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‘Decidi Tu’: fare cose, basta parlare di cose da fare 

Decidi Tu Fortune Italia

‘Decidi Tu’ è una rubrica che abbiamo deciso di varare per provare a spiegare una tormentata campagna elettorale in uno dei periodi storici più difficili del dopoguerra. ‘Decidi Tu’ non è solo un titolo di una sezione del giornale. No, è una sfida. Vogliamo ragionare con libertà di pensiero e capacità di giudizio di quelli che sono i temi più importanti, i problemi più urgenti, le emergenze più difficili che la classe dirigente di questo Paese dovrebbe fissare nella propria agenda. Non perché lo abbiamo deciso noi, ma perché ce lo raccontano uomini di scienza, imprenditori, scrittori, artigiani, economisti, costituzionalisti, giovani talenti, donne e uomini che hanno l’onere di guidare aziende importanti in ogni settore della nostra economia. E anche sindaci. I sindaci di importanti città d’Italia in rappresentanza di tutti i primi cittadini vivono momenti davvero difficili. Sono stati eletti, spesso anche con un consenso enorme, ma in una situazione di finanza pubblica difficile hanno scarse risorse per poter assicurare ai loro amministrati (i cittadini) i servizi minimi essenziali. Devono così gestire situazioni esplosive perché da anni il Governo centrale continua a tagliare risorse e a trasferire nuove funzioni.     

L’idea che abbiamo è quella di sganciare la propaganda elettorale di settembre dai bisogni reali della gente, separare le ragioni di schieramenti o necessità di posizionamenti elettorali da questioni concrete che toccano la carne viva del Paese: costi dell’energia insostenibili, produzione industriale che rischia di crollare nel momento in cui sembrava volare, inflazione galoppante, perdita di posti di lavoro, sterilizzazione degli effetti positivi del PNRR causata dall’incapacità di progettare e spendere fondi comunitari ordinari, strutturali e speciali. 

Siamo a pochi passi dal precipizio. Anche se l’Italia è un grande Paese ed è una delle potenze industriali dell’occidente, la congiuntura internazionale difficile è complicata dall’altissimo debito pubblico sovrano. A questo si aggiunga l’aumento del prezzo delle materie prime che fa partire la stagflazione. Se aumentano i prezzi delle materie prime, aumentano i prezzi di tutto il resto, gli utili delle imprese crollano, si perdono posti di lavoro, circola meno denaro per gli investimenti e anche per i consumi. Nei prossimi mesi rischiamo di assistere inermi alla tempesta perfetta dell’economia del vecchio continente e, dunque, della grande e fragile economia italiana. È già successo. Dopo la guerra dello Yom Kippur tra Israele e i Paesi arabi. Erano gli anni ’70. I Paesi arabi associati all’Opec decisero un embargo nei confronti dei paesi maggiormente filo-israeliani, tra cui l’Italia. Andavamo tutti in bici in quegli anni, la benzina era razionata. Col prezzo del metano alle stelle in Italia oggi dovremmo già parlare, e qualcuno lo fa, di razionamento. C’è un piano del Governo per il risparmio energetico che dipende anche dalla gravità della situazione.

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Ci piacerebbe avanzare idee, proposte, stuzzicare discussioni intorno a temi di cui noi ci occupiamo da anni anche se solo oggi sono diventati di moda sull’informazione mainstream: cambiamento climatico; transizione ecologica che influenza lo sviluppo economico del Paese; scelte urgenti da fare e risorse da spendere in materia di difesa dell’assetto idrogeologico di un’Italia tanto bella quanto fragile. E poi parità di genere da realizzare e non declamare; razionalizzazione e realizzazione di un fisco amico che incassa risorse da una platea di contribuenti la più larga possibile e le impiega per restituire a famiglie e imprese, alla collettività, servizi standard efficienti; riforme istituzionali; riforme della giustizia civile, penale e tributaria. Scelgano gli elettori in quale ordine mettere queste e altre emergenze, l’importante è che la classe dirigente del Paese, i futuri legislatori del nuovo Parlamento, comincino a ‘fare cose’ invece di continuare a parlare di ‘cose da fare’. 

Siamo preoccupati, come tanti, perché – lo diciamo con rispetto – vediamo una politica italiana un po’ troppo ripiegata, troppo presa dal flusso dei sondaggi e della convenienza elettorale invece che sulla visione del Paese, sulla costruzione del futuro. Alberi in più, più pensioni e più stipendi, meno fisco e meno tasse, leader politici sbarcati su TikTok per parlare ai giovani che rasentano il comico e non aggiungono nulla al nulla che fanno per i giovani, cambiamenti di assetti istituzionali di cui si parla da decenni. Ogni leader politico ha già da tempo il suo slogan, ma il quadro d’insieme del Paese, l’idea di vita, di società, di economia, di mercato che vogliamo, dove stanno?

Siamo convinti che la gente comune non voglia steccati, sa che scontri di vecchie o nuove ideologie non servono. Gli italiani, secondo noi, vogliono sentir discutere di come essere aiutati a fare impresa senza che sia un’impresa impossibile, a essere felici di fare un figlio, di accudire con amore un anziano. I giovani italiani vorrebbero vivere nel loro Paese, non andarsene a cercare fortuna all’estero. Per questo motivo, in questa rubrica, proveremo a raccontare la campagna elettorale mettendo al centro del dibattito i temi che interessano la collettività e ci faremo aiutare con interviste ed interventi da quanti ogni giorno mandano avanti il Paese. La speranza è che possa essere un lavoro utile anche a chi vive la politica come servizio a favore della collettività ed accetta i punti di vista degli altri.  

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