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Fondi del Pnrr per realizzare a Taranto il dissalatore più grande d’Italia

È pari a 26 mln di euro il co-finanziamento derivante dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che consentirà di realizzare a Taranto il più grande dissalatore d’Italia, di fatto il primo impianto continentale ad uso civile. L’investimento totale sarà di 100 mln, finanziati per la restante parte da tariffa, quindi a carico dei proventi di consumo, come ha raccontato a Fortune Italia la direttrice generale di Acquedotto Pugliese, Francesca Portincasa, che abbiamo raggiunto telefonicamente a New York, dove si trovava per la Water Conference, prima conferenza globale sull’acqua dolce ospitata nella sede delle Nazioni Unite nella Grande mela.

“Oggi c’è una maggiore percezione dei pericoli annunciati dal cambiamento climatico e ancor più dei rischi a cui si espone una risorsa preziosa come l’acqua: da qui l’impegno nel tutelare le risorse esistenti e nel cercare soluzioni e fonti alternative. I dissalatori e l’utilizzo dell’acqua salmastra rappresentano la nuova frontiera”, commenta la Portincasa, raccontando del progetto del dissalatore che verrà realizzato a Taranto “Un programma assolutamente pionieristico in Italia, e che ha avuto una gestazione lunghissima. Già verso la fine degli anni ‘90 anni, primi del 2000, si era ipotizzata questa soluzione, ma all’epoca le tecnologie non erano performanti, il costo sarebbe stato altissimo, quasi proibitivo perché il dissalatore è energivoro. Questo fece in modo che l’idea restasse sullo sfondo e l’opera non fosse inserita fra le prioritarie”. Ma poi l’avanzare del climat change e la necessità di diversificare le fonti hanno dato una forte accelerata al processo che, dopo un iter amministrativo lungo un anno, è arrivato al via.  Per vedere realizzata l’opera e cominciare ad usufruire dell’acqua dissalata, le stime della direttrice di Aqp parlano “sicuramente della metà del 2026, visto che contiamo di iniziare i lavori entro fine 2024”. Si tratta di un appalto innovativo, ci racconta Francesca Portincasa: “Con le regole dell’appalto-concorso, abbiamo messo a base di gara uno studio di fattibilità, assieme alle scelte di progettazione esecutiva, tecnologiche e di gestione. Prevediamo che il 2023 vada via fra appalto e pareri”.

Intanto prende forma, nella descrizione che la Portincasa ci regala, “un dispositivo altamente tecnologico, un dissalatore con tecnologia dell’osmosi inversa, già in uso nel Golfo Arabo, che a Taranto sarà dotato di pannelli fotovoltaici utili a minimizzare i costi energetici”. Le esperienze internazionali sono state di grande supporto in fase di progettazione della risorsa,  che è stato poi adattato alle esigenze locali, come sottolinea Portincasa: “Adattato alla qualità delle acque del fiume Tara, sulla cui foce sarà ubicato il dissalatore”. Il fiume in questione, che non supera i due km, è però molto importante per la gente del posto. Legato a leggende e miti greci, il fiume che accolse Taras, figlio di Poseidone, ha la particolarità di avere acque salmastre, come spiega la direttrice: “Queste acque sono meno salate rispetto all’acqua di mare, che viene già dissalata nel resto mondo. Nel nostro caso la dissalazione ha dei fattori di complessità più limitati, che condizionano la scelta della tipologia di membrane da utilizzare”.

Parliamo quindi di dissalare l’acqua di un antico fiume per la produzione di circa 1000 litri di acqua al secondo, il cui uso sarà destinato esclusivamente a scopo civile, l’acqua verrà infatti inserita nella fornitura degli impianti che hanno maggiore necessità.

Il nostro obiettivo è ridurre il prelievo dalla falda”, aggiunge la direttrice di Aqp “che si sta salinizzando. Al momento i nostri campi pozzi sono tutelati e molto profondi, ma il tema è che guardiamo l’acqua a tutto tondo e ci preoccupiamo anche di quello che succede in generale, anche per l’acqua che serve a scopo agricolo”.

L’impianto di Taranto avrà un potenziale di circa 55.5 metri cubi di acqua potabile al giorno, per arrivare a coprire il fabbisogno idrico di circa 385mila persone.

Sempre in Puglia, si paventava l’idea di avviare un ulteriore dissalatore per l’Ilva “saremmo felici di contribuire, nel caso l’azienda decida di utilizzare il nostro supporto tecnico”, dice la Portincasa, che però sottolinea: “Nei nostri programmi per il futuro ci sono invece altri dissalatori ad uso civile, uno su Brindisi e l’altro nell’area di Manfredonia, a nord della Puglia, utilizzando acqua di mare”, e pare essere in corso un confronto con Enel in merito ad una riconversione eventuale dell’impianto di Cerano, nei pressi di Brindisi, che è in fase di dismissione.

“Gli studi di fattibilità potrebbero concludersi entro il 2025, sulla scorta a dell’esperienza di Taranto. Per il momento siamo in una fase di studio, non ci sono ipotesi di costi, ma le stime sono superiori ai 100 mio di euro”.
“Se pensiamo che il nostro esempio sarà seguito da altri in Italia? Credo di sì, abbiamo già letto dichiarazioni del governatore del veneto che si muove con ipotesi di dissalazione, e siamo molto fieri del fatto che per una volta l’innovazione nel settore parta dal sud”.

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