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Dai diritti televisivi alla spending review, Barcellona a caccia di fondi

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Cessione di una fetta dei ricavi dai diritti televisivi a un colosso bancario, una spending review su stipendi e investimenti sul mercato, l’accordo decennale con Spotify. Il Barcellona è tuttora uno dei globetrotter del calcio mondiale. Ma da mesi corre sul filo della bancarotta.

Anzi, è stato definito tecnicamente in bancarotta a marzo 2021. Da allora la situazione non è sostanzialmente cambiata. Servono al club spagnolo in tempi brevi circa 750 milioni di euro per scongiurare il pericolo del fallimento. Diverse sono state le iniziative per uscire dall’angolo e cercare nuove forme di finanziamento. Non tutte hanno prodotto effetti positivi.

Assieme al Real Madrid e alla Juventus, il Barcellona lo scorso anno ha messo in piedi quel progetto – poi rivelatosi fallimentare in 48 ore – denominato Superlega, con la prospettiva di introiti da 700 milioni di euro annui per trovare una via d’uscita a un problema sempre più incombente.

Ovvero, dare un taglio alla situazione debitoria, che a ottobre 2021 ha visto il club blaugrana con un rosso di oltre 1,3 miliardi di euro, di cui quasi 400 milioni in stipendi arretrati e quasi 700 milioni di esposizione con gli istituti di credito. Mentre sono oltre 90 milioni i danni prodotti dalla pandemia.

Appunto, la pandemia ha influito sui conti, i mancati ricavi per mesi al botteghino, con il taglio anche agli introiti dai diritti televisivi. Ma già prima dell’ingresso in scena del Covid-19 il Financial Times aveva consegnato al Barça la patente di club più indebitato al mondo, con oltre un miliardo di euro di passivo.

Non è bastato neppure un prestito dallo Stato per fronteggiare l’emergenza da Covid-19 e neppure l’atto di buona volontà di Goldman Sachs, che ha deciso lo scorso anno di concedere almeno tre anni al club spagnolo per restituire una buona fetta (300 milioni di euro) di un prestito da 595 milioni di euro, con la parte restante che andrà saldata entro il 2032 a un tasso di interesse del 3%. Insomma, per il Barça maturano debiti su debiti. E oltre alla sforbiciata al monte ingaggi, partendo dall’addio estivo a Messi e poi a una serie di calciatori con stipendi assai pesanti, ora al Barcellona serve una strategia per mettere liquidità in tempi brevi nelle casse societarie, concedendo magari anche l’opzione di fare mercato e non stare a guardare il Real Madrid vincitore della Champions League che spende per rafforzarsi.

Barcellona e la vendita dei diritti tv

La soluzione sembra essere rappresentata dall’accordo con Bank of America: cessione di una parte dei futuri incassi da diritti tv in cambio di un assegno da 645 milioni di dollari.

Un flusso di denaro per pagare gli stipendi, onorare le scadenze per acquisti maturati negli anni, saldare altri impegni con le banche, per la gestione corrente, una fetta per il mercato. Sarebbe il primo caso nel calcio europeo, una nuova strada da battere per club in bolletta. Certo, non tutti potranno accedervi, il brand del Barcellona è unico, nonostante il periodo buio, pubblicità e notorietà anche per gli istituti di credito che si legano alle sorti degli spagnoli.

La data chiave sembra essere il 16 giugno, con il voto dei soci – il Barcellona è strutturato su un azionariato popolare, come il Real Madrid – per la cessione in anticipo del 25% di quei diritti.

Ma il Barcellona potrebbe cedere anche una partecipazione di una sua partecipata, Barca Licensing & Merchandising, che si occupa delle attività di licenza e merchandising del club spagnolo. Secondo i media spagnoli, si potrebbe arrivare sino al 49,9% delle quote, indiscrezione confermata da Bloomberg. Sempre Bloomberg rivela che con il Barcellona si è seduto al tavolo anche il fondo di private equity CVC Capital Partners, oltre che con All Sport Finance e ancora con Goldman Sachs (interessata al 30% dei diritti tv) per circa 900 milioni di euro, per poi privilegiare l’asse con Bank of America.

Spese pazze, stipendi d’oro: i debiti del Barcellona

È una situazione quasi disperata. D’altronde, lo stato di salute dei conti del Barcellona è stato certificato dalla Liga spagnola: per il 2020/21 il Barça si è intestato il 54% dell’intero buco economico delle prime due divisioni spagnole, 481 milioni di euro su un passivo di 892 milioni.

Analizzando i bilanci del Barça, colpisce come l’indebitamento sia passato da 159 milioni di euro a giugno 2018 a 673 milioni a marzo 2021.

Il responsabile, secondo la stampa catalana, è l’ex presidente Josep Bartomeu. Il suo successore Joan Laporta che sta cercando di porre rimedio alla voragine finanziaria, mentre il rivale di sempre, il Real Madrid, ha risanato i conti arrivando addirittura a quasi un milione di euro di attivo di bilancio.

Insomma, pesano le dissennate gestioni finanziarie degli ultimi decenni, che hanno portato in Catalogna i migliori giocatori al mondo, un appeal mondiale, diverse edizioni della Champions League, della Liga.

Pesa senza dubbio sui conti quel contratto di quattro anni, pubblicato da El Mundo, garantito a Leo Messi, 555 milioni di euro per l’asso argentino, l’ingaggio più alto di sempre nella storia del calcio, più alto anche dell’accordo di rinnovo sancito qualche giorno fa tra il Paris Saint Germain e Kylian Mbappè. L’accordo ha fatto il giro del mondo, è stato assai criticato, la situazione debitoria ha imposto al Barcellona di non rinnovare l’accordo, neppure a cifre ridotte, con Messi la scorsa estate, lasciando partire il suo monumento verso Parigi.

L’addio di Messi e di altri pezzi da novanta ha portato alla riduzione del monte ingaggi di circa 200 milioni di euro nella stagione da poco conclusa.

Qualche settimana fa, inoltre, il Barcellona ha stretto accordi con la società di consulenza KPMG per vagliare compratori per Barça Studios, la compagnia in house del Barcellona che si occupa della creazione, produzione e commercializzazione dei contenuti digitali del Barcellona, oltre duemila metri quadrati per monetizzare la fanbase digitale del club catalano. Per la cessione il Barça conta di incassare circa 350 milioni di euro.

Restyling Camp Nou e accordo con Spotify

Ma non basta. Serviranno altre risorse, anche perché lo scorso anno il consiglio d’amministrazione dei soci del Barcellona ha deliberato un piano da 1,5 miliardi di euro per il restyling del Camp Nou, una delle cattedrali del pallone che necessita di una messa a punto e che secondo il direttivo blaugrana produrrà entrate per 200 milioni di euro annui.

Anche perché entro qualche mese farà il suo esordio il Santiago Bernabeu rimesso a nuovo, con copertura 5G e tetto retrattile. Il Barcellona non può non rispondere alla mossa del Real. E quindi una delle strade è la cessione di altri assi del club, dall’olandese De Jong a qualche altro asso della storica cantera del Barça come Pedri o Gavi o Ansu Fati, che al club sono costati poco o nulla.

Certo, resta il Barcellona. Nonostante i debiti. E quindi non è strano che il club spagnolo abbia richiamato l’interesse di Spotify, che per 70 milioni di euro annui per il prossimo decennio piazzerà il suo logo sulla camiseta del Barcellona, dando il nome anche allo stadio, Spotify Camp Nou.

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