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Energia e clima, La Camera (Irena): Manca la volontà politica, obiettivi a rischio

“Una transizione energetica basata sulle rinnovabili, completata dall’idrogeno, è l’unica strada che offre sicurezza energetica a lungo termine e stabilità dei prezzi, senza compromettere i progressi dell’azione climatica”. Francesco La Camera, sul ruolo dell’energia e l’emergenza clima, è netto: “Siamo molto vicini a mancare l’obiettivo degli 1,5 gradi. Prossimi a perdere anche quello dei 2 gradi” di innalzamento delle temperature da non superare. Il Dg di Irena ne ha parlato presentando a Roma, insieme all’Ad di Eni Claudio Descalzi e alla presenza del ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, il World Energy Transitions Outlook (Weto 2022), il report dell’Agenzia per le energie rinnovabili rilasciato lo scorso marzo.

 

Il World Energy Transitions Outlook di Irena è un report (siamo alla seconda edizione) nel quale si delinea la strategia energetica da seguire per limitare l’aumento delle temperature globali entro il 2050 a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. La risorsa principale, ha ripetuto La Camera durante l’evento, sono le rinnovabili, aiutate da un vettore energetico fondamentale per la decarbonizzazione dei settori con emissioni ‘hard to abate’: l’idrogeno. Il Dg ne aveva parlato durante il Forum Sostenibilità di Fortune Italia dello scorso autunno.

“Il maggior ostacolo è la volontà politica”, ha detto La Camera. Perché verso la transizione energetica il mercato “ci sta andando con la rapidità e la scala necessaria. Questo è il momento di un’azione politica. Ci accorgiamo che nonostante gli impegni dei Paesi la realtà ci porta a vedere che non si va abbastanza rapidi. Le imprese riescono a fare cose incredibili, la politica non riesce ancora a fare le cose necessarie. C’è una parte di denaro che deve essere spesa dal pubblico, e questo massiccio intervento degli Stati nell’economia per riprendersi dopo la crisi sanitaria potrebbe essere una grande opportunità. Se non investiamo nelle reti (ed è un investimento che fa il pubblico, non il privato) dove la mettiamo l’energia che produciamo? Come riusciamo ad avere più rinnovabili se le reti non sono flessibili e in grado di fare bilanciamento?”.

Il report di Irena indaga anche l’impatto socioeconomico del percorso verso 1,5°C e suggerisce a governi e istituzioni, firmatari dell’Accordo di Parigi del 2015, metodi e strumenti per accelerare il progresso verso l’accesso universale all’energia pulita. Il report fornisce un’analisi di due aree particolarmente rilevanti per la decarbonizzazione dei settori di uso finale: elettrificazione e bioenergia.

Ha ribadito il punto Elizabeth Press, director planning and programme Support di Irena, che ha partecipato all’evento: una transizione energetica ambiziosa, sostenibile e resilient dipende dalla capacità di creare una collaborazione “globale”, e un profondo “coinvolgimento sociale”. Non si tratta solo di trasformare l’energia, ma di renderla accessibile: si stima che, nel 2019, 758 milioni di persone abbiano vissuto senza accesso all’elettricità.

 

 

 

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Courtesy Irena

 

Irena ricorda che non esiste solo il settore dell’energia: nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni per allontanare il settore energetico dai combustibili fossili, altri importanti settori che utilizzano energia e che dipendono fortemente dai combustibili fossili, compresi i trasporti, continuano a contribuire alle emissioni e a “perpetuare l’esposizione alla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili”, ha scritto l’agenzia a marzo. “Le strade tecnologiche che portano a un sistema energetico decarbonizzato sono chiare. Sono dominate da soluzioni che possono essere implementate in modo conveniente, rapido e su larga scala”.

“Il problema della sicurezza energetica e’ emerso” con il conflitto tra Russia e Ucraina. ”La transizione è un vero piano di sicurezza energetica”, secondo Claudio Descalzi. Per l’Ad di Eni (la società ieri ha annunciato la quotazione della sua creatura retail-sostenibile, Plenitude, su Euronext Milan), la transizione ”ci porta a diversificare i Paesi di provenienza da cui prendiamo il gas, ma anche a diversificare i vettori e tutte le tecnologie”. È un piano “per ridurre la temperatura del pianeta, salvare il mondo, ridurre le emissioni ma allo stesso tempo è un piano di sicurezza”, sottolinea.

Cingolani ha ricordato che ”siamo in un momento estremamente difficile” perché oltre alla ”grande sfida che abbiamo davanti, i numeri che ci siamo imposti come comunità internazionale sono difficili da raggiungere”. E a quelle difficoltà si è aggiunto da ”oltre 100 giorni questo conflitto”. Non è certamente un momento semplice “ma c’è una reazione molto chiara, molto forte e una strategia precisa”. Il ministro assicura però che dal cammino della decarbonizzazione ”non vogliamo assolutamente deviare”. ”Per questo cammino abbiamo 5 anni più 25 anni”, ma della sicurezza energetica nazionale ci si deve occupare “adesso, quindi è il momento di raddoppiare lo sforzo e tenere la barra dritta sulla transizione energetica, ma garantire la sicurezza nazionale”.

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Un momento dell’evento Weto2022: sul palco l’Ad di Eni Claudio Descalzi e il Dg di Irena Francesco La Camera – da @Irena su Twitter

Il problema della sicurezza energetica Irena se lo è posto. Nel report di quest’anno si sottolinea che gli interventi a breve termine per affrontare le emergenze devono essere accompagnati da un’attenzione costante a una transizione energetica di successo nel medio e lungo termine. Inoltre, qualsiasi iniziativa che non sia un’azione radicale e immediata diminuirà – o cancellerà – le possibilità di rimanere sull’obiettivo di 1,5°C o addirittura 2°C, come ha ribadito La Camera durante l’evento.

L’accelerazione della transizione energetica è poi necessaria anche per garantire sicurezza energetica nel lungo periodo, stabilità dei prezzi e resilienza delle nazioni, e per questo vanno rivisti i piani, le politiche, i regimi fiscali e la struttura del settore energetico che impediscono il progresso.

Il percorso verso 1,5°C, dice il report, richiede un grande cambiamento nella produzione e nel consumo di energia da parte della società, che dovrebbe portare a una riduzione di 37 GT di emissioni di CO2 all’anno entro il 2050. Questo obiettivo si può raggiungere attraverso:

  • la crescita significativa della generazione e degli usi diretti di energia elettrica basata su rinnovabili
  • un sostanziale miglioramento dell’efficienza energetica
  • l’elettrificazione di tutti gli usi finali (per esempio, veicoli elettrici e pompe di calore)
  • l’idrogeno verde e suoi derivati
  • la bioenergia sostenibile associata a iniziative di cattura e stoccaggio di CO2
  • l’utilizzo di iniziative di cattura e stoccaggio di CO2 nel cosiddetto “ultimo miglio”.

 

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