 in Italia (tra Milano e Torino) si conteranno quattro cloud region: dopo quelle di Aws e Oracle arriveranno i data center targati Google cloud e Microsoft Azure. I giganti americani del settore, insomma, si stanno preparando all’arrembaggio del cloud italiano. Una corsa ad accaparrarsi la fiducia delle imprese ma anche delle pubbliche amministrazioni, che sono forse le prede più ambite.

Ad attirare la maggior parte delle attenzioni c’è il Psn, il Polo strategico del cloud italiano che il Pnrr finanzierà con quasi un miliardo di euro e per la cui realizzazione si sfidano cordate dai nomi pesanti (Tim-Leonardo-Sogei-CDP Equity; Aruba-Almaviva; Fastweb-Engineering).

Secondo il ministro per l’innovazione Vittorio Colao il bando di gara per l’assegnazione del Psn verrà pubblicato nei primi giorni del 2022, ed entro la fine dell’anno ci sarà il collaudo dell’infrastruttura, che diventerà pienamente operativa nel 2025. “Tra la fine del 2022 e il 2025 prevediamo di completare la migrazione dei dati”, ha detto in audizione davanti alla Commissione bilancio della Camera.

Ma la strategia cloud italiana, tra i pilastri della Missione 1 del Pnrr dedicata alla digitalizzazione, non poggia solo sul Psn. Nel documento d’indirizzo presentato da Colao qualche mese fa, ‘Strategia cloud Italia’, si spiega come almeno il 75% delle pubbliche amministrazioni dovrà migrare in cloud tutti i suoi dati e i suoi servizi: o nel Polo Strategico Nazionale (PSN) oppure in servizi cloud qualificati, o, come scritto nel Pnrr, cloud ‘public’. Cloud come quello di Oracle, che intanto si prepara anche lavorando sulla sua rete di partnership con altri attori tlc e tech: la più importante è probabilmente quella con Tim e Noovle.

Non è un caso se Alessandro Ippolito, VP Technology e Country Manager di Oracle Italia, ha dichiarato che la nuova Region “va nella direzione del PNRR e di quanto si sta facendo per favorire la ripresa attraverso la modernizzazione digitale del nostro Paese. Il fatto che i dati dei clienti siano mantenuti sul territorio italiano faciliterà l’adozione del cloud pubblico di Oracle da parte della Pubblica Amministrazione e da parte di altri clienti che operano in settori molto regolamentati”.

 

Alessandro Ippolito

 

Tra Polo Strategico Nazionale e migrazione dell’intera Pubblica Amministrazione nel cloud, sono a disposizione 1,9 miliardi di euro del PNRR. E il mercato mondiale del settore sta esplodendo: l’International Data Corporation (IDC) prevede che la spesa ‘whole cloud’ – la spesa mondiale totale per i servizi cloud, i componenti hardware e software alla base della catena di fornitura del cloud e le opportunità di servizi professionali/gestiti intorno ai servizi cloud – supererà gli 1,3 trilioni entro il 2025, con un Cagr, un tasso di crescita annuale, del 16,9%.

 

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