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Pos o no Pos, il Governo e la confusione degli italiani

A Roma fa quasi caldo. Tra pochi giorni sarà Natale, ma sembra essere in una giornata di metà primavera. Roberto ha addosso un giubbotto leggero, sta seduto al bar col cellulare in una mano e ha da poco finito di bere un caffè. “Come ha pagato?” domandiamo. Lui risponde con aria allegra, per niente seccato: “Ho pagato col Pos”. Ieri sera, intorno alle diciotto, il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti è arrivato in Commissione bilancio della Camera con l’atteso terzo pacchetto di emendamenti alla manovra: e la modifica più importante, o comunque più discussa, è stata quella sul Pos. Il Governo, dopo un braccio di ferro con Bruxelles, ha fatto marcia indietro. Adesso, in tutto il Paese c’è una certa confusione.

Sul cellulare Roberto legge le ultime notizie. “Il governo ha fatto dietrofront perché ci sono in ballo i rapporti con l’Europa, e quindi i fondi del Pnrr”, spiega mentre scrolla lo schermo.

Di fatto è così. Il dialogo con l’Ue ha spinto il Governo a eliminare dalla manovra la soglia di 60 euro entro la quale i commercianti avrebbero potuto rifiutare di usare il Pos. Riducendola prima a 30 e poi azzerandola del tutto. Almeno per ora. Del resto, quando si parla di Legge di Bilancio, ogni cambiamento è possibile. Fino al 31 dicembre, quando si spera la Manovra venga approvata da Camera e Senato. Perché si tratta di una legge complessa che va a stabilire nel dettaglio le voci del bilancio dello Stato per l’anno a seguire.

“Spero ci sia un’ulteriore riflessione” è stato il commento di Giorgetti dopo l’annuncio in Commissione. Aggiungendo che il Governo è disponibile a nuove interlocuzioni sulla questione con l’Europa. Il ministro leghista ha spiegato che l’Esecutivo caldeggia forme di “ristoro o risarcimento per gli operatori che si dovranno trovare di fronte ad un maggiore onere per le commissioni sulle transazioni elettroniche”. Che potranno essere possibili grazie a un fondo creato con gli extraprofitti degli Istituti bancari.

“Posso pagare col Pos? Non posso pagare col Pos? A volte mi sento rispondere da commercianti che hanno il dispositivo rotto. A me non importa: esco dal negozio e non compro nulla. Questi signori, con le piccole cifre evadono il fisco: anche un euro, moltiplicato per un milione di persone, sono un milione di euro evasi. E chi te lo batte lo scontrino per un euro?” protesta Roberto che intanto ha messo in tasca il telefono.

La principale obiezione che si solleva quando si fa riferimento al tetto all’utilizzo del contante, è in effetti quella che a venire attaccata non è la ‘piccola evasione’, fatta di somme irrisorie e di comportamenti, in fin dei conti, veniali. L’idea che passa è che ci sia una soglia, per il contante e per l’obbligo di accettare pagamenti digitali, al di sotto della quale sia tollerabile e anzi auspicabile la circolazione delle banconote.

Io non sono confuso, per me è tutto piuttosto chiaro”, dice con convinzione Roberto. “L’Italia è l’unico grande Paese Ue che obbliga ad accettare i pagamenti elettronici ed è giusto“. La multa di 30 euro, a cui va aggiunto il 4% del valore della transazione rifiutata, è una sanzione stabilita a partire dal 30 giugno 2022 per volere del governo Draghi. Proprio per rispettare uno degli impegni previsti nel Pnrr (l’introduzione di “efficaci sanzioni amministrative in caso di rifiuto di accettare pagamenti elettronici”) e, come ribadisce Roberto “contrastare l’evasione fiscale”. Che in Italia è un problema duro a morire.

Per ogni cittadino che la pensa come Roberto, però, ci sono persone come Savio e Ilenia che una carta di credito e debito non ce l’hanno neanche. “Io lavoro in un bar, e fortunatamente mi pagano soprattutto in contanti”, racconta Savio. “A creare difficoltà a chi fa un mestiere come il mio, che quindi non vende prodotti esageratamente costosi, nel caso dei pagamenti digitali sono le transazioni. In media ogni singola transazione ha per un esercente un costo compreso tra un minimo dello 0,99% ed un massimo pari al 4% dell’importo incassato. Ma se arriva un cliente e mi chiede di fargli pagare un caffè con la carta, cosa posso fare? Non mi è mai capitato di dir di no. Ma far pagare un caffè con il Pos equivale a darlo gratis: perché in una tazzina di caffè sono inclusi altri costi come la lavastoviglie, lo zucchero, il tovagliolo, e così via”.

Ilenia invece gestisce un’edicola da più di vent’anni, e il Pos lo ha tolto pochi mesi fa. “Pagavo 30 euro mensili solo per l’affitto dello strumento. Per la mia categoria non c’è mai stato l’obbligo di Pos. Inoltre, io qui sono da sola. Lavorare con il Pos richiede di prendere un’altra persona, che soprattutto oggi con la crisi attuale, tra bollette varie, non potrei permettermi di stipendiare”.

L’obbligo di Pos interessa commercianti, artigiani, liberi professionisti, tassisti, venditori ambulanti e attività ricettive (ristoranti, alberghi, ecc.). L’Agenzia delle Dogane e Monopoli, con la determina de 24 ottobre 2022, ha escluso i tabaccai dall’obbligo limitatamente alla vendita di generi di monopolio, valori postali e valori bollati. Ora, se tutto sarà confermato, da gennaio resterà sanzionabile il venditore che rifiuta il pagamento con Pos per qualsiasi cifra. Insomma: tanto rumore, ma si ritornerà al punto di partenza. E Roberto potrà continuare a pagare con il bancomat il caffè.

 

 

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