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Divorzio, da oggi si accorciano i tempi. Ma nella riforma c’è una ‘falla’

In Italia, nel 2022 ogni cinque minuti si è separata una coppia. Separata ‘idealmente’, perché le procedure burocratiche che portano alla separazione tra due coniugi nel nostro Paese sono spesso eccessive. Ma da oggi le regole cambieranno. Con l’entrata in vigore delle modifiche volute da Marta Cartabia, ministra della Giustizia del governo Draghi, dal primo marzo 2023 sarà possibile ottenere la separazione e il divorzio con un unico procedimento. Eppure, se sulla carta i tempi sembrano dimezzarsi, chi i tribunali li conosce e li frequenta per ragioni profressionali sostiene che le cose siano un po’ diverse.

La falla della riforma Cartabia

“Non vivo sulla luna, ma su questa terra”, è stata la premessa di Anna Brancaccio, avvocato divorzista, esperta in diritto di famiglia, che a Fortune Italia ha spiegato quella che secondo lei è la ‘falla’ della riforma Cartabia. “Prima la procedura si divideva in due fasi: dopo il giudizio per separazione si poteva iniziare la pratica del divorzio. Il fatto che ora ci sia un rito unico è certamente un vantaggio. Ma a una lettura attenta della norma, chiunque abbia mai frequentato un’aula di un tribunale, si rende conto che più di un buco c’è, e va urgentemente colmato. Non ha senso modificare un punto che non potrà comunque cambiare se non si agisce anche sugli altri”, ha detto.

Anna Brancaccio, avvocato divorzista del Foro di Torre Annunziata 

 

Innanzitutto, la nuova normativa arriva con qualche mese di anticipo rispetto a quanto programmato. E sì: con il nuovo diritto di famiglia legato alla riforma Cartabia della giustizia, ci sarà finalmente un unico procedimento per separazione e divorzio. Si punta a un tempo di attesa di massimo 90 giorni per la prima udienza, riducendo di fatto a 8 mesi i tempi procedurali. Per ottenere questa rapidità, tuttavia, sarà necessario presentare una documentazione più corposa.

“Dovranno essere dichiarati redditi degli ultimi tre anni, estratti conto, immobili di proprietà. Sarà prevista una condanna per il coniuge che dovesse eventualmente celare una di queste voci” riassume Brancaccio.

Tra gli elementi di novità, è da sottolineare la maggior attenzione dedicata ai minori figli di separati. La separazione è un evento che ha un forte impatto su tutta la famiglia, e inevitabilmente ha ricadute proprio su questi. Sarà approntato anche per questo un ‘piano genitoriale’ su scuola e attività ludico-ricreative, per decidere su affidi o diritto di visita dei genitori. Inoltre, i minori al di sotto dei 12 anni potranno essere ascoltati per i provvedimenti che li riguardano. 

“Le richieste dei figli minori”, ha precisato l’avvocato Brancaccio, “dovranno essere prese in considerazione da parte del magistrato”. Ma la grossa lacuna, secondo Brancaccio, è proprio qui. Per la nuova normativa infatti, il minore dovrà essere ascoltato in ‘locali idonei’: in modo da proteggerlo dall’impatto che un’aula di Tribunale potrebbe arrecargli dal punto di vista psicologico. “E dove si trovano questi ‘locali adeguati’ all’ascolto di un minore?”

Inoltre, la norma prevede che l’ascolto non sia solo ‘diretto’, con le domande formulate dal giudice. L’audizione potrà essere anche ‘assistita’, con un esperto – magari uno psicologo – al fianco del minore. In questo caso l’ascolto dovrà avvenire tramite videoregistrazione.

“Ovviamente la norma è di quelle che rendono il nostro Paese una culla di civiltà del diritto, ma mi domando: dove recuperiamo gli strumenti per una videoregistrazione? Non tutti i Tribunali hanno risorse e mezzi necessari, E questo è risaputo. Sembra il legislatore scriva norme che purtroppo non hanno aderenza alla realtà in tutto il Paese”, ha rilevato “con rispetto ma anche con rammarico” l’avvocato Brancaccio. Che ha poi aggiunto: “Così facendo la macchina della giustizia non si velocizzerà, anzi…”.

“Il nostro a volte, mi spiace dirlo, è un Paese lento. Mi riferisco alla lentezza con cui non si risale facilmente nemmeno all’origine di un problema. Si mettono toppe. Non bastano. Bisognerebbe aumentare il personale, oltre che dotare i Tribunali di strutture adeguate per far sì che queste norme vengano sfruttate con cognizione di causa, tanto per rimanere in tema di diritto”.

Il rischio è che adesso, una procedura apparentemente tanto appetibile come quella della riforma Cartabia, ingolfi i tribunali. Ci sono coppie che hanno deciso di aspettare marzo per presentare l’istanza e approfittare delle nuove normative, come ci ha ricordato l’avvocato Brancaccio.

In ogni caso, un’introduzione importante con la nuova normativa c’è: ed è la funzione che viene data al pubblico ministero. “Precedentemente era solo un soggetto che interveniva nei procedimenti riguardanti la famiglia, adesso gli è stato dedicato un apposito articolo e può acquisire e svolgere accertamenti avvalendosi della polizia giudiziaria. Può cioè esprimere pareri al Tribunale per quanto riguarda la separazione”, ha detto ancora l’avvocato.

Mediamente, per divorziare occorrono cinque anni. Con costi che vanno dai 1.000 ai 10.000 euro. “Mi auguro che sia almeno stato spostato un sasso. Con la riforma dovrebbero volerci complessivamente due anni e mezzo“, ha concluso Brancaccio.Spero di non ritrovarmi a dire, tra qualche tempo, che non è cambiato nulla. Tutto cambi perché nulla cambi è una frase che lasciamo al Gattopardo”.

 

 

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