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Informazione e social, Gianluca Daluiso (CNC Media): ecco come non banalizzare la notizia | VIDEO

Gianluca Daluiso, direttore CNC Media

Breaking news tramite Instagram stories, infografiche innovative, video-sintesi di pochi minuti e meme d’attualità. Da pagina di satira informativa (“in grado di far pensare oltre che sorridere”) a vera e propria testata giornalistica digitale. 

In pochi anni ‘CNC – CoseNonCoseè diventato uno dei principali canali di informazione per le nuove generazioni. Obiettivo: diventare sempre più un punto di riferimento per la fascia d’età 16-30, attraverso un’informazione sempre più multicanale e crossmediale.

CNC è nata nel 2015 dall’idea di Francesco Brocca, che all’epoca aveva 21 anni. Tutti under 30 i giovani soci, Gianluca Daluiso, Leonardo D’Onofrio e Luca Scoffone, un esempio concreto di come un gruppo di ragazzi si sia coagulato attorno ad un’idea riuscendo ad intercettare circa 2 milioni di followers tra le varie piattaforme social (Instagram, Facebook, LinkedIn, Tiktok, Youtube e Telegram). Abbiamo intervistato il direttore della testata, Gianluca Daluiso (nella foto in evidenza).

Partiamo dai numeri: quasi 2 milioni di follower in tutto sui social, solo nel 2022 +420 milioni di impression (visualizzazioni, ndr) totali e +6 mln di utenti unici al mese. Sui vostri post, nell’ultimo mese, una media di 77mila like, 753 commenti e 890mila visualizzazioni dei vostri video. Sono numeri importanti.

Sono numeri importanti che ci permettono ad oggi essere la testata giornalistica su Instagram più seguita con il più alto tasso di engagement. È un successo, sinceramente, che mi fa molto piacere, mi rende orgoglioso. Ovviamente il successo non è mai del singolo, ma sempre del team della squadra. Io ho solo soltanto l’onore di poter guidare come direttore. 

CNC nasce come una pagina di meme…

È stata tra le prime pagine social a realizzare meme, i primi in assoluto a fare meme non solo con lo scopo di far divertire, ma di far pensare, di far ragionare, quindi non soltanto strappare la risata, ma fare anche ragionare su quel determinato tema. Man mano che cresceva il progetto si è spostato sempre più su un ‘fianco editoriale’ e due anni fa sono entrato io come direttore. C’è stata quindi una grossa espansione della parte editoriale, sono entrati in CNC dei divulgatori, persone che creano contenuti di approfondimento. Infine, da inizio 2022 siamo finalmente diventati una testata giornalistica registrata.

I meme rappresentano ormai un vero e proprio stile di comunicazione digitale ubiquo e in continua evoluzione. Contenuti che diventano presto virali che sono figli dell’estetica dell’internet anni 2000, che apparentemente poco si ‘sposano’ con le nuove opportunità di internet 2.0 o 3.0, ma che funzionano tanto. Perché secondo lei? 

Il motivo è la semplicità. Il meme è qualcosa di immediato, che ‘arriva’ subito alle persone. Non c’è bisogno di tante spiegazioni, è una cosa breve, quindi è istantanea, ti dà la possibilità di capire subito una cosa o di sorridere subito di una determinata notizia, un determinato avvenimento. Penso sia davvero questo il segreto. Le cose semplici sono quelle che funzionano meglio.

I social come strumento di informazione. Come si fa a non banalizzare la notizia, pur semplificandola?

È veramente molto difficile e complicato, perché è molto facile rendere semplicistico un contenuto che si vuole rendere semplice. Penso che il successo di realtà come la nostra sia quello di riuscire in questo processo di semplificazione per far comprendere determinati concetti anche ai non addetti ai lavori, dando la possibilità a tutti di comprendere gli avvenimenti che ci circondano.

redazione CNC Media

C’è anche il tema delle fake news. Fondamentalmente sui social chiunque può scrivere qualsiasi cosa. Torna in questo scenario l’aurea del giornalista che ha il compito, profondamente importante per la nostra democrazia, di rimettere al centro la notizia vera?

Il giornalista ha un ruolo ancora più importante oggi sui social, perché il mondo dell’informazione è cambiato. Il giornale, la radio, la tv erano mezzi unidirezionali, il lettore aveva l’informazione, però non poteva interagire. I social hanno dato la possibilità a tutti di parlare e anche di crearsi un pubblico, un’audience per poter comunicare qualcosa. Se tutti però hanno la possibilità di comunicare, è anche più difficile riuscire a capire qual è una fonte di informazione autorevole. Ecco perché è importante seguire le fonti e i giornalisti autorevoli. 

Lei hai scritto il libro “Cambiare il Paese per non dover cambiare Paese”. Un libro dedicato ai giovani, ma rivolto a tutti gli italiani, in cui attraverso alcune inedite interviste va a fondo riguardo i ragazzi che molto spesso sono costretti ad andare all’estero per assicurarsi un futuro. L’Italia può essere un Paese per giovani?

No, purtroppo secondo me l’Italia non è un Paese per giovani. Abbiamo quasi il doppio di over 65 rispetto agli under 15, quindi abbiamo innanzitutto un problema di natalità, non si fanno figli. Dall’altro lato, noi formiamo dei giovani quindi investiamo come Paese per la loro istruzione per la loro formazione, e poi questi giovani magari non trovano delle opportunità in Italia e portano il loro talento e il loro ingegno all’estero. C’è quindi una doppia perdita, perché quello che fa veramente il successo di un Paese è il capitale umano, l’intelligenza, quindi sono le persone. Invece di raccogliere i frutti di questo investimento le regaliamo a un altro Paese. Come CNC vogliamo non solo fare informazione e divulgazione, ma cercare di essere anche parte attiva del cambiamento.

papera gialla

Perché una papera come logo di ‘CoseNonCose’?

La papera gialla come simbolo di una testata giornalistica può sembrare a primo impatto un simbolo frivolo, senza significato. In realtà è un simbolo utilizzato in tante parti nel mondo nelle manifestazioni di protesta per il cambiamento, un’immagine di resistenza. È un esplicito riferimento all’installazione artistica “Rubber Duck” dell’artista Florentijn Hofman, esposta ad Hong Kong nel 1993, divenuta negli anni la bandiera dello sberleffo transnazionale al potere costituito e simbolo di scherno nei confronti del potere. Simboleggia per noi anche la satira e quindi ci rappresenta molto.

Come deve essere per il mercato oggi un giornalista? Cosa deve saper fare?

Quarant’anni fa il giornalista era quella persona che vedevi per strada magari con un taccuino, che inseguiva la notizia fisicamente. Oggi il giornalismo si fa online, grazie a internet si possono seguire anche degli eventi in streaming. Questo per me è anche un po’ negativo perché si perde il contatto col territorio, con la realtà. Ed è per questo che in CNC torneremo a fare ‘giornalismo di strada’. Le competenze oggi si sono ampliate: un giornalista deve saper editare un video, occuparsi anche un po’ di grafica, fare video. Sono tutte skills molto importanti.

CNC è una testata di informazione only digital/only social. Qual è davvero il futuro del giornalismo?

Secondo il World Economic Forum quasi il 70% dei ragazzi che oggi frequentano le scuole elementari, quando si diplomeranno faranno lavori che attualmente non esistono. E quindi sicuramente anche il mondo del giornalismo nel frattempo si sarà ulteriormente trasformato. Pensiamo banalmente anche all’intelligenza artificiale: ad oggi ci sono dei software che riescono a scrivere articoli in 1-2 minuti, inserendo solo le informazioni al suo interno. Però qual è il punto, qual è il valore in più del giornalismo? Un giornalista non deve dare risposte, ma deve fare in modo che il lettore si ponga delle domande. Penso quindi che il giornalismo dovrà andare in futuro sempre più in questa direzione: riuscire a fare più una parte di analisi o di commento di ciò che ci circonda, oppure l’inchiesta, l’approfondimento. Non credo l’intelligenza artificiale potrà sostituire anche questo ruolo. 

Intervista realizzata presso Green Hole Roma.

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