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40 Under 40 | Silvia Salis (Coni): Quote rosa fondamentali per la nostra società

Silvia Salis Fortune Italia

Nata a Genova nel 1985, Silvia Salis è un’ex martellista italiana, vincitrice di dieci titoli italiani tra invernali ed assoluti. Nel 2016 è stata eletta nel Consiglio federale della Fidal, mentre l’anno dopo approda nel Consiglio nazionale del Coni, il Comitato Olimpico Italiano, e nel 2021 ne diventa vicepresidente vicario. ‘La bambina più forte del mondo’ (Salani Editore), è il suo primo libro. Salis è nella lista 40 under 40 del 2022 di Fortune Italia.

Che emozioni ha provato quando è entrata nella lista 40 Under 40?
È stata una grande soddisfazione perché ho ripensato al mio percorso, dall’inizio. Sono nata in una famiglia dove mio padre era custode di un campo di atletica, poi sono diventata io stessa un’atleta, ho partecipato alle Olimpiadi ed infine ho iniziato ad occuparmi della politica sportiva. Riconoscimenti da una rivista così seria come Fortune Italia mi fanno capire di essere sulla buona strada.

La sua è una storia di successo, da campionessa martellista a vicepresidentessa vicaria del Coni. Come ci è riuscita?

Io credo che l’impegno, la costanza, la fatica e la determinazione siano riconducibili ad una sola parola: l’allenamento. Occorre allenarsi sempre per ogni sfida della vita ed affrontare ogni giornata come un’occasione attraverso la quale portare avanti il proprio percorso personale e professionale.

Il lancio del martello è considerato uno sport prevalentemente ‘maschile’. Come è riuscita a superare questi stigmi?

In realtà sono riuscita a superarli perché non li ho mai avuti. Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha cresciuta senza i cliché che adesso stiamo faticosamente cercando di superare. Atlete o donne che operano in settori tendenzialmente associati ad un mondo maschile hanno una grande importanza per l’esempio che rappresentano. Vedere oggi una donna che ha fatto quel tipo di percorso è la cosa più importante.

Sono importanti le quote rosa? E sono importanti nel mondo dello sport?

Le quota rosa sono state un passaggio fondamentale per la nostra società. Se non esistessero in determinati ambienti le donne non avrebbero opportunità. Capisco i ragazzi quando affermano che le quote rosa andrebbero abolite, ma non è ancora il momento. Tutt’oggi esistono infatti grandissime difficoltà per le donne, basta osservare i numeri. Lo sport è un micro-mondo e presenta per le donne le stesse difficoltà che riscontriamo nella società. Probabilmente sono maggiori le difficoltà nel mondo sportivo perché è sempre stato un mondo sbilanciato verso il genere maschile. Penso che le cose vadano cambiate dalla base e dalla società. Sostengo la necessità delle quote rosa per iniziare un percorso e far crescere il numero di donne che si occupano delle società sportive a livello dirigenziale.

Lei ha scritto il libro “La bambina più forte del mondo”. Si tratta di una storia di coraggio e di determinazione. È un’autobiografia?

In parte è un’autobiografia, perché è la storia di una bambina che a 3 anni va a vivere in un campo di atletica e sceglie uno sport considerato ‘maschile’, come il lancio del martello. Attraverso il suo percorso – fatto di impegno e di sacrificio – Stella dimostrerà che non è assolutamente uno sport da uomini.

Che consiglio darebbe ad un giovane che vuole inseguire i propri sogni lavorativi ed avere successo?

Il consiglio è quello di inseguire veramente i propri sogni, senza lasciarsi influenzare da quello che altri o la società vorrebbero per la nostra vita professionale. Quando una persona segue il proprio percorso interno e rispetta le proprie inclinazioni, è più facile che abbia successo e sia più felice.  Credo che alla base ci debbano essere sempre l’impegno e la determinazione. Spesso non farsi scoraggiare è difficile perché arrivano messaggi molto duri da digerire. Il mio mondo è frequentato maggiormente da uomini e a volte sono persino l’unica donna a partecipare ad eventi e riunioni. Esiste una percentuale di persone che ha fatto sua la battaglia per la parità di genere ed un’altra – per fortuna una minoranza – che ancora non è sulla stessa lunghezza d’onda. Cerco di non concentrarmi sul problema ma unicamente sulla soluzione.

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