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Il metaverso, questo sconosciuto per tre italiani su quattro

Ci investono colossi della tecnologia, della finanza, dell’abbigliamento, della moda. Da un po’ hanno manifestato il loro interesse anche le banche, ma la parola metaverso, almeno in Italia, resta un rebus irrisolto per una buona fetta della popolazione. Lo rivela un’indagine di Sensemakers, società di consulenza specializzata nell’analisi dei media e dei comportamenti digitali: solo un italiano su quattro dice di sapere cosa sia il metaverso, analisi condotta via computer, quindi su una percentuale di cittadini che conosce internet o almeno è pratico nell’utilizzo dei dispositivi tecnologici. Il dato sulla conoscenza del metaverso arriva al 30% tra gli uomini, è invece del 21% tra le donne. La nuova realtà tridimensionale, oggetto dell’interesse e degli investimenti di colossi come Meta/Facebook – il primo brand del tech a puntarci – è conosciuta (37%) soprattutto nella fascia d’età 18-34 anni, mentre per 25-34 anni è al 33%, fino al 17% tra 55-64 anni e al 13% per gli over 65.

Dunque, il metaverso è un universo poco conosciuto. Secondo la ricerca di Sensemarkers, lo è soprattutto (in Italia) per il segmento femminile che ha preso parte al sondaggio. Il nuovo mondo tridimensionale è percepito come una realtà con un forte potenziale, ma è evidente il grosso margine che esiste tra la sua conoscenza, il suo appeal tra le persone della vita reale e la corsa all’investimenti di multinazionali, marchi famosi che intravedono guadagni stellari nei prossimi anni.

Impatto sociale del metaverso

Secondo l’analisi, la maggior parte degli italiani (il 62%) ha mostrato interesse per il metaverso, dato che sale al 70% per gli uomini, all’80% sui giovani nella fascia 18-24 anni, mentre è più basso il dato sulla popolazione femminile (55%). E’ utile anche sottolineare come il 51% ritiene che il metaverso non sia solo un ambiente virtuale e digitalizzato, ma anche una realtà parallela in grado di incidere sulla realtà virtuale, in cui svolgere le stesse attività della quotidianità.

Secondo gli intervistati, entrare nel metaverso significa superare i limiti fisici, spazio-temporali della vita reale. Questa è l’opportunità più evidente per il campione sondato da Sensemakers, che però intravede anche abbastanza chiaramente i rischi: la fuga dalla realtà, una specie di rifugio virtuale tridimensionale per chi non è soddisfatto della sua esistenza: “Il metaverso, soprattutto per gli intervistati che appartengono alle fasce meno abbienti della popolazione, è considerato un sottrattore di tempo. Non sono valutate al momento anche le opportunità di guadagno che può rappresentare – spiega  Fabrizio Angelini, Ceo di Sensemarkers – mentre è un dato il disinteresse sul tema di chi ha più problemi economici nella vita di tutti giorni, è più impegnato a migliorare la sua condizione che a interessarsi di un nuovo potenziale mondo virtuale”.

Secondo Sensemakers, nella percezione del campione considerato non c’è il pericolo della violazione della privacy con l’accesso al metaverso. Nessun timore nella condivisione di dati per i potenziali utenti. Così come l’entrare in contatto con utenti del tutto sconosciuti.  E’ invece particolarmente sentito (per il 43%) il pericolo che il metaverso ingrandirà notevolmente il potere delle società tecnologiche sulle istituzioni della vita reale. Si tratta di una percezione parecchio presente nei giovani e in coloro che possono contare su un alto grado di scolarizzazione. Il 30% di chi ha partecipato al sondaggio Sensemakers concentra i suoi pensieri negativi sul metaverso quale amplificatore di disuguaglianze economiche e sociali. Per questo motivo solo il 14% immagina un metaverso libero da regole e codici di comportamento, con i soliti limiti della tecnologia. Mentre il 35% ritiene che per il metaverso debba esserci una cornice, un sistema di regole da seguire.

Metaverso e aziende

Il sondaggio di Sensemakers rivela che gli italiani intervistati sono a conoscenza dei poderosi investimenti di diversi giganti del tech, del gaming, di brand di moda, abbigliamento, aziende di food & beverage sul metaverso. Secondo il 56% è giusto che le aziende puntino sul metaverso: il 22% perché sarà il luogo dove fare cose non ipotizzabili nella vita reale, il 34% perché dovrebbe semplificare il lavoro e le relazioni. Per il 44% invece le imprese dovrebbero investire, secondo gli intervistati, a mettere dollari, euro su cose reali per risolvere problemi “veri” nell’era della pandemia che ha riscritto la vita quotidiana delle persone.

E ad avvantaggiarsi dello sbarco sul metaverso – secondo il 49% del campione – saranno i social network come Meta, come TikTok, come Instagram ad avere successo nel metaverso, seguiti dai produttori di device tecnologici (42%) e dalle aziende del gaming (41%): “E’ una fotografia che in parte ci sorprende – nota il Ceo di Sensemarkers – il primato dei social network è dovuto alla tendenza dei giovani a vivere, comprare, riflettere attraverso le principali piattaforme social, mentre il riferimento ai produttori di dispositivi è proprio di una fascia d’età più alta, mentre è basso, in base alle nostre attese, il valore per i colossi dell’e-commerce e del gaming come Roblox, Fortnite, che così tanto hanno investito sul metaverso”.

L’ostacolo del digital divide

Per il successo del metaverso, oltre all’investimento sui visori di realtà aumentata prodotti dai principali produttori del tech, c’è la necessità di una connessione forte, continua. “Questo è l’ostacolo allo sviluppo e forse anche alla percezione del metaverso per gli italiani – aggiunge Fabrizio Angelini – sappiamo che ci sono grosse potenzialità in Corea del Sud, in Giappone, in Cina, dove il 5G ha ormai soppiantato il 4G, ma in Italia ci sono aree, non poche, in cui il digital divide è ancora marcato, dove la connessione stenta. Solo il rafforzamento della banda larga può portare il metaverso al successo anche in Italia”.

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