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Quirinale, fallisce il blitz del centrodestra. Casellati si ferma a 382

Fumata nera anche nel quinto scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica. Questa volta, però, il centrodestra sceglie di contarsi puntando sulla presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati. Ma il blitz fallisce e la seconda carica dello Stato prende molti voti in meno di quelli che la coalizione aveva sulla carta: 382 invece di 453, dunque 71 franchi tiratori.

Il suo nome era già circolato tre giorni fa e il segretario del Pd, Enrico Letta, lo aveva stoppato spiegando che una eventuale elezione avrebbe messo in crisi il governo. Un modo per bloccare sul nascere qualsiasi tentazione di confluenza da parte del M5s, che a inizio legislatura l’aveva votata al vertice di palazzo Madama in tandem con Roberto Fico alla presidenza della Camera.

Anche per evitare sorprese nelle urne, infatti, il centrosinistra opta per l’astensione e questo vuol dire che i loro grandi elettori, pur presentandosi nell’emiciclo, non hanno proprio ritirato la scheda. I tre leader di Pd, M5s e Leu, decidono infatti di fare muro e di respingere al mittente l’offerta last minute di Salvini di vedersi prima del voto dell’aula. Il centrodestra, gli rispondono, “continua a gestire irresponsabilmente  il più importante passaggio democratico e costituzionale rappresentato dall’elezione del presidente della Repubblica. Consideriamo la unilaterale candidatura della seconda carica dello Stato, peraltro annunciata a un’ora dalla quinta votazione, un grave errore”.

Inevitabilmente, dunque è nello stesso centrodestra che vanno ricercati i franchi tiratori, per esempio nei 46 voti  a Sergio Mattarella, negli 8 per Silvio Berlusconi e nei 7 per Antonio Tajani.

A questo punto, come molte volte accaduto, si torna alla casella del via. Matteo Salvini, spinto anche dall’insistenza della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ha scelto di andare alla prova di forza, ma dovrà decidere su quale strada proseguire: se insistere su una candidatura d’area, oppure ricercare il dialogo all’interno della maggioranza di governo su un nome condiviso. Di conseguenza, toccherà anche al centrosinistra stabilire se cominciare a contarsi, proponendo un nome, oppure continuare sulla strada dell’astensione.

Una decisione che va presa nell’immediato dal momento che la capigruppo, sotto il pressing di tutte le forze politiche, ha stabilito che da oggi in poi si procederà con una doppia votazione. La sesta, dunque, è prevista a partire dalle 17.

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