NF24
Cerca
Close this search box.

Davide Tabarelli (Nomisma Energia): Nucleare e rinnovabili ossigeno per economia italiana

Davide Tabarelli nucleare Fortune Italia

“L’inverno è vicino e se la Russia chiuderà i rubinetti, l’unica via d’uscita è comprimere i consumi”, dice Davide Tabarelli. Con il presidente di Nomisma Energia, Fortune Italia prova a capire come aziende e famiglie italiane affronteranno lo choc energetico e la corsa del prezzo del metano arrivati a livelli insostenibili. Alle sanzioni dell’Europa la Russia ha risposto con la ritorsione del gas. C’era da aspettarselo. L’Italia, però, anche se non ha ancora un piano di razionamento, ha deciso alcune misure per risparmiare. “Serve un provvedimento che dovrebbe portare un risparmio di alcuni miliardi di metri cubi di gas perché gli stoccaggi italiani – spiega Tabarelli – finiranno già a febbraio 2023 e non si può sperare che il prossimo inverno non faccia troppo freddo, che la recessione non sia troppo violenta o che la Russia non chiuda definitivamente i rubinetti. C’è una guerra e bisogna cominciare a pensare di fare dei sacrifici”. Sacrifici significa razionamenti. Tabarelli snocciola dati, cifre, numeri, non nasconde preoccupazioni e ci ricorda che nel 2021 l’Italia ha consumato 76 miliardi di metri cubi di gas, circa il 30 % fornito da Mosca.

Il prezzo attuale del gas oramai non è sostenibile per aziende e famiglie.  

E sono certo che il governo aiuterà le famiglie, forse farà debito per calmierare le bollette di luce e gas. Se teniamo dentro anche le imprese, e sarebbe folle lasciarle fuori, credo serviranno non meno di 20 miliardi di euro. Ma non mi preoccuperei tanto degli aspetti contabili.

Che cos’altro dobbiamo aspettarci?

L’inflazione aumenterà, molte imprese chiuderanno e arriverà una recessione. Difficile scongiurarlo. 

Non è meglio un tetto al prezzo del gas in ambito europeo? 

Sì, ma l’Europa è lenta e forse è già tardi. Parlavamo di mettere un tetto a 80 euro al gas – e a me già sembrava un valore assurdo – quando il prezzo era a 150 dollari al megawattora. Ora che ha sforato più volte i 300 euro, il tetto a quanto lo mettiamo? Abbiamo fatto contratti take or pay a 40 euro negli ultimi 30 anni e abbiamo spinto per chiuderli per passare ai prezzi spot sul Ttf di Amsterdam. Certo, possiamo dire ai russi che abbiamo sbagliato, che vogliamo tornare a quel tipo di contratti, così ai prezzi di oggi pagheremmo il gas a 50 euro. Ma occorre chiedere il consenso ai russi. Saranno d’accordo? E poi dobbiamo anche vedere che cosa ci rispondono gli algerini e i norvegesi, anche loro fornitori di gas. 

Quindi il nostro problema non è solo la Russia che ci fa mancare il metano e alimenta la speculazione sul prezzo? 

La Russia è un Paese molto importante come produttore e fornitore di energia, in particolare del gas. I nostri problemi però sono di natura strutturale, non dipendono esclusivamente dal prezzo del metano. La crisi che stiamo attraversando l’abbiamo un po’ aggravata noi, dimenticandoci della sicurezza energetica e andando molto spediti verso quella che speriamo sia la transizione ecologica per il cambiamento climatico. Siamo finiti in una specie di trappola. Facciamo tantissimi investimenti per le rinnovabili, che però fanno poco e non ci garantiscono la sicurezza energetica. Questa benedetta sicurezza energetica è un problema enorme del nostro Paese che si ripresenterà ancora in futuro. Quindi non è solo un problema contingente legato alla guerra in Ucraina e al prezzo del metano.

Lei sostiene che ci sia bisogno di ritornare al nucleare…

Per fortuna siamo una democrazia matura e convincere le persone che impianti così particolari come quelli nucleari sono sicuri, per quanto difficile, è possibile. Siamo l’unico Paese al mondo che ha deciso di uscire dal nucleare e di chiudere le centrali che aveva. Ma senza il nucleare il sistema elettrico di un Paese industrializzato non è concepibile. Abbiamo bisogno di grande intensità energetica e basse emissioni. E questo lo fa solo il nucleare. Sento tutti parlare di transizione energetica e più ne parlano, più si allontanano dalla realtà che è fatta anche di fossili e nucleare. Le rinnovabili sono belle da annunciare, per raccogliere facili consensi, ma difficili da realizzare.

La gente ha paura del nucleare. Il ricordo del disastro di Chernobyl in Ucraina non ci ha mai lasciati. La tragedia di Fukushima in Giappone è ancora nei nostri occhi e nei nostri cuori.

La Francia ha costruito centrali nucleari sicure, sono nostri vicini di casa. I francesi non hanno problemi di energia come li abbiamo noi perchè il nucleare li ha messi al riparo. Pertanto corriamo gli stessi rischi dei francesi, ma non ne ricaviamo gli stessi benefici. Il Giappone, 11 anni dopo il disastro di Fukushima, ha deciso di riavviare le centrali inattive e costruire nuovi reattori per ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di energia. Questi sono fatti. Le altre cose che legge e sente in tv sono parole, promesse elettorali.

Senza il nucleare e con la crisi del metano quanto può tirare avanti il nostro sistema industriale?

Con questi costi dell’energia l’unica via praticabile è quella di chiudere le aziende. Cosa che vedremo tra qualche giorno, tra qualche settimana. Perché è vero che il metano ha dei prezzi che sono proibitivi ma anche i costi dell’elettricità sono diventati insostenibili. Chiudere aziende significa favorire la recessione, altrimenti dobbiamo aspettare che l’inflazione faccia aumentare i prezzi di tutto oppure che taglino la domanda e ci sia un calo dei prezzi del gas. 

Lei già vede il razionamento?

Sì, è una cosa altamente probabile. Dipende molto anche dalla Russia: se chiude tutto o se chiude solo per qualche giorno i rubinetti del gasdotto. Nell’ipotesi più tragica daremo una mazzata violentissima alla manifattura italiana ed europea. E questo avvantaggerà altre economie, soprattuto asiatiche, dove i costi di produzione, i costi dell’energia e della manodopera sono più bassi. Purtroppo noi europei siamo bravissimi a farci male, a fare del male alla nostra industria, a non apprezzarla. E questo perché si tende a privilegiare alcune visioni strambe della transizione ecologica. Così assistiamo al festival delle chiacchiere sulle rinnovabili che salveranno il pianeta, Greta Thunberg e altre amenità. Tutto questo mentre il resto del mondo fa altre cose.

Dopo le elezioni lei vede un quadro politico stabile e capace di rispondere alle sfide che abbiamo davanti?

Io vedo difficoltà enormi sia che vinca la coalizione di centrodestra, come è  probabile, sia che vinca la sinistra. Sarà una difficoltà enorme perché la complessità dei problemi rende impossibile affrontare certe emergenze in condizioni normali. C’è bisogno di una condivisione da parte di tutte le forze politiche degli obiettivi. Non è una condivisione solo italiana, ma deve essere anche europea.

Lei crede che l’esperienza di un governo tecnico come quello del professor Draghi sia riproponibile anche dopo il 25 settembre?

Sulla questione energetica sicuramente sì. Poi dopo ognuno può avere delle declinazioni diverse sul sistema energetico. Gli obiettivi, però, sono quelli emersi con chiarezza dal piano del governo Draghi e sono uguali per tutti. Occorrono rigassificatori subito. Poi servono le rinnovabili. Purtroppo nel nostro Paese ci sono gli estremisti verdi che vorrebbero bloccare il fossile nella speranza che passino le rinnovabili, ma è più un sogno che realtà. Ci possono essere delle differenze ma le linee generali sono molto precise. Certi estremismi ci costano caro. Ha visto la storia delle trivellazioni in Adriatico? 

Che cosa è successo?

Succede che l’Italia dovrà pagare un indennizzo di 190 milioni di euro a una società petrolifera per il mancato rilascio di un’autorizzazione a trivellare l’Adriatico. La società inglese Rockhopper Exploration ha vinto l’arbitrato internazionale contro l’Italia riguardante la piattaforma petrolifera ‘Ombrina Mare’, che avrebbe dovuto sorgere al largo della Costa dei Trabocchi, in provincia di Chieti. Il progetto fu bloccato e l’Italia – che aveva firmato un accordo in questo senso, il cosiddetto Trattato sulla Carta dell’Energia – ora sarà costretta a risarcire la compagnia petrolifera per i mancati introiti generati dalla decisione del Parlamento.

Chi pagherà questa cifra enorme?

Chi vuole che la paghi? La pagherà lei, io, la pagheremo tutti. Io la farei pagare agli ambientalisti e ai grillini che hanno fatto delle normative che hanno carattere retroattivo. E la farei pagare alla regione Abruzzo che si è sempre scagliata contro le trivelle. Anzi…

Cosa?

Alla regione Abruzzo io suggerisco di togliere il gas quest’inverno.

Esagerato.

Certo, è una battuta.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.