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AI, l’importanza per le pmi di salire sul treno dell’innovazione

Il tessuto imprenditoriale italiano è caratterizzato da un’alta concentrazione di pmi, imprese che spesso approcciano il tema dell’innovazione con cautela, o devono ancora scoprirne i benefici. Solo il 6% delle piccole e medie imprese italiane ha avviato un percorso sull’AI. “Il treno è già partito, e noi lo dobbiamo rincorrere”. Lo ha sottolineato Gianluigi Greco, presidente dell’Associazione italiana intelligenza artificiale, nel corso del terzo appuntamento con il ciclo di incontri “Il futuro dell’IA”, organizzato da Fortune Italia con l’Intergruppo parlamentare intelligenza artificiale, che si è svolto a Cosenza, dopo le tappe di Roma e Venezia. “Una sorta di giro d’Italia che verte su quattro tematiche fondamentali: formazione, creatività, protezione e imprese”, ha ricordato Emanuele Bevilacqua, direttore di Fortune Italia e moderatore dell’evento. Il ciclo di incontri continuerà con il Forum Innovazione di Fortune Italia, in programma per il 12 aprile a Torino, e si concluderà a Milano il 2 maggio.

Il processo a cui stiamo assistendo punta all’open innovation, che si regge sul principio etico e orienta l’innovazione verso il bene comune. “Il processo di digitalizzazione in continuo divenire e nel quale è ricompresa l’introduzione di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale nelle pubbliche amministrazioni, si sta rivelando fondamentale per fornire servizi più efficienti, sempre più vicini alle esigenze dei cittadini e al passo coi tempi”, ha dichiarato Franz Caruso, sindaco di Cosenza.

L’incontro di Cosenza è stato dedicato al tema dell’innovazione e della valorizzazione dell’AI nel contesto imprenditoriale, con un focus dedicato alle piccole e medie imprese. Ne hanno discusso rappresentanti delle istituzioni e del comparto produttivo, con la presentazione di case history e success story che raccontino il percorso che l’AI ha già condotto in Italia negli ultimi anni, e proietterà il processo di innovazione su scenari futuri già tracciati.

“L’innovazione è strategica per i sistemi produttivi, e nel caso della Calabria può rappresentare la possibilità data ai giovani di rimanere sul territorio”, sottolinea Rosario Varì, assessore allo Sviluppo economico della Regione Calabria. In un Sud che registra ancora oggi una forte fuga di cervelli, le università rappresentano l’asset strategico per creare valore. “Non solo ricerca e didattica, l’università è sempre più proiettata verso il territorio, e il trasferimento tecnologico rappresenta lo strumento con cui l’ateneo concretizza i risultati della ricerca”. Maurizio Muzzupappa, delegato al trasferimento tecnologico Unical, racconta anche sono circa 48 le aziende già nate da spin-off di progetti di ricerca svolti in ateneo, che impiegano circa 250 laureati e producono un fatturato pari a 6 mln di euro, stando all’ultimo dato disponibile che risale al 2019.

La Calabria diventa, in questo senso, lo specchio di un Sud che ha gli strumenti per crescere, ma deve ancora imparare a investire sul valore del saper fare rete, per valorizzare il contributo congiunto nell’ottica del rilancio di un territorio e del suo tessuto economico locale in chiave nazionale e internazionale.

“È importante che convegni così strutturati, che vertono su tematiche all’avanguardia, vengano organizzati anche in contesti come il nostro – ha sottolineato ancora Greco  -ho rivisto qui molti colleghi e colleghe universitari. Questo significa che negli ultimi anni si è creato un ecosistema, che va dal percorso di studi comune e si è concretizzato in una volontà condivisa di investire nel proprio territorio. Qui c’è una rete di persone che credono nel valore del loro territorio”. E in questo panorama, come può l’AI aiutare le persone a migliorare la qualità della vita e, al tempo, far crescere le imprese le la loro capacità produttiva? Il vero valore aggiunto è rappresentato dalla capacità di cambiare radicalmente la visione di quello che facciamo, reinventando i processi. La differenza fra una tecnologia complessa e l’AI sta nel fatto che quest’ultima è autonoma, capace di simulare la decisione. “L’Italia è sempre fra i primi 10 paesi al mondo per la ricerca, ed è un risultato incredibile. Poi però arriva la nota dolente, rispetto al trasferimento tecnologico, laddove le domande di brevetti italiani si attestano a 3mila, rispetto alla media europea di 178 mila”.

Il comparto produttivo locale, però, si dimostra vivace e pronto ad accogliere le sfide rappresentate dall’innovazione, e risolverle in chiave positiva. “Creare prodotti informatici è complesso, significa competere con gli Stati Uniti, è come vendere ghiaccio agli esquimesi. Per avere successo si devono realizzare prodotti all’avanguardia, attivando un processo complesso che richiede programmazione a lungo termine e investimenti importanti. Noi stiamo producendo questo sforzo ma non da soli, ad esempio abbiamo potuto contare su un finanziamento di tre milioni di euro che Cassa depositi e prestiti ha investito nella nostra azienda”. Massimo Ruffolo,  Ceo di Altilia, racconta come le pmi possono puntare su innovazione ed investimenti, programmando un percorso di crescita che abbia ricadute positive su tutto il territorio.

“La tecnologia è uno strumento, e questo va ricordato sempre, soprattutto per concentrare l’attenzione su uno sviluppo pensato per portare beneficio ai cittadini ed al sistema delle imprese. I contesti più delocalizzati hanno bisogno di nuove competenze, creatività, bisogna mettere a disposizione delle imprese la possibilità di assumere professionisti che le supportino nel processo di innovazione, ormai necessario, che riguarda anche le imprese tradizionali” commenta Alessandro Fusacchia, coordinatore dell’Intergruppo parlamentare AI e moderatore dell’evento.

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