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L’Italia si salva se riusciamo a far restare Mario Draghi a Palazzo Chigi

Paola Bergamo

La memoria storica, l’eredità di valori e ideali che mi sono stati tramandati, hanno fatto sì di non potermi esimermi di pormi al servizio del mio Paese in un momento difficile e delicato per la vita politica, economica e sociale italiana. Però faccio anche impresa e ho un approccio pragmatico ai problemi. Sono abituata ad agire con prontezza per rispondere alle necessità del presente guardando sempre al futuro in prospettiva ed essendo anche una sportiva, intendo portare il fairplay nella politica. Quando gli amici Repubblicani mi hanno proposto candidata nella lista del Terzo Polo guidata da Carlo Calenda e Matteo Renzi,  posizionata saldamente in Europa con Renew Europe e Sandro Gozi, ho sentito l’onore della chiamata, intesa come missione e ho subito accettato.

Carlo Calenda. Il leader del Terzo Polo che vorrebbe far restare Mario Draghi a Palazzo Chigi

Sono europeista ma nel contempo parlo spesso di interesse nazionale. Questi interessi, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, non divergono. Sono anzi strettamente collegati. Una Italia forte, rende più forte anche l’Europa. Una Italia fragile mina sé stessa e l’intera Unione.  Ecco quindi che è fondamentale la ricostruzione e modernizzazione del nostro Paese, impiegare al meglio i fondi europei del PNRR, e avere a capo del Governo una personalità capace, stimata, autorevole, abituata a governare e a interagire in ambito internazionale ed europeo come Mario Draghi. E’ perciò nostra ferma intenzione non solo seguire “l’Agenda Draghi” e  usare il “Metodo Draghi” ma  riportare Mario Draghi al Governo perché questo corrisponde all’interesse nazionale italiano ed europeo. L’Europa in questi ultimi vent’anni ha vissuto sospinta dall’accordo Franco-Tedesco ed ora, con l’uscita della Gran Bretagna e grazie alla rinnovata amicizia Franco-Italiana siglata nel Trattato del Quirinale, si profila per noi italiani, se ben rappresentati, un nuovo ruolo di responsabilità, quasi di cerniera e bilanciere tra i due colossi Francia e Germania.

A livello di società civile ed imprenditoriale siamo forse la Nazione più pronta, ma per fare questo dobbiamo poter ristrutturarci e compiere le riforme che ci rendano moderni e competitivi. Il Terzo Polo, non è un coacervo di partiti messi insieme per meri scopi elettorali. Per noi il 25 settembre è solo una data d’inizio: siamo il nuovo polo della politica italiana, abbiamo spezzato un bipolarismo che ha mostrato tutta la sua inefficacia e abbiamo con noi la forza della competenza con un programma molto dettagliato che promuove sviluppo e produttività. Non abbiamo un approccio ideologico, né facciamo propaganda con promesse illusorie. Ci ispira quel “Whatever it takes” che salvò a suo tempo anche l’Europa. Se faremo più del 10% saremo decisivi e determinanti in Parlamento per la nascita di un governo serio ed istituzionale. Se saremo sotto quella soglia staremo all’opposizione.

draghi governo
Mario Draghi. Il premier ancora in carica per gli affari correnti

Se mi si chiede quale sia il tema fondamentale e per quale motivo un elettore dovrebbe scegliere di votare per il Terzo Polo, rispondo che viviamo senza dubbio il tempo della complessità e quindi tutti i temi sono strettamente tra loro interconnessi ed è quindi è necessaria una visione d’insieme. Penso al problema del caro bollette, acuito dall’emergenza energetica,  che mette in seria difficoltà famiglie e imprese;  penso al problema del rilancio industriale che sappia rendere competitive le nostre aziende proprio riproponendo l’industria 4.0 facendo di sviluppo tecnologico e transizione ecologica i suoi punti di forza;  penso al problema del lavoro, sia di quello giovanile che femminile per una società dove le pari opportunità siano una realtà e le donne non siano più penalizzate; penso ai sostegni di civiltà che il nostro programma prevede per le famiglie (Family Act);  penso al problema del fisco che deve essere più equo e più semplificato;  penso ai giovani, ad una riforma della Scuola e dell’Università che insegni loro il merito e  li avvii compiutamente al mondo del lavoro, anche potenziando gli ITS; penso alla salute  dei cittadini che è il primo bene da tutelare, e quindi una riforma della Sanità, che in tempo di Covid ha mostrato tutte le sue falle, noi pensiamo necessaria, accanto alla Protezione Civile, la creazione di una Protezione Civile Sanitaria; penso alla carenza di strutture e infrastrutture per allineare il Paese sui livelli dei nostri competitors e penso alla necessità di riuscire a digitalizzare compitamente il nostro Paese dove ancora molte sono le zone prive o dotate di rete insufficiente.


Detto questo,  c’è un tema  che mi preme e che afferisce alla sicurezza nazionale e mi stupisce proprio l’assoluto silenzio delle altre forze politiche: è la Cyber security! Noi viviamo in una società digitale e sempre più digitalizzata. Viviamo in un mondo interconnesso dove tutto è governato da computer. Sento le forze politiche parlare di sicurezza ma mai di sicurezza informatica. Mentre è più che evidente che la vera sfida e i veri pericoli per noi, sia come individui che collettivo, si annidi nel Cyberspazio. Tutto è “governato” da computer e basta pensare all’attacco all’Eni, o al GSE (Gestore Servizi Energetici) o alle  Ferrovie della Stato, o agli Ospedali e all’Usl o all’ Arpac e al Ministero per la transizione Ecologica  per capire la gravità e l’urgenza . Noi affidiamo ai computer la gestione di beni e servizi, la PA è stata resa più efficiente attraverso il  digitale, ma i computer sono continuamente bersaglio di attacchi di Hacker. La Cybersecurity non è solo un comparto industriale a sé stante con ben 3000 aziende, ma un tema trasversale a tutte le attività produttive innovative e non, ed è alla base di tutti i settori merceologici oltre che fondamentale nella ricerca e nella giornata sociale. Secondo il Clusit gli attacchi informatici verso l’Europa sono aumentati nel 2021 del 20% . Il costo dei danni prodotti dal cybercrime  a livello globale supera i 6 trilioni di dollari!
Le “gang del ramsonware”,  chiedono riscatti per sbloccare dati e software, hanno attaccato l’Italia, hanno colpito piccole e grandi attività economiche della logistica, dei trasporti e dell’agroalimentare. Molti hanno persino dovuto cessare l’attività.

Questo dovrebbe bastare a mettere al centro della politica il problema. Eppure non è così! Penso che presidiare il Cyberspazio è fondamentale poiché strettamente collegato non solo all’economia ma anche alla democrazia: per questo motivo vogliamo creare una struttura di assistenza e monitoraggio al servizio delle organizzazioni industriali e pubbliche del Veneto per difendere il nostro territorio e su questo esempio difendere l’intero territorio nazionale.

*Paola Bergamo è candidata al Senato per il Terzo Polo nel Veneto – collegio P01, U02.

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