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Eni ha registrato il suo miglior utile dal 2012

claudio descalzi eni
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Mentre a Piazza Affari il Ftse Mib segna un progresso dello 0,28%, a svettare sui titoli italiani c’è Eni con un guadagno dell’1,42%. Il motivo? I risultati del 2021: la ripresa economica e della domanda energetica si riflette anche sul bilancio del Cane a 6 zampe, che registra un utile netto adjusted di 4,7 mld. È il risultato più alto dal 2012.

È proprio Eni ad affermare che la ripresa della domanda abbia avuto un ruolo, il cui effetto è stato moltiplicato dalla riduzione dei costi che si è resa necessaria nel 2020, quando i lockdown mondiali hanno frenato il business delle società energetiche e delle compagnie petrolifere mondiali. Oltre alla “performance operativa ai migliori risultati delle partecipazioni all’equity”, insomma, a provocare l’impennata degli utili è stato “il sensibile recupero dello scenario upstream”.

L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, parla di risultati eccellenti. Ricorda che non si registrava un utile del genere da quando “il Brent superò $110/barile”, nel 2012. “La rigorosa disciplina finanziaria e la riduzione dei costi messe in campo in seguito alla crisi pandemica ci hanno consentito di cogliere al meglio la forte ripresa economica del 2021”.

L’importanza dell’upstream è testimoniata anche dall’Ebit adjusted a 9,7 mld, con un incremento di 7,8 mld rispetto al 2020 (+400%). Se si va a scomporre quell’Ebit, si vede come di quei 9,7 mld, 9,3 siano dovuti al settore E&P (Exploration and production), quindi all’upstream. E focalizzando l’attenzione sugli idrocarburi si vede anche come aumenti la crescita dell’Ebit, arrivando a un +500% rispetto al 2020, con “un livello produttivo di 1,7 milioni boe/g, a parità di prezzo, in linea con la guidance”. Sull’esplorazione “sono stati conseguiti eccellenti risultati sulla attività near field e in bacini maturi, con oltre 700 mln boe di nuove risorse. Si segnala in particolare l’accumulo di Baleine in Costa d’Avorio, che sarà sviluppata in modalità fast-track con avvio della produzione entro fine 2023, e sarà il primo sviluppo in Africa a zero emissioni nette (Scope 1 e 2)”.

Al business delle rinnovabili e del retail (unificato negli scorsi in mesi in Plenitude) va il resto dell’Ebit adjusted totale: 0,6 mld in crescita del 25%. Il portafoglio clienti retail è superiore a 10 milioni. Intanto, dice Eni “la capacità installata da fonti rinnovabili è più che triplicata nel 2021 ed è pari a circa 1,2 GW (oltre 2 GW inclusi gli asset in costruzione) sostanzialmente riferita a Plenitude”.

“L’upstream – spiega l’ad – continua da un lato a fornirci le risorse per alimentare la nostra strategia di decarbonizzazione, mentre i business legati alla transizione, come quelli raccolti nella nuova società Plenitude, offrono dall’altro lato il loro importante contributo”.

Gli altri risultati: flusso di cassa da 12,7 mld che ha finanziato spese in conto capitale, o capex, per 5,8 mld. Free cash flow organico di 7,6 mld: secondo Eni “la generazione di cassa organica è in grado di coprire il pagamento dei dividendi e il buy-back (in totale 2,8 mld), la manovra di portafoglio a sostegno dei business della transizione (2,1 mld) e permette di ridurre il debito netto a 9 mld e il rapporto di leva a 0,20 vs. 0,31 a fine 2020”. Va notato come per i risultati ci sia stata un’accelerazione nel quarto trimestre, con un ebit adjusted pari a 3,8 mld, con una crescita del +53% rispetto al terzo trimestre del 2021, e un utile netto adjusted a 2,1 mld (+47% rispetto al terzo trimestre).

Per Descalzi “la forte generazione di cassa, che ha beneficiato anche della selettività nelle scelte di spesa, ha reso disponibili 7,6 mld di euro di free cash flow organico, in grado di accelerare la crescita dei business green e di coprire dividendi e buy-back già ritornati a livelli pre-pandemia, e ridurre il rapporto d’indebitamento al 20%, rispetto al 31% dello scorso anno”.

“Continua inoltre la trasformazione del portafoglio per estrarre valore dai nostri business, ottimizzare il costo del capitale e massimizzare la crescita. La quotazione di Plenitude, che integra rinnovabili, clienti e e-mobility, ci consentirà – afferma Descalzi – di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni scope 3 dei nostri clienti domestici. Anche il portafoglio upstream rimane una importante leva di creazione di valore per la transizione energetica, come dimostra il successo della quotazione di Vår Energi presso la borsa norvegese, la più grande ipo di una società O&G da oltre un decennio, e la prossima creazione insieme a BP di un veicolo strategico in Angola che combinerà le operazioni dei due partner. Infine, stiamo ampliando le leve necessarie per abbattere le emissioni dei nostri impianti e dei nostri clienti industriali attraverso il progetto HyNet per la cattura e stoccaggio della CO2 in Uk, i progetti di agro-hub per la fornitura di biofeedstock delle nostre bioraffinerie, e il test di successo della fusione magnetica condotto da Cfs di cui siamo i principali azionisti”.

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