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Anche i giovani fanno lobbying

Mattia Angeleri

Tutto nasce con l’inizio della campagna elettorale che sembrava, ancora una volta, maggiormente focalizzata sugli over 60, sul numero di marzo 2023 di Fortune Italia.

“Abbiamo lanciato un hashtag – #20e30 – dalla pagina AQTR (Aggiornamenti quotidiani dalla Terza Repubblica) e in poco tempo la copertura mediatica ha superato i 10 milioni di utenti”.

Esordisce così Mattia Angeleri, 27 anni, giovane avvocato torinese che nel marzo del 2018 ha fondato la pagina AQTR, che vanta oltre 153mila follower.

“20e30 nasce per permettere ai giovani e alle loro priorità di avere un peso agli occhi della politica, in modo da non essere più messi in secondo piano”. Oltre a Mattia, la squadra è composta da Lorenzo Pavanello, Claudio Cicu, Antonio Ravenna, Chiara Di Natale, Adriano Bertone, Alberto Farris e Daniela Barbero.

Il progetto si è evoluto?

Abbiamo firmato un vero e proprio contratto digitale. A fronte della diffusione delle loro proposte, i partiti si sono impegnati – pubblicando un post sulle pagine social – a considerare le istanze raccolte da 20e30, garantendo un confronto in campagna elettorale e nel corso della legislatura. Abbiamo registrato l’associazione con l’obiettivo di creare la prima organizzazione civile in Italia: una lobby giovanile evoluta, che al suo interno preveda anche la possibilità di ingresso di politici che condividano con noi valori e idee.

Parlare di lobbismo rischia di attirare sguardi indiscreti.

Il termine lobby non deve essere visto come qualcosa di negativo: l’obiettivo del lobbying è migliorare la qualità delle decisioni che riguardano la collettività. 20e30 vuole affermarsi per portare avanti le istanze di tutti i giovani a oggi inascoltati.

È possibile fare politica con i meme?

Il meme può essere uno dei veicoli d’informazione più intelligente, perché riesce a destrutturare la realtà per ricomporla all’interno del campo valoriale che si vuole trasmettere. Noi abbiamo lanciato un format, il meme divulgazione, non ancora presente in Italia. Il meme diventa parte integrante del processo divulgativo.

È necessario tutelare gli interessi degli under 35?

L’astensionismo giovanile alle ultime elezioni è stato del 42,7%. Questi giovani non hanno fiducia nei partiti e ritengono che il voto non possa influenzare la propria vita. C’è tuttavia un dato positivo: il 73,4% degli under 35 fa politica quotidianamente, nell’accezione di partecipazione. I giovani hanno voglia di partecipare, ma non sanno come fare. Ecco perché si riduce il nostro peso contrattuale.

I giovani sono una classe sociale?

Sì, ma manca coscienza di classe. I giovani non votano e non hanno la stessa forza contrattuale delle altre classi. 20e30 vuole fare squadra per aumentare la partecipazione e il coinvolgimento dei giovani condividendo un campo valoriale più ampio possibile.

Prossimi obiettivi?

Vogliamo portare le istanze dei giovani all’attenzione della politica e mettere in piedi un programma di formazione e divulgazione finalizzato a riavvicinare i disaffezionati. Ad aprile uscirà un report – elaborato da noi, dall’associazione degli studenti di Scienze Politiche della Luiss e da Tortuga – per analizzare i primi sei mesi di legislatura, con un focus sulle politiche giovanili. Un report che avrà al suo interno tematiche di rilievo per la nostra generazione.

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