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L’economista Galli: su debito e fisco la politica non scherzi

Giampaolo Galli

Portare tutte le pensioni minime a mille euro? Costerebbe all’Erario 33 miliardi di euro l’anno. La flat tax? Esisteva solo nei paesi dellEst. Un sistema fiscale che quasi tutti hanno abbandonato. Resiste nella Federazione Russa che non è forse il massimo dell’equità anche in materia fiscale. Per esperti di conti pubblici ed economisti si aprirebbe un buco da 60/62 miliardi nei conti dello Stato. La dote da 10mila euro a tutti i i diciottenni? Un altro salasso di proporzioni incalcolabili, anche per l’indefinitezza di chi l’ha messa nel frullatore mediatico. “Di idee e promesse mirabolanti e bizzarre in questa campagna elettorale ce ne sono a iosa solo a leggere i programmi degli schieramenti politici, ma immagino che fino al 25 settembre ne sentiremo di ogni”, ci spiega Giampaolo Galli, docente di Economia Politica allUniversità Cattolica del Sacro Cuore, per anni al servizio studi di Banca d’Italia, direttore generale di Confindustria e anche una legislatura alla Camera dei deputati.

Col professore Galli, vice direttore dell’Osservatorio dei conti pubblici, abbiamo provato a capire che cosa c’è di serio e vero nei programmi elettorali con cui i partiti si contendono il consenso degli italiani. Anche per sfatare quella battuta di Nikita Chrušcëv, che sosteneva che “gli uomini politici sono uguali dappertutto, promettono di costruire un ponte anche dove non c’è un fiume”.

Professor Galli, c’è una quantità di promesse nei programmi elettorali che noi di Fortune fatichiamo a credere possano poi tradursi in realtà?

Beh, diciamo che il vostro scetticismo è apprezzabile e per quel conta anche condivisibile. I programmi elettorali degli schieramenti politici che partecipano alle elezioni del 25 settembre non fanno conto con la situazione reale dellItalia. Sono libri dei sogni.

gas

Caspita, cominciamo bene.

Allora, lasciamo da parte la propaganda elettorale e ragioniamo. Il 26 settembre, il giorno dopo le elezioni, la preoccupazione principale del nuovo esecutivo sarà, oltre al prezzo del gas, come redigere la Legge di Bilancio. Se lei non se n’è accorto le do io una notizia: nei programmi del Partito democratico, del Centrodestra e dei Cinquestelle la prossima Legge di Bilancio non c’è. Non ne parlano. Non ci dicono nulla su come si fa a far tornare i conti dello Stato. Non si dice nulla della riduzione graduale del debito pubblico che può trovare nei documenti ufficiali del Governo Draghi-Franco.

Ne va anche della credibilità e della serietà di una istituzione come il Governo della Repubblica italiana.

Non voglio dare giudizi di merito. Le racconto i fatti. Secondo questo Governo ancora in carica, la riduzione del debito pubblico sarà molto graduale, nel senso che nel giro di 10 anni, l’Italia dovrebbe tornare ai livelli pre pandemia. Per capirci: adesso abbiamo un debito pubblico che si stima attorno al 152% del Pil (2.756 miliardi). Prima della pandemia eravamo al 135%  (2.400 miliardi). Fra 10 anni, secondo il progetto del premier Draghi e del ministro Franco dovremmo tornare al 135%. L’ho fatta molto semplice. In ogni caso sa che cosa significa? Che nei prossimi dieci anni dobbiamo ridurre il nostro debito pubblico di 356 miliardi di euro.

Cifre da far tremare i polsi.

Sì, ma la domanda da fare a questi schieramenti politici che si candidano al Governo del Paese è semplicissima: si concorda con queste indicazioni di riduzione del debito nei prossimi dieci anni?

Professor Galli la vedo difficile, siamo anche nel bel mezzo di una crisi energetica spaventosa e l’Italia forse dovrà mettere da parte altri miliardi per aiutare famiglie e aziende a pagare le bollette.

Appunto. Siamo in un contesto che oltre al prezzo del gas, di cui i partiti sono perfettamente consapevoli, ci sarà anche un aumento dei tassi di interesse per via dellinflazione. Tutto questo per dire che cosa? Che cambia molto lo scenario di riferimento per un Paese altamente indebitato e fragile come lItalia. Ecco perché le dicevo subito in premessa che c’è un divario tra realtà e programmi dei partiti che è preoccupante. La realtà chiama la prossima Legge di Bilancio mentre sui programmi non c’è nulla. O meglio, ci sono proposte di spesa.

bollette

Le pensioni minime a mille euro per tutti di Berlusconi, la flat tax di Salvini, il Pd che vuole dare 10.000 euro ai 18enni, bonus a raffica, super bonus, reddito cittadinanza, lo Stato paghi le bollette alle aziende per tre mesi, niente Iva sui beni di prima necessità. Professore, tutte queste spese e proposte di spesa a carico del Bilancio dello Stato sono compatibili con la realtà della finanza pubblica italiana?

Le rispondo senza fronzoli. Molte di queste promesse sono irrealizzabili. Anzi, se venissero in qualche modo realizzate, aggraverebbero i problemi e le difficoltà dellItalia. In più, se può tornare utile ai nostri ragionamenti, rischiamo in ogni momento una disaffezione degli investitori nazionali e internazionali rispetto al debito pubblico italiano. E questa disaffezione si accompagnerebbe poi ad un attacco speculativo, peraltro già in corso e che può diventare vieppiù aggressivo se il quadro politico e istituzionale di riferimento diventa sempre più caotico. Ed è esattamente quello che dobbiamo evitare. Nessuno di noi credo voglia ritornare alla situazione drammatica del 2011, quando non c’era un euro in cassa. I programmi dei partiti in questa competizione elettorale non fanno i conti con questo rischio. E non è tutto.

C’è ancora dell’altro?

C’è di più e di peggio. Nel programma del centrodestra, per esempio, c’è una cosa che è anche più bizzarra della cosiddetta dote universale ai 18enni del Pd. Nel programma del centrodestra non c’è scritto nulla sul contrasto allevasione fiscale. Anzi, si propone la cosiddetta pace fiscale.

E che cosa vuol dire?

Gliela spiego io. L’Agenzia delle Entrate ha qualcosa come mille miliardi di euro di crediti che vanta dai contribuenti che non hanno pagato. Secondo la Lega da questa cifra vanno scremati almeno 500 miliardi di crediti scaduti o inesigibili perché le persone sono morte o le aziende sono fallite o chiuse. Dei 500 miliardi che restano di crediti vantati, andrebbe proposta ai contribuenti morosi la pace fiscale.

agenzia entrate

Sì, professore ma che cos’è questa pace fiscale?

Non deve chiederlo a me, io posso provare a interpretare il pensiero di chi la propone. Per capirci, secondo i ‘pacificatori fiscali’ del centrodestra, anzi della Lega, a questi contribuenti che devono pagare 500 miliardi lo Stato dice: “mettiamoci d’accordo, mi dovevi dare 100, me ne dai 50 in comode rate e senza sanzioni”.

E così si premia l’evasione invece di combatterla.

Secondo lei che cosa penseranno milioni di italiani dipendenti pubblici o privati che sono sostituti d’imposta e pagano sempre ogni tassa? Questo è un modo per premiare levasione e data la dimensione del premio agli evasori: parliamo di 500 miliardi di euro, una cifra mostruosa, il rischio è quello di minare non solo la sostenibilità dei conti pubblici ma anche la coesione sociale dellItalia.

Qualcuno si arrabbierà?

Diciamo che tecnicamente chi paga le tasse, tutte le tasse, ovvero la maggioranza degli italiani, dopo tante paci fiscali e condoni, comincerà o ad arrabbiarsi o a pensare che forse è meglio non pagarle le tasse. Tanto alla prossima scadenza elettorale qualcuno che propone le paci fiscali lo si trova sempre. E magari lo si manda in Parlamento a fare le trattative di pace fiscale. Ovviamente c’è poco da ironizzare, ma…

Laltro grande tema è fermare la corsa del prezzo del metano.

Un tema serio perché rischia di farci tornare alla crisi energetica degli anni ’70 e a tutto quello che poi ne è conseguito. Il punto fondamentale su cui bisogna intendersi è che davanti a questa situazione difficilissima per tutti i Paesi dell’Unione europea che dipendono dal gas russo, la posizione dell’Italia è più complicata per via dell’alto debito pubblico che abbiamo. La Germania ha un debito pubblico molto più basso del nostro, attorno al 70% e hanno un programma abbastanza credibile per tornare al 60% del 2019 ovvero prima della pandemia. I tedeschi, dunque, possono permettersi di calmierare i prezzi dell’energia con risorse pubbliche. LItalia ha fatto sforzi straordinari in misura molto massiccia questanno per aiutare aziende e famiglie in difficoltà. Farà fatica a sostenere nuove spese per via del suo alto debito pubblico.

Eppure leggo sui giornali e sento in Tv leader di importanti schieramenti politici parlare anche di nuovi scostamenti di bilancio da 20/30/40 miliardi di euro.

Le rispondo sempre allo stesso modo, da economista che conosce la situazione del debito pubblico italiano e sa quali sono gli impegni assunti dal Governo Draghi-Franco con l’Unione europea: certe proposte in questa campagna elettorale non sono compatibili con la realtà.

Come si esce da questa emergenza gas?

Lunica strada è quella proposta da Mario Draghi in Europa. Negoziare a muso duro con la Russia un tetto al prezzo del gas. Con la Russia siamo in una situazione che gli economisti definiscono di monopolio bilaterale. Loro hanno il monopolio del gas ma noi siamo i monopolisti dal lato dei compratori. I russi possono vendere il gas solo a noi europei per due motivi, tutti e due tecnici, ma vale la pena spiegarli. I tubi di Gazprom che vanno in Europa non sono connessi con quelli che vanno in Asia, dove la Russia ha altri acquirenti come Cina, India. Sono giacimenti diversi e impianti di distribuzione diversi. Il secondo motivo è che quando il gas viene estratto dal giacimento o viene immesso nel tubo e dunque avviato in Europa oppure viene bruciato per non farlo arrivare a destinazione. Che è quel che stanno stanno facendo i russi che pur di non dare il gas allEuropa: fanno bruciare metano per decine di milioni di euro. La Russia ha tutto linteresse ad accettare un prezzo meno folle del metano e continuare a vendercelo. Lidea del tetto al prezzo del gas applicato alla Russia, come ha precisato più volte Draghi, è una via duscita da questa emergenza drammatica. Alla lunga io credo che convenga anche alla Russia venderci più gas a un prezzo più basso.

Draghi

Se non si riesce a convincere la Russia a fermare la corsa dei prezzi del gas?

Se rimane un prezzo completamente fuori controllo, dissennato, avremo un autunno difficilissimo anche sotto il profilo sociale. Avremo molte aziende in grandissima difficoltà. Dopo l’invasione russa in Ucraina, il prezzo del gas è salito di poco dopo qualche settimana. Poi è ridisceso a prezzi addirittura del periodo pre-bellico. Solo negli ultimi tempi è fuori controllo con prezzi insostenibili e incompatibili con il mercato. Se il prezzo del gas rimane sopra i 300 dollari al megawattora e anche alla metà di questo prezzo, avremo problemi di tenuta sociale molto seri.

Ci sono emergenze enormi da affrontare. Lei crede che nella prossima legislatura ci sarà una classe dirigente all’altezza delle sfide?

Non abbiamo buona fama nel mondo, ma mi sento di spezzare una lancia a favore di una classe politica italiana che ha dimostrato nei momenti di maggiore difficoltà di riuscire a risolvere i problemi. In tutti i momenti di grave crisi i Presidenti della Repubblica hanno sempre individuato personalità eccellenti al di fuori della politica. E di volta in volta il Parlamento ha dato fiducia a queste persone. Mi riferisco a Ciampi nel 1993, Dini nel 1995, Monti nel 2011 e a Draghi nel 2021. La classe politica quanto meno ha dimostrato di essere consapevole dei propri limiti. Consapevole di non essere in grado di governare un Paese in emergenze molto serie. Il governo Draghi appoggiato da quasi tutte le forze politiche in Parlamento si è assunto, da ultimo, tutte le responsabilità di una crisi difficile da gestire.

Secondo lei non è peregrina lidea che dopo il 25 settembre possa esserci ancora un governo con tecnici?

Per rispondere a questa domanda lei ha bisogno di un indovino, e io sono un economista. Quello che posso risponderle è che ci sono sfide ed emergenze davanti al nostro Paese che richiedono una larghissima condivisione.

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