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“No all’aumento dei salari”. Polemica sul governatore della Banca d’Inghilterra

Chiedere ai lavoratori di smettere le continue richieste di aumento dei salari. E’ questa, secondo il governatore della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey, la ricetta per combattere l’inflazione. Proprio giovedì la Boe ha rialzato i tassi per la seconda volta in due mesi (non succedeva dal 2004) per spegnere la fiammata dei prezzi, di cui si attende un picco del 7,25% ad aprile e una media del 6% per quest’anno. Ma la sua ‘strategia’ ha scatenato molte polemiche e le critiche dei sindacati.

Secondo il segretario generale della Gmb, Gary Smith, “dire alle persone che lavorano duramente e che hanno portato avanti questo Paese durante la pandemia, che non meritano un aumento di stipendio è oltraggioso”. Il leader del Tuc, Kate Bell, ha invece sottolineato che “i prezzi dell’energia stanno spingendo l’inflazione, non le richieste salariali”.

I commenti – come si legge su Fortune. com – hanno rapidamente alimentato un putiferio anche sui social media, dove molti hanno ricordato che lo stipendio di Bailey è di 575.000 sterline (ovvero 780.000 dollari ) all’anno, inclusa pensione e benefici, oltre 18 volte superiore alla media nazionale, e lo hanno accusato di essere fuori dal mondo.

La Banca d’Inghilterra ha rivelato giovedì che si aspetta che l’inflazione superi il 7% nei prossimi mesi, un tasso che non si vedeva dagli anni ’90, dopo la caduta dell’Unione Sovietica e il balzo del prezzo del petrolio. Di conseguenza, la Banca d’Inghilterra ha risposto rialzando i tassi due volte in due mesi, il secondo dei quali dallo 0,25% allo 0,5%.

L’aumento dell’inflazione comporta una contrazione degli stipendi in termini reali. Mentre si prevede che i lavoratori negli Stati Uniti vedranno un aumento salariale del 3,9% nel 2022, il costo di beni e servizi è aumentato del 6,2% nell’ultimo anno, secondo l’ultimo rapporto del Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti.

Nel Regno Unito in realtà è peggio,secondo una ricerca della società di consulenza Willis Towers Watson, con aumenti retributivi che dovrebbero salire al 3,2% nel 2022 se abbinato a un tasso di inflazione del 7,25% corrisponderebbero in realtà a un taglio salariale.

 

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