NF24
Cerca
Close this search box.

Novel food, non è un paese per grilli. L’analisi dell’antropologo Marino Niola

dieta mediterranea

Mangiare è un’attività davvero pervasiva, un palinsesto di gusti, ritualità, simbolismi e ricordi proustiani. Se il bavarese Feuerbach ci ha fatto riflettere sul fatto che siamo ciò che mangiamo, è innegabile anche da un punto di vista fisiologico che, attraverso la digestione e il metabolismo, noi interiorizziamo quel che mangiamo. Il cibo insomma ci va a ‘costruire’ e a modificare da dentro giorno dopo giorno. E questo è evidente, senza bisogno di scomodare la dimensione spirituale del cannibalismo e neppure quella prosaicamente ‘muscolare’ dei belloni da palestra e dei loro mastelli di polveri proteiche.

Il cibo, naturalmente, ha anche un profondo valore culturale e identitario che a volte approda a derive discriminatorie, come l’usanza di contrassegnare alcuni popoli con epiteti che sono quasi una metonimia ‘culinaria’: gli inglesi che chiamano frogs (rane) i francesi, che per le zampette di questi anfibi hanno un debole o gli americani che chiamano noi italiani ‘macaroni’, per l’atavica passione per i carboidrati. Insomma, comunque la si veda, nutrirsi è una storia delicata. E non sorprende la levata di scudi di tanti connazionali di fronte alla prospettiva di ritrovarsi a mangiare insetti in forma più o meno celata (sfarinati di cavallette) o la cosiddetta carne artificiale.

Per quanto riguarda gli insetti, a ben guardare, è solo di un problema di contesto. Quello che a noi fa rabbrividire, per 2-3 miliardi di persone al mondo è letteralmente ‘pane’ quotidiano. Molto diversa la storia della carne ‘artificiale’ o ‘sintetica’, che rappresenta un vero e proprio novel food, sul quale si stanno lanciando molte startup, dagli Usa a Israele.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.