NF24
Cerca
Close this search box.

Fronte del porto: l’impatto della guerra sulle supply chain

porto-trieste-supply-chain-guerra-ucraina-materie-prime

Crocevia per l’import e l’export delle merci da Mar d’Azov e Mar Nero, da Trieste e Monfalcone si può osservare quotidianamente come il conflitto in Ucraina sta condizionando le supply chain. La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di aprile 2022.

Prima la pandemia da Covid 19, ora la guerra in Ucraina, cuore dell’Europa. Che significa porti del Mar d’Azov e del Mar Nero, Mariupol e Odessa, luoghi di imbarco privilegiato di prodotti siderurgici ucraini, petrolio russo e cereali di entrambi i Paesi. Non fosse bastato il virus a sconvolgere le rotte marittime mondiali, a interrompere e a mandare in affanno le supply chain globali con i noti effetti sull’industria manifatturiera, l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni economiche verso la Russia imposte dall’Occidente hanno fatto il resto. Caos totale. Almeno nel quadrante del mondo coinvolto, visto il blocco degli scali nei due mari, ma con ripercussioni assai più estese.

È presto per capire quali saranno gli effetti di lunga durata del conflitto – molto dipende da quando e come si arriverà a una soluzione – ma già si vedono gli impatti della prima ora. In questa chiacchierata con Fortune Italia, Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Orientale, ovvero i porti di Trieste e Monfalcone, principale porta di import-export con i Paesi dell’Est e del Centro Europa, fa il punto della situazione.

Cominciamo dai numeri, per capire quale sia la consistenza dei traffici dai Paesi coinvolti. “Nel 2021 l’interscambio marittimo con la Federazione russa e con l’Ucraina è stato pari a 15 milioni di tonnellate di merce, sostanzialmente tutte in importazione”, spiega. “Parliamo di circa il 25% del traffico totale registrato nei nostri due porti nel 2021, quando abbiamo movimentato 58,6 milioni di tonnellate di merce, in crescita rispetto all’anno precedente del 2,23% a Trieste e dell’+11,4% a Monfalcone. In tutto abbiamo accolto 176 navi a Trieste e 111 a Monfalcone provenienti da quell’area”.

Quale impatto state registrando in queste prime settimane di guerra? “Noi trattiamo principalmente due tipologie di merci in arrivo dalla Federazione russa e dall’Ucraina, il petrolio e i prodotti siderurgici, a cui si aggiungono alluminio e cereali. Il primo e i suoi derivati, le cosiddette rinfuse liquide, l’anno scorso hanno superato i 13,2 milioni di tonnellate mentre con la siderurgia siamo sopra 1,6 milioni di tonnellate, sbarcate prevalentemente al porto di Monfalcone. Ed è proprio la siderurgia a essere in sofferenza e a preoccuparmi”.

Cosa sta succedendo? “Le cosiddette bramme che arrivano da noi sono la materia prima che alimenta tutta la filiera dell’acciaio degli impianti di trasformazione localizzati in Friuli Venezia Giulia e, più in generale, nel Nord Est. I laminati che se ne ricavano vengono utilizzati in tante lavorazioni, dall’industria automobilistica fino agli elettrodomestici. Dopo l’arrivo delle ultime navi partite da Mariupol, le forniture si bloccheranno, proprio nel momento in cui la domanda di acciaio, come è noto, è altissima. L’Ucraina era un produttore di prima grandezza”.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di aprile 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.