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Lavoro ibrido, Mordini (IWG): perché per i giovani è fondamentale e le aziende devono adeguarsi

Mauro Mordini - Country manager Italia di IWG

Il lavoro ibrido è diventato un elemento fondamentale per i giovani talenti, per decidere in quale azienda poter sviluppare la propria attività. Diventa molto più attraente una società che ha questo approccio dinamico al mondo del lavoro. Per trattenere i migliori talenti o cercarne altri, le aziende devono adeguarsi a questa spinta”. In un mondo sempre più ‘liquido’, con il deciso superamento del lavoro ad orari rigidi e maggior spazio agli obiettivi, Mauro Mordini (nella foto in evidenza), country manager per l’Italia del Gruppo IWG, è convinto di due cose sicuramente: che per il mondo del lavoro “non sarà mai più come prima di Covid” e che l’ufficio “continuerà ad esistere, probabilmente in location diverse, con utilizzi diversi, con strategie diverse”.

IWG, International Workplace Group, è leader mondiale nelle soluzioni di lavoro ibrido e negli spazi di lavoro flessibile, presente nel mondo con circa 3.500 centri in oltre 120 Paesi e in Italia con più di 85 business center e coworking con i brand Regus, Spaces, Copernico e Signature. Dal suo osservatorio privilegiato sul tema, Mordini spiega a Fortune Italia come si sta evolvendo il mondo del lavoro ibrido, dove ci si possono aspettare ulteriori cambiamenti determinati dall’innovazione e dalla tecnologia, oltre che da nuove correnti di pensiero legate ai temi della sostenibilità, produttività e del recruitment.

Durante l’emergenza Covid, i dipendenti di tutto il mondo sono stati costretti ad adottare lo smart working. Ora le aziende stanno chiedendo ai dipendenti di tornare a lavorare negli uffici a tempo pieno. Molti dipendenti però fanno resistenza. Cosa sta succedendo?

Il fenomeno del lavoro da remoto era già in atto. La pandemia non ha fatto altro che accelerare questo processo e ci ha dato la prova che, in effetti, poter lavorare da remoto non aveva nessun impatto né sulla produttività e neanche sull’efficacia di quello che era l’attività del lavoratore. Di conseguenza molte aziende hanno continuato su questa linea. Non sono poche le aziende che lo hanno adottato in maniera definitiva e per lunghi periodi. Altre, come dice lei, stanno tendendo ad un altro approccio e quindi a richiamare il personale in presenza in maniera sempre più importante. Anche se devo dire che c’è una grossa resistenza da parte dei lavoratori che hanno provato in questi mesi un lavoro più dinamico, che migliora il loro work life balance, e che non incide sulla produttività, ma limita i costi e anche le emissioni di CO2, dato che si ricorre meno ai trasporti.

E così molte aziende stanno ora decentralizzando le loro strutture.

Esatto, mantengono magari degli uffici centrali in zone prestigiose per avere una sede di rappresentanza, ma delocalizzano altri uffici in spazi sempre più vicino alle aree residenziali. Così non è il dipendente che va verso l’ufficio, ma è l’ufficio che va verso il dipendente. Il periodo di lockdown che ci ha visti costretti a stare in casa ci ha fatto capire che potevamo lavorare da remoto, ma ci ha fatto anche capire che lavorare in casa o comunque non avere rapporti con l’esterno non era proprio il massimo.

lavoro ibrido

Si stima che i ‘nomadi digitali’ nel mondo siano già più di 35 milioni. Un numero destinato a crescere se si considera che sono sempre più le aziende che stanno offrendo questa policy. Sono però soprattutto le nuove generazioni a volere il lavoro flessibile.

Una recente indagine di IWG sulla generazione Z – che entro il 2025 rappresenterà più di un quarto della forza lavoro mondiale – ha rivelato che l’85% vuole lavorare vicino a casa. Allo stesso tempo le aziende sono sempre più propense a optare per modelli ‘a raggiera’, ovvero per sedi centrali più contenute affiancate da più sedi satellite, ubicate in prossimità delle aree di residenza della forza lavoro. “Lavorare da dovunque si voglia”, diventa una policy sempre più diffusa. Due terzi dei lavoratori ritiene che poter scegliere dove lavorare possa migliorare le performance. Per le nuove generazioni è fondamentale identificarsi nei valori aziendali, quindi diventa importante anche il lavoro ibrido come considerazione di un fatto ecologico di contenimento delle emissioni, ad esempio. La responsabilità ambientale e sociale diventa importante per i professionisti. E sembrano pensarla allo stesso modoanche gli investitori finanziari: gli asset ESG sono cresciuti del 30% negli ultimi 5 anni. Gli uffici saranno probabilmente utilizzati in maniera diversa e quindi noi di IWG stiamo continuando in Italia, ma anche a livello mondiale, ad investire e aprire nuovi centri. Ne abbiamo aggiunti 450 proprio l’anno scorso, raggiungendo i 65 milioni di metri quadri, che per noi è stato un record.

IWG

C’è un cambio di paradigma anche proprio dell’ufficio, inteso nella sua estetica di luogo fisico?

L’ufficio moderno deve essere studiato per essere un luogo dove socializzare, dove interagire con i colleghi, con i collaboratori e con tutte le altre figure professionali. Non è più solamente il posto in cui arrivare, timbrare il cartellino, aprire il computer, lavorare e tornare a casa dopo le otto ore di lavoro. Siamo ormai in un mondo in cui i risultati contano più delle ore di lavoro. Nel mondo post Covid la mentalità delle aziende sta cambiando. Ci si focalizza sui risultati e sul raggiungimento degli obiettivi piuttosto che sulle ore trascorse al lavoro. Una situazione che ha portato anche a sperimentare nuovi modelli organizzativi, tra cui la settimana di 4 giorni lavorativi. Secondo un nostro sondaggio, il 55% dei professionisti della generazione Z si aspetta addirittura che possa diventare la norma nei prossimi anni. Sono risultati che vediamo tutti i giorni, guardando alle aziende con lui lavoriamo: medie aziende ma anche multinazionali. Tra i nostri clienti annoveriamo circa l’80% delle aziende nella lista Fortune 500. E adesso IWG sta investendo non solo nelle grandi città, ma anche nelle periferie.

Uffici, il ‘terremoto’ dello smart working sul mercato degli immobili commerciali

Il vostro Ceo globale, Mark Dixon, ha annunciato investimenti nel sud Italia. Ci può dire qualcosa a tal proposito?

Sì, stiamo investendo per andare in tutte quelle aree più remote, le città secondarie, per ampliare il nostro network e per portare un vantaggio di flessibilità anche in quelle aree che oggi magari ne hanno meno o non ne hanno affatto. E questo lo stiamo facendo in maniera diretta o avvalendoci di partner locali. Abbiamo firmato diversi contratti in franchising dove l’investitore o l’imprenditore si avvale dei nostri servizi per gestire il proprio centro, visto che questo mondo della flessibilità sta prendendo così tanto piede. Questo ci sta dando una grossa spinta sia nelle aree periferiche suburbane che in quelle del sud, che fino ad ora non erano ancora entrate a far parte del nostro network.

Secondo Bloomberg News, a causa del 30% in meno di giorni in ufficio i lavoratori di Manhattan spendono circa 12,4 miliardi di dollari in meno all’anno. E in Italia? Lo smart working non è un problema anche per l’economia del nostro Paese?

Indubbiamente opera delle trasformazioni, probabilmente quella che prima era una concentrazione della spesa in determinati luoghi è ora più distribuita sul territorio. Diversi studi, ad esempio, evidenziano come lo smart working e l’apertura di sedi satellite abbiano portato ad un rilancio delle comunità suburbane. Un nuovo approccio al lavoro che si sta trasformando in un vero e proprio fenomeno culturale, accompagnato anche da una riduzione delle emissioni. Ridurre il pendolarismo, infatti, è la cosa più grande che le aziende possano fare per diminuire la loro impronta di carbonio. Stanno cambiando i modelli organizzativi ma l’ufficio, come spazio di confronto e aggregazione, rimarrà centrale.

Come si posiziona IWG in questo panorama? Cosa proponete voi come soluzione?

Noi non proponiamo una soluzione unica Ogni azienda, ogni professionista può utilizzare la nostra piattaforma in maniera dinamica. Abbiamo 3.500 sedi nel mondo. Un lavoratore ‘stanziale’ può trovare un’area che gli permetta di andare a lavorare vicino casa. Un lavoratore ‘internazionale’, che si sposta a livello globale e che quindi viaggia, può trovare un ufficio o un network che gli dia la possibilità di muoversi. Le aziende, allo stesso modo, possono optare per modelli organizzativi che prevedono sedi centrali e diverse sedi satellite, oppure per offrire membership che consentano ai propri dipendenti di poter avere accesso al network di IWG ovunque si trovino nel mondo.

Gli uffici iniziano a farsi largo anche nel metaverso. Alcune organizzazioni stanno già iniziando a sviluppare i propri spazi virtuali dove organizzare sessioni di training, incontri, eventi ma anche solo occasioni di confronto.

Noi oggi siamo collegati da due posti diversi, stiamo parlando, stiamo facendo un’intervista quasi come se fossimo di persona. Probabilmente il metaverso ci permetterà di fare questo in maniera un po’ più reale. Ci darà l’impressione di essere in presenza. Secondo me però non sostituirà mai quella che è la relazione interpersonale fatta in presenza, che quindi continuerà ad esistere. Però è chiaro che l’evoluzione è qualcosa che ancora non abbiamo ben visto. Non sappiamo quali sono le opportunità, le cose che può portare di preciso. Sicuramente anche il metaverso sarà uno degli elementi da considerare per il prossimo futuro.

Metaverso, la nuova frontiera del lavoro ibrido

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