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Sciopero sbagliato, ma Cgil e Uil hanno ragione

Si può avere ragione, anche se si fa una scelta sbagliata? Si possono dire cose utili da un palco che era meglio non allestire? Succede, come nel caso dello sciopero generale proclamato da Cgil e Uil.

La scelta è sbagliata perché lo sciopero generale è uno strumento importante, da maneggiare con cura, e il contesto avrebbe suggerito maggiore cautela. Non per riverenza o per timore nei confronti del governo Draghi, che sta facendo diverse cose bene e alcune meno bene, ma perché nelle condizioni date, con una maggioranza tanto larga quanto disomogenea, non si può che lavorare per compromessi. E perché la ripresa economica, fondamentale dopo la lunga crisi, è ancora minacciata dalle conseguenze di una pandemia che torna a complicare ogni scenario. Questo, considerato anche che le reali possibilità di incidere effettivamente sui contenuti della manovra che lo sciopero contesta sono fatalmente prossime allo zero, visti i tempi compressi dell’esame parlamentare e l’attenzione dei partiti già da settimane rivolta prevalentemente alla partita per il Quirinale. Sono, queste, le ragioni che hanno spinto la Cisl a rompere l’unità sindacale e a disertare lo sciopero generale.

Il tema, però, è anche un altro. Quello che hanno sostenuto i due leader di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, non solo ha un solido fondamento di verità ma deve interrogare le forze politiche rispetto alla loro reale capacità di rappresentare la popolazione a cui chiedono il voto. “Si sta determinando una distanza tra i bisogni del Paese reale e la politica che si sta sempre più chiudendo al suo interno e non si pone il problema che più della metà del corpo elettorale non va a votare”. Le parole di Landini non sono solo un facile esercizio retorico. La questione riguarda la necessità di orientare la politica economica a sostegno delle fasce della popolazione che più hanno subito le conseguenze della pandemia Covid. Sono, peraltro, le stesse fasce di popolazione che hanno alimentato la scelta dell’astensionismo alle ultime amministrative. La mobilitazione sindacale assume da questo punto di vista una caratterizzazione fortemente politica e la provocazione/rivendicazione del leader della Cgil evidenzia anche la necessità di riempire un vuoto.

Pierpaolo Bombardieri, leader della Uil, lo dice con chiarezza. “Oggi ci sono cinque piazze piene. È strano dire che non rappresentiamo il Paese reale, chi è rimasto indietro. Chiediamo al governo di fare scelte diverse. Il Paese ha bisogno di risposte, che finora non sono sufficienti”. Il Paese reale, nella sua maggioranza, ha effettivamente problemi che fanno fatica a trovare risposte.

Cgil e Uil guardano soprattutto ai problemi dei precari, dei lavoratori a basso salario, dei pensionati che possono contare su assegni troppo bassi per assicurare una sussistenza dignitosa. Poi ci sono i disoccupati e chi resta ai margini del mondo del lavoro. Poi ci sono i problemi della classe media, sempre più sottile e sempre più variabile nella sua consistenza. La manovra del governo Draghi fa quello che si può fare in questa fase, inizia ad affrontare i problemi facendo inevitabilmente troppo poco per risolverli. Non meritava uno sciopero generale contro ma il tema politico, sindacale, sociale ed economico delle riposte che mancano è centrale per il futuro di questo Paese.

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