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Morto Mino Raiola, storia del suo impero

mino raiola

E’ molto a Milano Mino Raiola, uno dei più importanti procuratori del calcio internazionali. Malato da tempo, era ricoverato al San Raffaele. A comunicarne la morte è stata la famiglia sul profilo Twitter del procuratore: “Con infinito dolore annunciamo la scomparsa di Mino, il più straordinario procuratore di sempre. Mino ha lottato fino all’ultimo istante con tutte le sue forze proprio come faceva per difendere i calciatori. E ancora una volta ci ha resi orgogliosi di lui, senza nemmeno rendersene conto”.

Mino Raiola, nato a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, è cresciuto ad Haarlem in Olanda, dove il padre aveva avviato un’attività di ristorazione. Malato da tempo, il 54enne procuratore italo-olandese è una figura da sempre controversa, dai metodi poco ortodossi, che però è riuscita a imporre le sue regole non scritte creando il mito degli agenti sportivi, approfittando dell’assenza di una normativa che delineasse i limiti dell’attività dei procuratori.

Grazie all’ingegno e una sviluppata rete di contatti in Europa, Raiola e un altro paio di totem del settore nell’ultimo decennio si sono inventati diversi percorsi per raddoppiare, triplicare l’ingaggio dei calciatori assistiti: dalla cifra da incassare cash alla firma dei rinnovi di contratto, alla tendenza a portare i calciatori a non firmare i rinnovi contrattuali, arrivando a 12-24 mesi dalla scadenza, costringendo così i club di appartenenza a un rinnovo a cifre maggiorate, oppure alla cessione, alle condizioni del suo cliente.

Nell’ambiente sino a qualche tempo fa, prima che si ammalasse, il passaparola tra i calciatori era quella di affidarsi a Raiola per cambiare club e strappare un contratto assai più ricco alla nuova società. Un inno al mercato selvaggio, un contributo alla bolla del calcio europeo, con club indebitati fino al collo, schiavi degli introiti dai diritti televisivi, soprattutto quelli italiani.

Il pacchetto clienti di Raiola

È una specie di incubo per le società. Il suo arrivo in sede era solo l’aperitivo per un mal di pancia di un assistito, l’inizio di una strategia per un rinnovo più ricco o una cessione. Il parco giocatori amministrato da Raiola, secondo le quotazioni di mercato più aggiornate, vale oltre 400 milioni di euro.

Da Zlatan Ibrahimovic, che ha fatto da spola nei migliori club italiani, spagnoli e inglesi, a Pavel Nedved, forse il primo pezzo pregiato della sua scuderia, praticamente sconosciuto alla Lazio e dopo qualche anno portato alla Juventus, con 85 miliardi delle vecchie lire al club romano. Il primo affare in Italia Raiola lo chiuse con il Foggia, portando l’ala olandese Brian Roy.

E poi, nel tempo si è legato a Mario Balotelli, procurandogli contratti ricchi, ricchissimi tra Manchester City, Milan, Liverpool, nonostante le bizze, le espulsioni, le partite saltate della punta italiana.

Poi, Lorenzo Insigne, Paul Pogba, portato da ragazzino alla Juventus e poi riportato a peso d’oro al suo primo club, il Manchester United e Romelu Lukaku, che quattro anni fa gli ha preferito il rapper Jay-Z e la sua agenzia Roc Nation Sports. Tra gli ultimi assistiti c’è il difensore della Juventus De Ligt, il portiere della nazionale italiana Gianluigi Donnarumma ed Erling Haaland, l’attaccante del presente e del futuro, una macchina da gol dalla Norvegia (giocava nel Molde) al Borussia Dortmund.

Lo voleva il Manchester United, Mino si è opposto, prima la gavetta in Bundesliga, poi il contratto a svariate cifre in Premier League, oppure al Real Madrid. Previsione confermata: Haaland a breve destinato al passaggio al Manchester City, per 75 milioni di euro (e 30 milioni di euro annui di ingaggio, come scrivono da giorni i tabloid britannici) voluto da un vecchio nemico come Pep Guardiola, criticato, anche preso di mira assieme a Ibrahimovic durante l’anno trascorso dal centravanti svedese al Barcellona in arrivo dall’Inter, prima di riportarlo in Italia, stavolta al Milan.

Raiola e Mendes, il peso dei procuratori sportivi

Sette lingue parlate, inizia a lavorare a 15 anni, gestisce gli affari dei clienti della pizzeria di famiglia, a Haarlem, in Olanda. Il primo affare nella sua vita è stato comprare e poi rivendere un McDonald’s. Poi, da responsabile delle giovanili dell’Haarlem, club olandese di prima divisione, poi mediatore, ibrido tra procuratore e direttore sportivo, poi la procura dei calciatori olandesi, è diventato il sultano delle trattative.

Su Raiola sono stati spesi negli anni una quantità infinita di aggettivi. Abile (e un po’ gli è sempre piaciuto, perché James Bond è il suo mito), speculatore, lui si è definito super-capitalista. Una manna per il conto in banca degli atleti, a volte anche un ostacolo nella carriera, con la priorità spesso rivolta agli ingaggi, con calciatori mossi un po’ come pedine per rafforzare l’asse con alcune società. Il suo patrimonio è stato stimato intorno ai 500 milioni di euro, due anni fa è riuscito a fatturare oltre 80 milioni di euro di commissioni per il trasferimento dei suoi assistiti. Secondo i cabli di Football Leaks, nel passaggio di Pogba dalla Juve al Manchester United, grazie ad accordi separati con i club, avrebbe incassato 49 milioni di euro. Altri dieci nell’affare De Ligt, dall’Ajax alla Juventus.

Insomma, il suo potere è stato così diffuso, al pari di altri totem del calcio europeo come Jorge Mendes, il superprocuratore di Cristiano Ronaldo, Josè Mourinho e della colonia di portoghesi nei principali campionati europei, che la Fifa è dovuta correre (tardivamente) ai ripari, fissando al 3% (sul costo lordo della cifra pagata dal club acquirente) il tetto massimo delle commissioni per gli agenti. Una specie di diga per impedire l’incasso di altre commissioni-monstre da parte degli agenti, che però continuano a incamerare cifre immense quando il trasferimento dei calciatori avviene a parametro zero.

Calciatori come quadri

“Meraviglioso ciccione idiota” è l’espressione coniata per lui oltre un decennio fa da Ibrahimovic. Per Raiola, Ibra è la Gioconda nel continuo parallelo tra i suoi assistiti e i quadri d’autore. De Ligt lo scorso anno è stato definito La Ronda di Notte di Rembrandt, poi c’è Donnarumma, un Modigliani che a 16 anni valeva già 170 milioni di euro. E poi Pogba-Basquiat e se per Balotelli non ha mai trovato il dipinto adatto, l’attaccante Haaland, l’ultimo coniglio estratto dal cilindro, è la Caccia selvaggia di Odino, un motivo del folklore e delle mitologia norvegese.

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