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The Conversation

Marco Mizzau

L’Ad di Consip ha avviato un percorso di consolidamento e “continuità evolutiva” che valorizzi la società anche come “leva di politica industriale e sviluppo sostenibile per amministrazioni, imprese e territori”.Un percorso che passa dalle piattaforme che, con 2 anni di anticipo, hanno portato alla rivoluzione degli appalti digitali

INTERVISTA DI ALESSANDRO PULCINI 

Appena entrati nell’ufficio di Marco Mizzau si ha l’impressione di parlare con il Ceo di una giovane ma complessa startup. Il capo (da giugno 2023) della Centrale acquisti della pubblica amministrazione discute di innovazione, valori aziendali, business plan ed engagement. Sulle pareti campeggiano le foto di Ronald Reagan, Franklin Delano Roosevelt, Nelson Mandela, Sandro Pertini e Winston Churchill (“grandi persone che hanno dovuto superare grandi difficoltà”), oltre a quella di Sergio Marchionne.

La gigantografia di una lettera dello storico leader di Fca ai dipendenti si trova nei corridoi Consip insieme agli schermi che trasmettono le slide con i conti dell’ultimo semestre, i nuovi valori aziendali e gli obiettivi per il futuro. Anche a livello comunicativo Mizzau sta cercando di ‘rileggere’ la società in-house del ministero dell’Economia, nata 27 anni fa. Per intervenire, spiega, va seguita la strategia di business dell’Oceano Blu: non serve un’idea geniale, ma semplicemente fare le stesse cose in maniera diversa. A cominciare dagli appalti, che nel 2024 (1) sono sbarcati interamente su digitale.

L’intervista

Come sta cambiando Consip? Quale percezione ha il pubblico della Centrale?

Dobbiamo sempre dire le cose come stanno. Il passato spesso non rende giustizia a chi lavora in Consip con assoluta dedizione e spirito di servizio. La differenza la fanno sempre le persone (2) : tra i sei nuovi valori che abbiamo definito non c’è l’onestà, ma l’integrità, perché la prima è per me scontata. È un’azienda dove lavorano professionalità eccellenti e appealing sul mercato. Consip è nata nel 1997 come in-house del Mef: nel 2024, considerando i ‘cigni neri’ dell’imminente passato dei quali scontiamo ancora gli effetti, ma anche i nuovi elementi esogeni e i macro-bisogni del Paese, è imprescindibile, in primis per lo stesso azionista, ragionare insieme su un modo nuovo di ‘fare le cose’, sempre rigoroso e puntuale, ma con in mente la creazione di valore per gli utenti finali: Pa, istituzioni, Pmi, enti locali o cittadini. Il tutto in armonia con le nuove sfide da affrontare.

Che intende per “nuovo modo di fare le cose”?

È una questione di posizionamento sulla catena del valore del procurement (3) . Il mio omologo britannico recentemente ha dichiarato: ‘Why should we create a framework agreement that no one needs?’, evidenziando l’importanza dell’intercettare in anticipo i fabbisogni delle amministrazioni, prendersi cura dei propri utenti, e poi accompagnarli lungo tutte le fasi del ciclo di acquisto, fino alla gestione contrattuale. Attualmente il modello di Consip si focalizza sulla parte centrale, la realizzazione della gara, quando servirebbe invece un’estensione del lavoro a monte e a valle. Soprattutto in un anno come il 2024, nel quale cambia tutto.

Il codice degli appalti ha obbligato al passaggio alle piattaforme dal primo gennaio. È stato un compito facile?

Non proprio, la scorsa estate è stata particolarmente ‘calda’, eravamo nel pieno di una rivoluzione epocale. Una rivoluzione che con il codice è stata anticipata di due anni rispetto a quanto previsto inizialmente. Ma l’abbiamo affrontata come una grande opportunità di modernizzazione dell’Italia e di crescita a livello europeo, che consentirà di fare acquisti in modo più interoperabile e trasparente, offrendo servizi migliori a cittadini e imprese, con benefici per tutto il Paese.

E allora come avete fatto?

Abbiamo lavorato con ‘ossessione’. Un lavoro di squadra – tutti in campo h24 – per traguardare l’obiettivo del Pnrr e dotare il Paese delle infrastrutture e degli applicativi necessari. Attraverso una war-room, aperta giorno e notte, abbiamo trasformato idee in soluzioni, riuscendo a garantire la continuità operativa per le pubbliche amministrazioni. Un lavoro del quale potranno beneficiare in tanti. Si è parlato spesso negli scorsi anni della riduzione delle stazioni appaltanti. Ecco, ora con il passaggio al digitale, si sono – quasi con un effetto di selezione naturale – ridotte da circa trentamila a una trentina. Quello di Consip non è stato un lavoro facile. Ora però la Pa ha una risorsa in più. Ad esempio, con le centrali di acquisto regionali abbiamo aperto un’interlocuzione per invitarle ad appoggiarsi sulla nostra piattaforma, siamo pronti. Entro il primo semestre avremo, noi ed Anac, anche la visita ispettiva della Commissione Ue, necessaria per validare i risultati raggiunti. E anche in questo caso, siamo pronti all’esame dell’Europa.

La sanità è un caso esemplare: bisogna assicurare tecnologie avanzate e contenere i costi.

La leva di intervento dovrà anche essere l’adozione di modelli valutativi ‘value based’: negli acquisti non andrà considerato solo il prezzo del bene ma il valore nel suo intero ciclo di vita. È doveroso aprirsi al dialogo, coinvolgendo tutti gli stakeholder sia lato offerta che domanda. Recentemente Consip ha siglato accordi di collaborazione con le principali associazioni di rappresentanza su filiere produttive strategiche per il Paese. La direzione è solo quella della sinergia: centralizzare gli approvvigionamenti – in raccordo con le esigenze del territorio – ove è possibile traguardare economie di scala e rispettare le autonomie per le specificità territoriali.

In questa rivoluzione dell’e-procurement, quali sono le conseguenze per le imprese?

Solo benefici: maggiore efficienza e trasparenza dell’azione pubblica, minori oneri di partecipazione a carico delle imprese, maggiore inclusione soprattutto per quelle di piccola dimensione. In più, interagendo con il mercato in maniera simmetrica abbiamo la possibilità di capire in che modo le gare possano essere veramente innovative, in che modo il nostro ruolo possa essere trasformativo per le pubbliche amministrazioni. Facciamo l’esempio dell’AI: oggi le amministrazioni spendono molto in gare per i call center, ma l’utilizzo di servizi di Gen AI garantirebbe efficienza e risparmi. Oppure l’esempio dei buoni pasto, che risentiranno delle startup che stanno per rivoluzionare il settore.

Qualche difficoltà per chi usa le piattaforme Consip sembra ci sia stata, soprattutto nel caso delle scuole.

Siamo in periodo di assestamento, ma il framework infrastrutturale, come desiderava la Presidenza del Consiglio dei ministri, è stato realizzato. Ora dobbiamo affinare e migliorare, sempre. Il processo di acquisto con la digitalizzazione è profondamente cambiato. Abbiamo superato l’era del cartaceo, entrando in una dimensione digitale e dematerializzata delle fasi del processo di acquisto. Le nuove modalità richiederanno lo sviluppo di nuove conoscenze e competenze. Stiamo accompagnando ministeri e imprese, passo dopo passo, in questo percorso di cambiamento epocale. Ma non solo. Da parte nostra vi è l’impegno a perseguire – con investimenti mirati – un modello di piattaforma infrastrutturale da ‘quarta rivoluzione industriale’: digitale, intelligente, verde, a emissioni zero e cyber-sicura.

Facciamo un riassunto: Consip deve garantire continuità e anche cambiare, tra l’altro in un contesto regolamentato. Come può diventare qualcosa di diverso?

L’angolo di attacco non è nell’idea geniale che sbaraglierà la concorrenza, ma è dare un valore innovativo a qualcosa che già esiste, interpretandolo in forma diversa. Nel nostro caso si tratta di far evolvere il modello di business in continuità, coin- volgendo tutti gli stakeholder in logica di servizio all’utente finale. Oggi registriamo sui nostri sistemi acquisti delle Pa che sono arrivati a 27 mld (4) : con solo 433 persone muoviamo l’1,7% del Pil. È questa, quindi, la sfida. Far crescere ulteriormente i nostri numeri e la nostra area di impatto per il bene del Paese, facendo quello che già facevamo, ma in un palcoscenico macroeconomico ed infrastrutturale radicalmente cambiato. Chiaramente, data la complessità del business gestito, Consip è sempre ‘sotto i riflettori’ e le vengono continuamente assegnate sfide complesse e straordinarie. Ma a me piace sempre citare Churchill ai miei: “Non dovresti mai voltare le spalle ad un pericolo incombente e tentare di fuggire da esso. Se lo fai rad- doppierai il pericolo”.

QUANTO CRESCE LA CENTRALE ACQUISTI DELLA PA: Nel 2023 l’erogato di Consip ha raggiunto il valore record di 27 mld di euro, che corrisponde a circa l’1,7% del Pil

 

 

 

 

TRA LE RIGHE

(1) Piattaforme:  il Codice degli appalti ha portato alla digitalizzazione degli appalti pubblici in anticipo rispetto agli obiettivi delle milestone del Pnrr. Una rivoluzione del sistema di procurement nazionale. Dal primo gennaio 2024 tutte le fasi – dalla programmazione all’esecuzione del contratto – devono essere svolte attraverso piattaforme certificate basate su regole comuni. Acquistinretepa.it, la più grande piattaforma nazionale per il procurement digitale, è gestita da Consip per conto del ministero dell’Economia e finanze. Sulla piattaforma sono attivi strumenti di acquisto (convenzioni e accordi quadro) e strumenti di negoziazione (MePa e SdaPa).

(2) Persone: al momento in Consip ci sono 433 dipendenti (il 55% donne). Erano 439 nel 2016 ma nonostante questo calo il valore delle gare bandite nel 2023 è arrivato a 18 mld. Dividendo i totali per dipendente, ogni persona in Consip garantisce 62 mln di erogato (valore dei beni e servizi acquistati dalle Pa) e circa 9 mln di risparmio alla pubblica amministrazione.

(3) I numeri di Consip e il Pnrr:  il valore degli acquisti delle amministrazioni pubbliche (dal 2016 al 2023) attraverso gli strumenti di e-procurement Mef-Consip è stato di 133 mld di euro. Nel 2023 sono stati più di 550mila i contratti stipulati tra 160mila imprese (oltre il 95% pmi) e 14mila Pa abilitate. Il valore delle gare bandite da Consip per il Pnrr è di 21 mld di euro.

(4) Crescita: guarda il grafico in basso.

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