È uno dei manager italiani più innovativi, segretario generale della Fondazione CRT e Ceo di OGR (ora un centro di sperimentazione internazionale per cultura, ricerca e startup). Con Fortune Italia parla di Big data, finanza sostenibile e digital divide
INTERVISTA DI ALESSANDRO MANCINI
Fondazione CRT (1) ha lanciato “Talenti per la Comunità – costruire nuove leadership” in partnership con la Scuola politica “Vivere nella Comunità”, per laureati under 40 di tutta Italia. Come nasce il progetto?
La missione è per noi molto chiara: contribuire a formare una nuova generazione di leader, per favorire l’accesso di talented people ai ruoli chiave nei corpi intermedi della società. Questa iniziativa pionieristica, che partirà ufficialmente sabato 19 marzo, è la naturale evoluzione dei tanti progetti “Talenti”, storicamente nel Dna della Fondazione CRT. Da oltre 20 anni, infatti, investiamo in “cantieri” di alta formazione gratuita per i giovani in vari ambiti, spesso innovativi: fundraising, export, impresa e, ora appunto, la comunità. Il corso Talenti per la Comunità è una sperimentazione su scala nazionale. Abbiamo ricevuto circa 300 application, un numero superiore alle nostre aspettative. I candidati hanno un’età media di 30 anni e una percentuale molto cospicua di loro, pari al 25%, proviene dal di fuori del territorio di operatività della Fondazione CRT: segno, questo, che c’è stata un’attenzione molto forte verso questo progetto, che copre una nicchia formativa fondamentale per il nostro Paese. Ai 40 laureati ad alto potenziale usciti dalle selezioni offriremo un kit articolato di strumenti, conoscenze e competenze utili a progettare, gestire e valorizzare i processi di crescita sociale, civile, economica delle realtà territoriali, a partire dalle aree urbane. Si tratta di elementi molto concreti, in grado di contribuire alla crescita dell’individuo all’interno di un’organizzazione e alla capacità di quest’ultima di assolvere con successo alla propria missione. La volontà è di formare i ‘civil servants’, per usare la definizione propria del mondo anglosassone, ossia coloro che operano all’interno della Pa e delle comunità, guardando all’interesse collettivo. Miriamo quindi a sollecitare talenti motivati da una forte passione civile, che vogliono affrontare le sfide di oggi e di domani, in primis, quella del Pnrr, in modo efficace, innovativo e creativo. C’è bisogno di nuovi leader che rendano vivi i concetti di governance e di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, con un approccio anche etico verso le iniziative, in un momento cruciale non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa e a livello globale. Favorire questo cambiamento significa riuscire a collegare sempre più le esigenze della formazione, ma anche le passioni che guidano la volontà di apprendere nuove skills, con le richieste del mercato del lavoro, nella consapevolezza che se si rafforza il sistema delle competenze si contribuisce all’empowerment del Paese. È questa la visione che ha orientato in tutti questi anni la Fondazione CRT nella realizzazione dei progetti “Talenti”, coinvolgendo finora oltre 1.500 giovani: ognuno di loro concorre, nel proprio ambito professionale, alla crescita del territorio e del Paese, e molti fanno “rete” collaborando con la Fondazione per tenere
sempre aggiornati i programmi di formazione che man mano si sono succeduti.
Lei è anche Ceo di OGR Torino. Come è riuscito a riqualificare le antiche Officine dei treni dopo anni di abbandono?
L’impresa di riqualificazione delle OGR (2) è stata una sfida nel segno della sostenibilità ambientale ed economico-finanziaria, con la volontà di generare un impatto positivo per la società, in linea con la mission della Fondazione CRT. Fin dal 2013, abbiamo proceduto con grande pragmatismo e con una visione molto chiara: riqualificare l’edificio, l’hardware, e pensare contemporaneamente al software, alle missioni, ai progetti, ai contenuti, alle persone che avrebbero fatto parte della nuova vita delle OGR. Costruite nel 1895, sono state per circa un secolo officine delle grandi riparazioni ferroviarie: il primo stabilimento della città quando la Fiat non esisteva ancora. Poi, nel 1992, sono state dismesse e abbandonate, finché la Fonda zione CRT ha acquisito l’area per conto della città e l’ha interamente riqualificata: e questo, va detto, senza usare un solo euro di denaro pubblico e senza attingere al proprio patrimonio, ma impiegando solo i ritorni degli investimenti, con rigore, in modo da garantire la sostenibilità finanziaria nel tempo dell’intera operazione. Abbiamo voluto mantenere il nome
originario, OGR, perché dà il senso di officina: non più la riparazione dei treni, ma la riparazione di elementi intangibili contemporanei ed importanti per lo sviluppo sociale, culturale, il tech, l’innovation. Oggi il software delle OGR si compone di tre grandi “anime”, che corrispondono ad altrettante aree dell’edificio: OGR Cult, con mostre gratuite d’arte contemporanea, spettacoli, progetti culturali nel segno della creatività, dell’innovazione e dell’inclusione; OGR Tech per l’incubazione e l’accelerazione di startup, la ricerca sui Big data per il social impact (3) , lo sviluppo di nuove tecnologie focalizzate su verticali d’eccellenza come l’AI, la blockchain, le smart city, l’aerospazio. Avere sotto lo stesso tetto delle OGR entrambe le anime, Tech e Cult, è un’opportunità unica, che permette di mixare arte, scienza e tecnologia, intercettando un megatrend globale: basti pensare, ad esempio, agli Nft e al progetto STARTS (Science + Technology + Arts) della Commissione europea, cui abbiamo aderito come Fondazione CRT. La terza area delle OGR è Snodo, spazio adibito alla ristorazione e alla socializzazione, con un social table da Guinness dei primati, lungo 25 metri.
Come avete trasformato OGR in uno degli innovation hub più grandi del Paese?
In una città che è laboratorio di idee e innovazione, le OGR sono una progettualità strategica per la creazione di uno sviluppo sostenibile e inclusivo. La nostra visione è stata fin da subito quella di un luogo con le radici nel territorio, ma con la funzione di bridging, capace di creare connessioni con il Paese e il resto del mondo. A poco più di due anni dall’apertura delle OGR Tech, nel pieno di una pandemia, siamo molto soddisfatti dei risultati di questo hub di riferimento globale per l’innovazione tecnologica, che crea un valore sociale molto alto. Si è costituita una business community di standing internazionale, un ecosistema basato sulla scelta accuratissima dei primi partner, per poter catalizzare poi una pluralità di altri soggetti dello stesso valore e fare massa critica: corporate come Leonardo, Microsoft, il gruppo Intesa Sanpaolo, Ibm, Unicredit; startup, acceleratori, investitori, centri di ricerca applicata sugli smart data come il Politecnico di Torino e ISI Foundation, attori istituzionali. L’insieme di questi soggetti ha reso le OGR Tech un ambiente molto attrattivo. Oggi sono attivi 10 programmi di accelerazione e di supporto all’innovazione (4) : dalle smart city alla social entrepreneurship, dal gaming alle scienze della vita. L’obiettivo è accelerare 1.000 startup e catalizzare mezzo miliardo di euro di investimenti nei prossimi anni: oggi abbiamo già superato i 200 mln. Nei prossimi anni punteremo sempre più sullo sviluppo dei Big data e dell’AI per generare impatto sociale e valore pubblico attraverso il Data science for social good center (5) , dove lavorano scienziati italiani e internazionali.
Passiamo a Fondazione CRT: quali sono le modalità di intervento della fondazione?
Come ho avuto modo di constatare anche durante il periodo della mia presidenza dell’European Foundation Centre, la filantropia istituzionale è andata evolvendosi nel tempo. Rispetto a quando sono nate, 30 anni fa, le fondazioni come CRT hanno iniziato ad affiancare al tradizionale ‘grant making’ alcune modalità di intervento innovative, come la venture philanthropy (6) prima e l’impact investing ora. Questi approcci più recenti della filantropia guardano alla sostenibilità e all’impatto, integrando il tradizionale binomio rischio-rendimento degli investimenti con un terzo elemento chiave: la creazione di valore per un impatto sociale e ambientale positivo ed equo, in linea anche con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, del Next generation Eu, del Pnrr. Il ruolo della Fondazione si è quindi evoluto, passando da ente puramente ‘erogatore’ a ente ‘attivatore’ di processi di integrazione, inclusione, coesione sociale e culturale, ma anche di innovazione e trasferimento tecnologico. Oggi la Fondazione svolge una funzione di vero e proprio agente di crescita e sviluppo, generando effetti positivi anche sull’economia reale dei territori, in una dimensione nazionale e internazionale. E, quando parlo di Fondazione CRT, mi riferisco a una vera azione sinergica di gruppo, tra tutti gli enti collegati per un impatto più esteso, in un’ottica di ibridazione e contaminazione tra profit e non profit.
Che ruolo ha avuto la tecnologia nell’ideazione degli spazi di OGR? Su quali segmenti tech in particolare si concentra l’interesse e il raggio d’azione di OGR?
Tecnologia e innovazione hanno avuto un ruolo centrale fin dalle primissime fasi della progettazione dell’intervento di riqualificazione dell’edificio, ovviamente preservando il valore storico e architettonico della struttura originale. Gli spazi sono dotati dei migliori standard di sostenibilità ambientale e di sicurezza tecnologica, come un centro elaborazione dati certificato Tier III, tra i più elevati al mondo. Le OGR Tech, in particolare, si candidano a essere sempre più un punto di riferimento nazionale e internazionale per stimolare le dinamiche legate all’innovazione tecnologica in molti settori strategici – smart cities, space economy, industry 4.0, intelligenza artificiale, smart data, robotica, gaming, blockchain, scienze della vita – sempre però al servizio della persona, grazie anche al contributo di idee nuove di startup e giovani talenti.
L’Italia, secondo lei, è pronta a investire sul tech e a colmare l’importante gap che riscontra in quest’ambito? In che modo OGR sta contribuendo all’innovazione e allo sviluppo tecnologico della città di Torino e del nostro Paese?
L’Italia post Covid non può permettersi di perdere il treno dell’innovazione tecnologica e digitale, sfruttando al meglio l’opportunità unica dei fondi messi a disposizione dall’Europa con il Next generation Eu. Occorre mettere al centro il tema del global skill mismatch, colmare il divario tra il sistema educativo e il mondo produttivo che spesso non si parlano, sviluppare le scienze dure e potenziare le competenze, strumenti concreti per la crescita dell’ecosistema italiano del tech su scala internazionale. OGR Tech sta dando un forte contributo in questa direzione, rafforzando la capacità attrattiva di Torino e, quindi, la competitività del Paese, verso le migliori imprese innovative europee nel settore dell’advanced manufactoring, e stimolando filiere produttive basate sui sistemi di sostenibilità, innovazione e cultura in senso ampio.
La pandemia ha acuito le disuguaglianze sociali ed economiche, che vanno a sommarsi al digital divide (7) . Come si può colmare il gap?
Credo che la pandemia abbia creato e acuito alcune diseguaglianze, a partire proprio dall’accesso all’educazione online. Questo è un tema cruciale, che richiede un approccio congiunto del mondo delle istituzioni, ma anche del profit e del non profit, incluse le Fondazioni come CRT. Ogni volta che una persona non riesce ad accedere agli strumenti digitali e, quindi, deve rinunciare a percorsi di formazione, quella rinuncia è una sconfitta non solo per l’individuo, ma per l’intera società. Le crisi finanziarie che si sono succedute negli ultimi 10-15 anni, inoltre, hanno molto rallentato quell’ascensore sociale che, in passato, attraverso un diffuso accesso alla formazione, anche universitaria, consentiva una crescita dell’individuo dal punto di vista non solo culturale e di formazione complessiva della persona, ma anche dal punto di vista sociale ed economico. Il primo esempio che mi viene in mente è quello di NextEdu alle OGR, un programma di accelerazione europeo disegnato per le start up del mondo dell’edtech. Vogliamo sostenere le startup che sviluppano soluzioni digitali, programmi e tecnologie all’avanguardia per la didattica e la formazione per tutte le fasce di età e in diversi ambiti, a cominciare da quello scolastico e pedagogico fino a quello professionale. Fondazione CRT porta avanti questo progetto attraverso Fondazione Sviluppo e Crescita, uno dei propri bracci operativi, e xEDU, il più importante acceleratore europeo con sede a Helsinki. Credo che l’integrazione di soluzioni digitali, in particolare dell’AI e della virtual reality nell’edtech, possa aiutare gli studenti e rendere ancora più rapidi ed efficaci i processi di knowledge transfer. L’altro esempio è Treccani Futura, che ho l’onore di presiedere. Si tratta di una piattaforma tech nell’education, che testimonia l’impegno del Gruppo Treccani nel ridefinire la propria strategia e ampliare gli ambiti di operatività, tenuto conto dell’esigenza di colmare l’attuale gap a livello Paese. Treccani Futura si rivolge a studenti, insegnanti, aziende, professionisti, manager e a chiunque voglia rafforzare le proprie competenze e riattivare il percorso di riqualificazione professionale. È un’iniziativa al servizio della formazione dell’individuo, con la volontà di renderlo sempre più preparato in un mondo che cambia con grande rapidità, sotto la spinta dell’accelerazione tecnologica.