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Osservatorio sul mondo agricolo: dall’Inps i dati di un settore in sofferenza

agricoltura

Cala il numero delle aziende operanti nel settore agricolo, con l’unica eccezione degli imprenditori agricoli professionali. Il dato emerge chiaro dall’Osservatorio sul mondo agricolo 2022: il report annuale Inps fotografa il calo di un settore che contribuisce al Pil nazionale per circa il 2,2% .

I numeri per aree geografiche

Il Sud conferma una certa vocazione agricola. Ospita infatti maggior numero di lavoratori, (37%) seguita dal Nord-est con il 22,9%, dalle Isole con il 16,4%, dal Centro con il 12,9% e dal Nord-ovest con il 10,8%. Guardando al dettaglio delle singole regioni, è in Puglia che si concentra il maggior numero di agricoltori (16,1%),  a seguire la Sicilia (14,1%), è terza l’Emilia-Romagna (9,2%), quarta la Calabria (9,0%), che però è anche la regione con il maggior calo di impiegati di settore,  -3,6% in un anno. Sono in controtendenza la Valle d’Aosta  e le Marche, dove il numero degli addetti è salito rispettivamente del +2,8% e del +1,7%.

Leggendo il dato a livello nazionale, il decremento delle aziende agricole si attesta sul -1,6%, confermando un trend negativo che, nel quinquennio 2017-2021 ha visto calare il numero dei dipendenti complessivamente del -4,2%.

Le donne rurali

Sono oltre 200mila in Italia le imprese agricole guidate da donne, che si sono distinte per aver rivoluzionato l’attività agricola, aprendo ad altri temi, quali l’educazione alimentare ed ambientale con le scuole, gli agriasili, le fattorie didattiche, i percorsi rurali di pet-therapy, gli orti didattici, ma anche investendo nell’agricoltura di precisione e a basso impatto ambientale, fino alla presenza nei mercati di vendita diretta, oltre che nell’agriturismo.

Anche la presenza delle lavoratrici nel settore, però, registra un decremento negli ultimi cinque anni. Si passa infatti dal  34,1% del 2016 al 31,5% del 2021. 

La situazione dei lavoratori

Per quanto riguarda i dipendenti, il settore perde circa 16.300 lavoratori , -1,5% nel periodo 2020-21, quando il numero di operai agricoli risulta tornato ad un valore simile a quello registrato nel 2016, anno a cui era seguito un biennio di crescita interessante.  Gli over 50 rappresentano il 34,5% dei lavoratori, mentre il 22,1% ha meno di 30 anni.

In calo anche i numeri dei lavoratori autonomi, -4.500 unità pari al -1,0%. L’unica categoria in aumento risulta quella degli imprenditori agricoli professionali (Iap), che registra un +3,6%. Parlando dei coltivatori diretti, che pure rappresentava l’89,7% del totale degli addetti al settore del 2021, questi riportano un calo strutturale già dal 2016, con una perdita complessiva pari al -6,4%. in 5 anni. Quasi del tutto scomparse le figure di coloni e mezzadri, solo 165 nel 2021.

Imprenditori agricoli professionali in crescita

È questa l’unica categoria che, nel settore, evidenzia una tendenza in continua crescita, pari al +27,%, passando dai 35.423 lavoratori del 2016 ai 45.002 del 2021. Sono le regioni del nord che ospitano la maggior parte di questi lavoratori, 50,4%, in particolare il Nord-Est con il 28,0% mentre nel Nord-Ovest siamo al 22,4%, al Sud la percentuale scende al 21,3%, cala ancora al Centro, che registra un 16,6%. In coda le Isole, con il 11,7%.

Analizzando il dato per regione, è in Piemonte che si concentra la maggior parte dei lavoratori agricoli autonomi, con 46.736 unità, pari al 10,7%, seguono il Veneto con 45.705 (10,5%), la Lombardia con 41.495 (9,5%) e l’Emilia-Romagna con 41.223 (9,4%).

La filiera agroalimentare

Questo scenario si riflette anche sui dati dell’intero settore alimentare, che registra una riduzione dello 0,7%, quasi doppia rispetto a quella del comparto industriale, ferma a -0,4%. La filiera agroalimentare, nel suo insieme, vale 575 mld, come rileva Coldiretti in una sua nota, e vede impegnati 4 mln di lavoratori in 740 mila aziende agricole, 70 mila industrie alimentari, 330 mila realtà della ristorazione e 230 mila punti vendita al dettaglio.

Un settore in sofferenza, che sa riemergere quando investe sull’innovazione, ma che richiede attenzione per la spinta alla ripresa.

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