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Interagire con la generazione Z, ce ne parla Virginia Stagni

Generazione Z
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“Bisogna comprendere che l’audience under 30 sia fondamentale per la crescita, lo sviluppo, ma soprattutto per la sopravvivenza nel medio-termine del nostro giornale”, ha affermato Virginia Stagni, head of business development del Financial Times.

La generazione z, nata tra il 1997 e il 2012, è un range a cui i giornali devono puntare. Si deve costruire un rapporto con i suoi membri, i quali si trovano su nuove piattaforme, con nuovi formati. “Bisogna cambiare pelle senza cambiare se stessi” dice Virginia Stagni. È importante garantire che il brand rimanga sempre improntato all’accuratezza, alla ricerca e al valore editoriale, ma con uno sguardo verso nuovi dialoghi. “Il mio team lo fa con FT Talent, un modo di engage di under 30 soprattutto da un punto di vista di career growth e mindset, per dargli suggerimenti su come costruire le loro carriere”.

Per interagire con la fascia più giovane di lettori, il Financial Times si rende utile attraverso i suoi servizi. “È un ponte tra il mondo accademico e il mondo reale, soprattutto del lavoro”. Si punta a creare nuovi prodotti, come il gaming, ovvero l’utilizzo di videogiochi per spiegare notizie difficili. Altri esempi sono i documentari e la collaborazione con gli artisti. “Abbiamo aperto un nuovo podcast sul mondo della carriera e portiamo gli under 30 a fare le domande agli esperti”.

I principali topic di interesse di una persona che legge il Financial Times sono la finanza e i mercati globali. Virginia Stagni ha riportato che “i dati dicono che i giovani vogliono principalmente leggere il mondo della sostenibilità, soprattutto gli Esg – enviromental, social e corporate governance – quindi finance e sustainability, il mondo del work and careers, inteso come consigli di carriera, il mondo del workplace, come si lavora nelle aziende e come si sviluppa la leadership. Poi c’è la lettura del Financial Times di ciò che sta accadendo, cosa dice l’editore al board. Ma sono molto lette dai giovani anche le notizie di lifestyle come l’FT Weekend e in particolare Lunch with the FT”.

Quando si pensa all’informazione finanziaria dei giovani, il collegamento che si fa è alla fintech, ovvero criptovalute, nft e blockchain. La realtà è che questi argomenti sono letti perlopiù da giovani perché il pubblico che lavora in quegli ambiti rientra nella fascia di età della Gen Z. Secondo Virginia Stagni ciò che preme di più i giovani nell’ambito finanziario sono la sostenibilità e il lavoro.

La generazione Z pretende coerenza. Viene richiesto di porre molta più attenzione a quello che si dice e a quello che si fa. “Si dà più importanza al fare, alla filosofia e all’etica che sta dietro al business. Qualsiasi imprenditore, manager, azienda, deve porsi questo problema: ‘non solo quello che sto dicendo ma quello che sto facendo e lo comunico abbastanza ma soprattutto lo comunico nel modo giusto’ ”. I macro valori da perseguire sono la diversità e l’inclusione. “È fondamentale comprendere che la diversità è un fatto e l’inclusione è un atto: l’atto inclusivo come effettivamente viene applicato all’interno delle aziende, quante culture vado a inserire e come lo tramuto in un business model inclusivo”. Tutto questo viene richiesto dal mercato e la generazione Z sta spostando l’attenzione su tali tematiche.

Virginia Stagni è la più giovane business manager in oltre 130 anni di storia del Financial Times, ha un approccio trasversale e imprenditoriale. “Una cosa che a me preme tantissimo è rendere il giornalismo sostenibile, con un modello di business stabile ed efficiente. Questo è importante perché così si ha la possibilità di assumere nuovo personale e di farlo stare bene, pagandolo bene”. Il suggerimento che dà ai giovani è di essere creativi, anche con modalità nuove di fare il proprio lavoro, qualsiasi ambito esso sia. “Fare impresa richiede una metodologia curiosa, di voler guardare a quello che è il futuro e poterlo costruire. C’è bisogno di nuove leve, di nuove idee, ma c’è bisogno di mettersi anche in gioco, esplorare e studiare cose diverse”.

Oggi diventa sempre più difficile per i membri della generazione Z trovare un lavoro ben retribuito, costringendoli a passare da un lavoro a un altro. “Quello che vedo che manca in tante aziende è che non si dà l’opportunità di far vedere quello che sarà il percorso di carriera, fattore richiesto dalla Gen Z. Piuttosto si spinge la persona a uscire”. Al tempo stesso non si deve inscatolare le persone all’interno di un ruolo specifico, “c’è bisogno di permettere alle persone di inventarsi il proprio lavoro”. La creatività è il filone da seguire, che porterà i giovani a essere competitivi e competenti.

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