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Bioraffinerie, Enjoy e stazioni di servizio: nasce Eni Sustainable Mobility

eni venezia

Dopo Plenitude, Eni ha creato una nuova società incentrata sulla sostenibilità, cercando di valorizzare, anche commercialmente, il suo percorso green. Se con Plenitude si puntava sulle rinnovabili e il mercato retail, con la nuova Eni Sustainable Mobility il mercato è quello della mobilità sostenibile: nella nuova società vengono impacchettate le bioraffinerie, il car sharing (con Enjoy) ma anche le stazioni di servizio. Anche stavolta, la dimensione commerciale diventa parte integrante dell’offerta sostenibile, in questo caso nella mobilità.

Secondo quanto dichiarato dal Cane a 6 zampe, la nuova creatura è “un’azienda integrata verticalmente lungo tutta la catena del valore, che ha l’obiettivo di fornire servizi e prodotti progressivamente decarbonizzati per la transizione energetica, accelerando il percorso verso l’azzeramento delle emissioni lungo il loro intero ciclo di vita”.

In altre parole, la società si occuperà di “bioraffinazione, il biometano e la vendita di prodotti, servizi e soluzioni per la mobilità, in Italia e all’estero, in un percorso che la vedrà evolvere verso una società multi-service e multi-energy”.

Si rispetta, insomma, quanto dichiarato da Claudio Descalzi nel Capital markets day del 2022, quando l’Ad di Eni ricordava come “Plenitude, Vår Energi, Azule (la nostra joint venture con BP in Angola) e la recente quotazione di Energy One (la prima SPAC quotata a Londra focalizzata sulla transizione energetica)” fossero tutte mosse necessarie per attrarre nuovi investimenti. “In linea con questa strategia, stiamo riunendo le nostre bioraffinerie, le stazioni di servizio e le attività di ride sharing in un’unica entità dedicata alla mobilità sostenibile”.

Gli asset di partenza e i piani di Eni sulla bioraffinazione

Da dove partirà la nuova società? Innanzitutto, verrà affidata a Stefano Ballista: il nuovo amministratore delegato di Eni Sustainable Mobility è già il Direttore Sustainable Mobility di Energy Evolution di Eni.

Le infrastrutture che confluiranno in Eni Sustainable mobility (che è direttamente controllata da Eni, che ne detiene il 100% del capitale sociale) sono i suoi due principali impianti della bioraffinazione: Venezia (nella foto in evidenza, courtesy Eni) e Gela. Ma nella crescita futura va anche considerato lo sviluppo di “nuovi progetti quali Livorno e Pengerang, in Malesia, oggi in corso di valutazione”, dice Eni.

Non si tratta di infrastrutture secondarie: quella in Malesia (per la quale è stato annunciato lo studio di fattibilità a dicembre) sarebbe un impianto costruito in una delle più grandi aree del petrolchimico asiatico: il Pengerang integrated complex.

Eni Sustainable mobility, insomma, partirà subito con numeri importanti, ma anche con previsioni di crescita già preannunciate dal piano strategico al 2025, nel quale Eni già aveva previsto di aumentare la produzione di biocarburanti a 2 mtpa (milioni di tonnellate all’anno) al 2025. La società intende convertire una terza raffineria a biocarburanti (Livorno) e il target di produzione al 2035 è pari a 6 mtpa.

Nel piano strategico si prevede per la mobilità sostenibile di Eni un Ebitda di 0,9 mld entro il 2025.

Ma l’offerta della società sarà più completa: vengono menzionati anche altri vettori energetici, oltre, come detto, il car sharing e le stazioni di servizio.

Eni sustainable mobility si occuperà infatti del “marketing e la commercializzazione, attraverso una rete di oltre 5.000 punti vendita in Europa, di tutti i vettori energetici tra cui l’idrogeno e l’elettrico, i carburanti anche di natura biologica come l’HVO (Hydrogenated Vegetable Oil, che secondo Eni in purezza permette abbattimenti delle emissioni dal 60 al 90%, ndr) e il biometano, nonché gli altri prodotti per la mobilità come i bitumi, i lubrificanti e i combustibili e tutti i servizi connessi alla mobilità, come il car sharing Enjoy, la ristorazione e i negozi di prossimità nei punti vendita sul territorio”.

Claudio Descalzi ha ricordato che questa è la seconda grande mossa in un anno di Eni sulla sostenibilità, dopo la creazione di Plenitude nel 2022, grazie all’unione del business rinnovabili con quello retail di Eni gas e luce. Per Plenitude era prevista anche la quotazione in Borsa con una valutazione da 10 mld di euro, già lo scorso giugno, che è stata rinviata in attesa che sul mercato ci siano condizioni più favorevoli rispetto a quelle create nel 2022 dall’impatto della guerra in Ucraina.

Una nuova data per l’Ipo di Plenitude non è stata fissata, anche se si parla del 2023. In una dichiarazione di novembre all’Adnkronos, Descalzi affermava che l’Ipo non rappresenta il valore “strategico” della società quanto il suo stesso posizionamento: la vedita di “prodotti puliti” in una catena del valore “completa”. Un posizionamento ora replicato con la mobilità sostenibile, che anche in questo caso mira a incidere su una voce importante del bilancio di sostenibilità dell’azienda: le emissioni definite ‘Scope 3’, quelle cioè emesse quando i clienti utilizzano i prodotti di un’azienda.

“Questa nuova società rappresenta la seconda leva strategica, da affiancare a Plenitude, nell’ambito del nostro percorso di transizione energetica per l’abbattimento delle emissioni Scope 3, le più significative e difficili da eliminare poiché generate dai clienti attraverso l’utilizzo dei prodotti”, dice Descalzi. “Attraverso questa operazione integriamo e liberiamo nuovo valore dalle nostre iniziative industriali, prodotti e servizi basati su tecnologie innovative e che andranno a costituire un’offerta unica e decarbonizzata per la mobilità”.

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