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Nel mondo di Twitch: più ore di stream, più guadagni

La casa virtuale dei videogames, ma ora anche dell’intrattenimento, tra sport (trasmette gli highlights del campionato Nfl), spettacolo, musica. Twitch, il canale di video su cui ha puntato Amazon e tra le piattaforme di gaming più famose dell’ultimo decennio, si trasforma, diventando una specie di emittente televisiva. Soprattutto, con gli aggiornamenti proposti nelle ultime settimane sulla monetizzazione dei creatori di contenuti, rappresenta l’evoluzione delle piattaforme di gaming verso la creator economy.

Lanciato nel 2011, acquistato per un miliardo di dollari da Jeff Bezos (che l’ha soffiato a Google) tre anni dopo, lo scorso anno Twitch ha potuto contare su una media di quasi tre milioni di spettatori in simultanea, mentre le entrate nel 2020 sono arrivate a 2,3 miliardi di dollari, in attesa dei dati sugli ultimi 24 mesi (era appena un milione di dollari quattro anni prima, 2,1 miliardi di dollari nel 2021). Insomma, si tratta di un successo per una piattaforma che ora sta richiamando settori come spettacolo, musica. Anche la politica (compresa quella italiana) sta ricorrendo a Twitch per intercettare l’elettorato più giovane, tra 18-34 anni.

Twitch e i creator

Il punto forte di Twitch però è la valorizzazione del lavoro degli sviluppatori di contenuti. E’ stato un attacco hacker alla piattaforma, 130 Gb di informazioni riservate venute allo scoperto lo scorso ottobre, a rendere l’idea dei compensi che finiscono ai creator: gli streamer che hanno incassato di più fanno parte del progetto Critical Role, ovvero il più famoso show di giochi di ruolo in streaming a livello mondiale che ha portato in dote a Twitch, tra abbonamenti e donazioni (ma vanno contate anche le tasse) circa dieci milioni di dollari tra agosto 2019 e ottobre 2021.

Ma come si guadagna su Twitch? Lo streamer ha tre opzioni, ma per unirsi alla piattaforma con il proprio canale deve possedere alcuni requisiti: aver trasmesso almeno 500 minuti complessivi nei 30 giorni precedenti alla richiesta di affiliazione su Twitch; avere sette giorni di trasmissioni uniche nei 30 giorni precedenti alla richiesta, almeno tre o più spettatori simultanei nei 30 giorni di trasmissioni prima della potenziale adesione a Twitch, almeno 50 follower del canale. Poi, ottenuto l’accesso, ci sono tre strade per la monetizzazione: abbonamenti, Bits, annunci pubblicitari.

Gli abbonamenti (allo streamer va circa il 50% della cifra mensile) permettono di ottenere benefit, tra chat esclusive e altre attività. Con i Bits (come dei buoni che servono a celebrare momenti speciali tra streamer e utenti, un centesimo per ogni Bit comprato) invece le donazioni degli utenti vengono riconosciute esclusivamente ai content creator, una specie di ricompensa diretta degli spettatori verso quanto fatto dai creator nelle dirette sulla piattaforma. Poi, gli annunci pubblicitari: i creator ottengono una quota degli annunci visualizzati sul canale, nella dashboard autore si stabiliscono i parametri della riproduzione video, tipo durata e frequenza dell’uscita degli stessi annunci.

I dati portati alla luce dall’attacco informatico testimoniano in ogni caso la bontà di un progetto su cui Amazon ha parecchio investito, grazie soprattutto alla quantità e alla qualità dei videogiochi che supportano e a loro volta vengono supportati dagli streamer in una sorta di scambio reciproco.

Creator, la novità si chiama AIP

Anche intorno a Twitch, così come intorno ad altre piattaforme (Roblox, TikTok, Facebook/Meta, Snapchat) i dubbi hanno sempre riguardato la poca affidabilità nella valorizzazione economica del lavoro dei creatori di contenuti. Da pochi giorni è stata presentata la novità firmata Amazon, ovvero Ad Incentive Program (AIP), un nuovo programma che riconoscerà agli streamer selezionati un importo minimo mensile, garantito di entrate pubblicitarie. Gli streamer affiliati o partner qualificati riceveranno una notifica da Twitch che offre loro pagamenti diversi in base alla quantità di annunci pubblicati all’ora e alle ore totali di streaming sulla piattaforma. Insomma, l’AIP appare una specie di reddito di base universale per gli streamer.

Twitch ha fornito anche qualche esempio: se un creatore ha eseguito streaming per almeno 40 ore in un mese, potrebbe ricevere cento dollari per la pubblicazione di due minuti di annunci all’ora, 300 dollari per tre minuti, fino a cinquecento dollari per quattro minuti. Oltre a questi incentivi a più livelli, il programma di Twitch include anche una funzione di gestione degli annunci che controlla quando vengono riprodotti durante uno streaming. Twitch ha spiegato anche che gli importi offerti varieranno in base al creatore, senza un tetto al potenziale reddito guadagnato. I creatori possono ricevere entrate aggiuntive alla tariffa normale per lo streaming oltre il numero minimo di ore richiesto. Se un creatore rinuncia al programma, potrà ricevere un pagamento proporzionale in base al numero di ore di streaming.

Perché investirci

Il successo di Twitch non ha conosciuto pause. Il boom si è registrato prima negli Stati Uniti, ma anche le aziende italiane nel corso dell’ultimo anno si sono rese conto delle potenzialità della piattaforma. Innanzitutto, per la community di utenti nate intorno a diversi canali, tra dirette e programmi quotidiani sulla piattaforma. L’interesse è alto, lo dicono diversi studi, tra cui Stream Labs e Stream Hatchet, secondo cui Twitch dal primo trimestre del 2020 e il primo trimestre del 2021 ha saputo raddoppiare le ore di ascolto (da 3,1 miliardi di ore a 6,3 miliardi). Lo stesso streamer riesce spesso a creare in diretta un evento intorno al prodotto, creando quel senso di community intorno a sé, diventando automaticamente un manager di se stesso e dell’azienda in questione, invogliando il pubblico a trascorrere sempre più ore su Twitch.

In ogni trasmissione c’è una chat con il pubblico che interagisce con lo streamer. Un pubblico composto soprattutto da maschi, per ¾ under 35. Come si inseriscono le aziende in questo flusso di utenti che restano per ore su Twitch? Come su tutte le piattaforme – si pensi per tutte a YouTube -, Twitch mette a disposizione dei brand gli spazi pubblicitari che interrompono la visualizzazione del programma live degli utenti che non hanno sottoscritto l’abbonamento su quel canale. Durante i live ci sono anche banner pubblicitari, pop-up che richiamano i marchi, con offerte o codici sconto per fidelizzare la clientela. Ma le aziende possono trarre vantaggio da strategie di advertising personalizzate, mirate sul target di riferimento per il prodotto, con gli inserzionisti che possono associare il nome dell’azienda a quello di uno streamer. Così il marchio ottiene il risultato in termini di engagement del pubblico. Su Twitch hanno puntato brand come Uber Eats, Glovo, Monster. Eppoi la catena di Fast Food KFC, che ha collaborato con streamer famosi come Dr Lupo per pubblicizzare le celebri ali di pollo. Ma anche Burberry, prima maison a trasmettere una sfilata su Twitch durante il lockdown per la pandemia.

Il punto debole

Il copyright è una delle spine da risolvere per Twitch. Lo scorso ottobre Jeff Bezos ha ricevuto una lettera da 18 associazioni ed etichette discografiche americane con l’accusa di permettere la diffusione illecita di materiale coperto dal copyright. La risposta di Twitch: i diritti di autore sono regolarmente riconosciuti ai musicisti e agli autori dei brani. La questione del copyright è tornata d’attualità nello scorso autunno, dopo l’accordo siglato tra Twitch e NMPA (National Music Publishers Association) per l’ascolto di musica durante le partite ai videogame. Come ha spiegato Variety, Twitch ha inviato una mail agli streamer in cui è stato spiegato come l’accordo porta vantaggi ai creatori di contenuti, come spiegato dal Ceo di NMPA, David Israelite, sulle future relazioni tra editori, cantautori e la piattaforma.

Su Twitch sono piovute critiche anche per un tipo di funzionalità di pagamento, chiamata Boost, che permette agli streamer di autopromuoversi sulla piattaforma, in cambio di 0,99 dollari (1000 promozioni), 2,97 dollari per 3000 promozioni, 4,95 dollari per 5000 promozioni. La sperimentazione è avvenuta negli Stati Uniti, la spesa massimo consentita dagli streamer è di 500 dollari, ma la community di Twitch non ha per nulla accettato di buon grado la novità poiché quando è il cliente a pagare per promuovere uno streamer, quei soldi vanno a Twitch. E al momento non ci sono notizie se l’opzione sarà estesa ad altri paesi.

Mentre sembrano sopite le accuse di contenuti offensivi, a livello razziale e sessuale, di cui scrisse nell’autunno del 2020 il New York Times. La piattaforma ha adottato una politica aggressiva contro hate speech, cyberbullismo, arrivando a tener conto della fedina penale dell’utente e del comportamento su altri social, come Facebook o Twitter.

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