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Bernardo Giorgio Mattarella: la formazione è cruciale per politica, amministrazione e cittadini | VIDEO

Bernardo Giorgio Mattarella Fortune Italia

“Molto spesso le amministrazioni dello Stato importano dirigenza dall’esterno, perché non sono in grado di esprimere le proprie cariche di vertice”. È anche per questo che la formazione della dirigenza pubblica è fondamentale per il buon andamento dello Stato. Una formazione che va coordinata con la transizione ecologica e quella digitale, punti salienti del futuro del nostro Paese e non solo. La formazione come risorsa per il raggiungimento di obiettivi comuni, nel settore pubblico come in quello privato.

La lectio magistralis di Berardo Giorgio Mattarella, Professore ordinario di diritto amministrativo all’Università Luiss ‘Guido Carli’ e Advisory Board della Scuola Politica ‘Vivere nella Comunità’, ha fatto il punto proprio su “La formazione della dirigenza pubblica”, durante l’evento ‘Verso una nuova Italia’, organizzato da Fortune Italia a Roma, a margine del quale ci ha rilasciato questa intervista.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza individua nelle persone, oltre che nelle tecnologie, il motore del cambiamento e dell’innovazione, anche nella Pubblica amministrazione. E quando parliamo di PA ci viene subito in mente il tema della formazione, qualcosa che può portare dei vantaggi alla nostra società in termini sociali, competitivi ed economici, di progredimento. Quanto è importante la formazione della dirigenza pubblica? 

La formazione è importante per tutti, è importante nel settore pubblico come in quello privato. È importante, in particolare, nell’ambito del settore pubblico per la dirigenza amministrativa. Non a caso il Pnrr ne parla ampiamente, dà atto del fatto che c’è poca formazione nel nostro settore pubblico. La riforma della pubblica amministrazione è ‘orizzontale’, serve a tutte le altre riforme, perché tutte passano attraverso ‘le gambe delle persone’, in particolare del personale che nelle pubbliche amministrazioni le deve attuare. Anche la transizione digitale passa attraverso le persone ed è per questo che c’è bisogno di molta formazione: quella per la dirigenza pubblica deve essere ‘particolare’. I dirigenti sono – o dovrebbero essere – persone che già hanno le conoscenze necessarie per svolgere le loro funzioni. C’è sempre però bisogno di formazione su nuove tecnologie, oppure sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, sugli obiettivi strategici verso i quali rivolgere l’attività delle amministrazioni. Ricordiamoci che il Pnrr è innanzitutto un piano di riforme prima ancora che di investimenti.

Nel dibattito pubblico della nostra società si si invoca spesso la ‘semplificazione amministrativa’ e si discute di rivedere i processi di lavoro all’interno della pubblica amministrazione. C’è ancora troppa burocrazia nel nostro Paese?  

Sì ma non è solo l’Italia. In realtà questo problema dell’eccesso di burocrazia, di procedure ce l’hanno anche tanti altri Paesi occidentali. Non credo che il nostro sia un Paese troppo più burocratizzato di altri, però c’è naturalmente bisogno di semplificazione, di digitalizzazione, che significa anche dematerializzazione dei procedimenti, ricostruzione dei procedimenti. Tante delle complicazioni e degli ‘appesantimenti procedurali’ derivano dal fatto che non applichiamo correttamente le norme che già da tempo prevedono semplicità su gran parte della burocrazia con cui tutti i giorni i cittadini e le imprese si scontrano. Le amministrazioni sembrano indifferenti al trascorrere del tempo, come se il tempo non avesse un valore. E anche qui da molto tempo la legge si fa carico di questo problema, perché stabilisce dei termini massimi entro i quali i procedimenti amministrativi si devono concludere. Basterebbe applicare seriamente queste norme e già una buona parte della semplificazione sarebbe fatta.

Buona classe dirigente e buona politica. Anche questi sono temi centrali del dibattito pubblico del nostro Paese. Secondo lei l’Italia è un ‘buon Paese’ da questo punto di vista?

Noi ci lamentiamo sempre della nostra classe politica, della nostra burocrazia, ma se ne lamentano anche negli altri Paesi. Certamente siamo in un momento di crisi o di passaggio in cui ci sono a livello politico tanti rimescolamenti. Cambiano le forme di aggregazione, di comunicazione politica e quindi siamo in un momento in cui c’è molto bisogno di buona politica. C’è un po’ di smarrimento sia a livello di forze politiche sia a livello di elettori, sia a livello politico che amministrativo. Bisogna lavorare per estendere le buone pratiche e per aggredire le cattive abitudini.

Negli ultimi anni c’è stato uno ‘sfibramento morale’ della nostra classe politica. Come si può rimettere al centro la competenza della politica?

Ovviamente non è facile e richiede molto lavoro e impegno da parte delle forze politiche innanzitutto, da parte delle istituzioni, delle università che possono fare tanto nel qualificare e preparare chi assume responsabilità politiche, così come sono importanti le istituzioni private e le scuole di formazione.

Bernardo Giorgio Mattarella
Bernardo Giorgio Mattarella (al centro), insieme a Francesco Profumo (Presidente Fondazione Compagnia di Sanpaolo, a sinistra) e Marcello Presicci (Segretario Generale Scuola Politica ‘Vivere nella Comunità’, a destra)

Immagino si riferisca alla Scuola Politica ‘Vivere nella Comunità’, di cui lei fa parte.

Sì l’obiettivo della scuola è proprio di formare persone che abbiano voglia di impegnarsi al servizio della comunità, assumendo responsabilità di tipo politico o anche diverso, magari di collaborazione con autorità politiche. La nostra scuola vuole dare un aiuto concreto a chiunque sia intenzionato ad assumere un impegno in questo ambito. Si tratta di una formazione molto ampia su tanti temi importanti, indipendentemente dall’orientamento politico o dal tipo di incarico che queste persone vogliono svolgere. Dipende dalla loro passione politica, dalla loro volontà in futuro di impegnarsi al servizio della collettività.

In questo caso è anche molto interessante il fatto che non si parli di formazione politica tout court, ma ci siano le considerazioni di dirigenti d’azienda, che dimostra quanto sia importante l’intreccio tra pubblico e privato.

Certo, perché fare politica non significa soltanto occuparsi del settore pubblico, significa innanzitutto occuparsi dei cittadini, dell’economia, dei fenomeni sociali e quindi è fondamentale la conoscenza di tutti i problemi di cui devono occuparsi le forze politiche. Per farlo serve non solo l’apporto  di chi ha esperienza nel settore pubblico o in cariche di governo, ma anche coloro che hanno operato nel settore privato. È assolutamente decisivo per la formazione di chi voglia svolgere un ruolo in ambito politico.

Nella foto in evidenza, Bernardo Giorgio Mattarella

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