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Tabacci: Senza Europa non c’è futuro

bruno tabacci fortune italia

Quelle del 25 settembre prossimo sono le elezioni più importanti dopo quelle del 1946 e 1948 per il nostro Paese. Le scelte di quei voti segnarono in positivo le sorti dell’Italia nei cinquant’anni successivi, aprendo la strada alla ricostruzione, al boom economico, a un’incredibile risalita di un’Italia distrutta dalla guerra fino all’ingresso nel G7, il gruppo dei sette Paesi più ricchi del mondo. Fra due settimane si ripropone una scelta che può influenzare il futuro nostro e dei nostri figli per i prossimi decenni.

Nell’ultimo anno e mezzo con il governo Draghi l’Italia ha compiuto scelte nette: ha scelto l’europeismo diventando di nuovo leader, insieme a Francia e Germania, del processo di unificazione europea come non accadeva da decenni. Ha scelto l’atlantismo aprendo un canale di collaborazione solida e leale con gli Stati Uniti riacquisendo un’autorevolezza e una credibilità nel mondo occidentale a cui apparteniamo che forse non abbiamo mai avuto in precedenza.

Gli alleati. Giuseppe Conte e Matteo Salvini, Premier e Ministro dell’Interno nel ConteI hanno sfiduciato assieme il Governo Draghi

Sembrano questioni astratte ma bisogna far riflettere gli italiani sull’insensatezza di queste elezioni anticipate, sulla grave responsabilità di Conte, Salvini e Berlusconi di aver sfiduciato il governo Draghi che aveva ben operato compiendo scelte che si possono misurare con risultati concreti.

Nel 2021 l’Italia ha fatto registrare una crescita record. Nel primo semestre del 2022, finché il governo ha potuto lavorare prima della disgraziata crisi provocata da Movimento 5 Stelle, Lega e Forza Italia, abbiamo continuato a crescere, superando come non accadeva da decenni Germania, Francia, perfino gli Stati Uniti.

Sempre nell’ultimo anno e mezzo le esportazioni di prodotti e servizi made in Italy hanno fatto registrare il record assoluto da quando esiste la misurazione di questi dati. E di questo va dato atto al lavoro fatto non solo dal presidente Draghi ma anche dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha avuto l’intuizione di spostare le strutture che si occupano di promuovere il made in Italy dalle competenze del Ministero per lo Sviluppo Economico, che sostanzialmente non aveva e non ha una ramificazione nel mondo, al Ministero degli Esteri, che invece attraverso la rete delle ambasciate e dei consolati è presente in tutto il mondo.

Di Maio Tabacci
Bruno Tabacci, di Impegno Civico, e Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e leader di Impegno Civico, durante una conferenza stampa alla Camera, Roma, 11 agosto 2022.
ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Coloro che hanno sfiduciato il governo Draghi hanno responsabilità molto precise: Conte ha avviato al Senato, sulla vicenda dell’invio di armi all’Ucraina, una verifica sulla posizione di Berlusconi e Salvini, amici di Putin, che si è concretizzata nella mancata fiducia al governo. La guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, senza una reazione ferma dell’Europa, degli Stati Uniti e della Nato, avrebbe causato la cancellazione dell’Ucraina dalle mappe geografiche e Paesi dell’Unione Europea come la Polonia, l’Ungheria, i Paesi baltici, sarebbero terrorizzati dall’eventualità di fare la stessa fine.

La guerra in Ucraina. La reazione di Europa, Usa e Nato hanno impedito alla Russia di cancellare l’Ucraina dalle mappe geografiche

Non si può affrontare con soluzioni concretizzabili solo a livello nazionale la dimensione dei problemi che scaturisce dal panorama internazionale, così come è stato per la pandemia, dove senza uno straordinario sforzo economico e di ricerca congiunto di tutti i Paesi europei occidentali non avremmo potuto avere un vaccino in appena un anno subendo ulteriori lunghi periodi di lockdown con ulteriori ricadute sull’economia del pianeta.

Guardiamo all’inflazione, problema gravissimo perché erode i risparmi degli italiani: come un cane che si morde la coda costringe le banche centrali a innalzare di continuo i tassi di interesse rendendo sempre più alti i costi dei mutui, sottraendo così ulteriori speranze di futuro ai giovani e alle nuove famiglie.

Ma soprattutto viviamo un’emergenza bollette che già oggi colpisce duramente famiglie e imprese ma che con i rincari dell’energia e del gas delle ultime settimane nei prossimi mesi metterà a dura prova il nostro sistema economico.

Centrodestra. I leader del centrodestra Salvini, Meloni e Berlusconi in una foto d’archivio assieme al Capo dello Stato Sergio Mattarella

Tutto questo avviene per due motivi: il primo, quello più lontano nel tempo, riguarda le scelte compiute dai governi di centrodestra guidati da Lega, Forza Italia e destra, la stessa coalizione di oggi, le stesse facce, Berlusconi, La Russa, Salvini, Tremonti, la stessa Giorgia Meloni, perché anche Giorgia Meloni era ministro di quei governi. Ricordate l’amicizia tra Putin e Berlusconi? Quell’amicizia si traduceva anche in accordi economici di cui ora paghiamo tutto il prezzo, con una politica energetica che, nei primi dieci anni del 2000, ha praticamente legato l’Italia ad un solo fornitore di gas, la Russia di Putin, diventandone così totalmente dipendente.

Il secondo motivo è legato all’attualità, in primis all’invasione dell’Ucraina da parte di Putin e il suo utilizzare i rubinetti dei gasdotti contro l’Europa per far impazzire il costo dell’energia e colpire la nostra economia dal momento che Europa e Stati Uniti si sono schierati accanto al popolo invaso contro l’invasore.

L’Italia da sola non ha le risorse, non ha le forze per resistere alla spinta inflazionistica globale e non ha le forze per reggere da sola l’impatto delle bollette sulle nostre famiglie ed imprese.

Senza l’Europa non riusciremo a uscire da questo problema economico, le iniziative della Commissione europea daranno l’orientamento ai mercati per contrastare le speculazioni. E’ bastato il solo annuncio del tetto al prezzo del gas per far calare il prezzo da un massimo di 330 euro a megawattora a 191 euro in pochissimo tempo. E’ arrivato il momento in cui l’Europa deve intervenire come aveva fatto durante la pandemia quando varò il Next generation Eu, misura che ha fatto nascere il Pnrr.

L’idea che l’Italia possa fare tutto da sola, che non abbiamo bisogno di nessuno, che anzi sono gli altri che devono adeguarsi a quello che vogliamo, è l’idea dei sovranisti, dei populisti, l’idea portata avanti fino a due mesi fa da Giorgia Meloni che ora fa finta di aver scoperto che Draghi aveva ragione su tutto dopo aver fatto opposizione al suo governo fin dal primo giorno.

Della stessa idea è Matteo Salvini, politico italiano legato con un accordo di collaborazione al partito di Putin, accordo siglato nel 2017 che proprio quest’anno scadeva e che Salvini non ha disdetto e per questo rinnovato automaticamente. Lo stesso Salvini che, insieme al centro destra, vuole rinegoziare il Pnrr, dimostra di non conoscere come è strutturato il piano di investimenti che l’Italia intende attuare nell’ambito del programma Next generation Eu.

Finora il governo ha rispettato gli impegni presi e dall’Europa sono arrivati prima 24 e successivamente 21 miliardi, per far arrivare la terza tranche di finanziamenti entro quest’anno e altri sette su base semestrale entro il 2026 è necessario rispettare le 527 condizioni legate alle riforme strutturali e di target. Dire di voler rinegoziare è solo propaganda elettorale, quando Meloni esclama che “è finita la pacchia” segue la logica di Orban sfidando l’Europa con il nazionalismo fine a sé stesso.

È evidente che stiamo assistendo a una campagna elettorale con dei partiti che si candidano a governare questo Paese mentre stanno dalla parte di chi sta mettendo in crisi la nostra economia. E meno male che ci hanno sempre detto prima gli italiani.

Basti pensare a Berlusconi che l’unica volta che ha risposto a una domanda a bruciapelo sulla guerra in Ucraina ha detto che bisognerebbe convincere gli ucraini ad accogliere le richieste di Putin. Testuali parole.

Questa è la coalizione di centrodestra che vuole governare l’Italia vincendo le elezioni del 25 settembre prossimo.

Di fronte a questa miscela di interessi opachi con la Russia, sovranismi e populismi del tutto inadeguati, è chiaro che c’è una sola risposta possibile, una risposta di portata internazionale, la più forte ampia e decisa possibile, un fronte comune tra i Paesi occidentali che acquistano il gas dalla Russia, una sola voce che dica: noi più di un tot il gas non te lo paghiamo!

Il ricatto del gas. La Russia ha tentato di condizionare l’Europa con la minaccia di chiudere i rubinetti del gas

Perché la Russia non può non vendere il gas e il petrolio di cui dispone, risorse che fruttano l’80% delle sue entrate ogni anno. Non è in grado di reggere senza esportarli. E non può venderli a nessun altro se non all’Europa perché i gasdotti che partono dalla Russia vengono tutti verso l’Europa. Se domani Putin volesse vendere il suo gas alla Cina non potrebbe farlo se non entro 4 o 5 anni, il tempo tecnico per costruirli, e l’economia Russa non è in grado di reggere 4 o 5 anni tenendo i rubinetti chiusi per farci un dispetto, non lo può fare tra l’altro nemmeno se lo volesse perché i giacimenti di gas, una volta iniziata l’estrazione, devono essere tenuti sempre aperti altrimenti rischiano di distruggersi.

Quindi la soluzione ai nostri problemi, alle bollette sempre più care, alla stessa inflazione, all’aumento dei costi dei beni di prima necessità, degli alimentari – dovuto sempre al caro energia – è una soluzione che è a portata di mano, il primo a proporla già dalla primavera è stato proprio Mario Draghi, ed è il tetto al prezzo del gas, che può essere imposto solo dal cartello comune dei Paesi che lo acquistano dalla Russia.

Siamo sicuri che i partiti amici di Putin vogliano impegnarsi in questa direzione? Siamo sicuri che se vincono Meloni, Berlusconi e Salvini, Putin glielo permetterebbe?

L’unica possibilità che abbiamo per evitare una crisi durissima che potrebbe durare anni è votare, il 25 settembre, per la coalizione di centrosinistra. Ogni voto dato ad altre forze fuori dalla coalizione è un voto disperso, buttato, un regalo alle destre e a Putin.

Noi di Impegno Civico siamo in campo con il centrosinistra con questa consapevolezza. Ogni voto per Impegno Civico è un voto per la continuità di una linea politica che vuole riportare l’Italia ai vertici della crescita mondiale. E’ un voto per restituire una prospettiva futura ai nostri figli e a tutti gli italiani che vivono questo momento così difficile con grande preoccupazione.

Perché meritiamo di tornare, già dal 26 settembre, a guardare al futuro con maggiore fiducia e serenità.

*Bruno Tabacci, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio uscente, è candidato della coalizione di centrosinistra nel collegio uninominale Lombardia 1 – U07 (Milano Loreto)

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