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Dopo Pasqua arriva il Def, il Pil tendenziale crescerà dello 0,9%

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Il Governo è prudente nelle stime ufficiali ma ha fiducia nelle potenzialità di crescita del Paese. Il ministero del Tesoro lavora al documento di economia e finanza (Def) che porterà in Consiglio dei ministri martedì prossimo. Il ministro Giancarlo Giorgetti (nella foto in evidenza) intende rivedere al rialzo le stime della crescita. La nuova stima tendenziale relativa al Pil sarebbe del +0,9% nel 2023. Questo è quanto si apprende da fonti del Tesoro. Un aumento rispetto al dato programmatico dello 0,6% indicato a novembre nella Nota aggiuntiva del Def, la Nadef.

Per il deficit si passa dalla stima programmatica del 4,5% al tendenziale 4,35%. Facile immaginare che la crescita programmatica del nuovo Def, calcolando anche gli effetti delle misure che il governo metterà in campo per spingere l’economia, alla fine possa agganciare la soglia dell’1%. Ovviamente sono dati da tenere sotto controllo. I miglioramenti dipendono da tanti fattori: l’esaurimento della spinta inflattiva, la crescita della fiducia dei consumatori, il costo dell’energia contenuto e, si spera, spiragli nella guerra logorante oltre che sanguinosa in Ucraina.

Il miglioramento dei dati economici del Paese potrebbe aprire qualche margine di spesa in più per il governo che potrebbe usare le risorse aggiuntive per i provvedimenti ritenuti prioritari, come la delega fiscale. Ma dal ministero dell’Economia sottolineano che il lavoro sta andando avanti in base all’approccio “prudente” già dimostrato in occasione della Nadef e della legge di bilancio, con una prudenza che sarebbe sinonimo di serietà rispetto all’Europa e alla situazione dei conti pubblici italiani.

Le ragioni della prudenza vedono anche il Fondo monetario internazionale prevedere una crescita mondiale debole per quest’anno, al di sotto del 3% e intorno a quella cifra per i prossimi cinque anni, nella previsione a medio termine più bassa dal 1990, 33 anni fa, e ben al di sotto del +3,8% degli ultimi due decenni. “Questo rende più difficile ridurre la povertà , risanare le cicatrici della crisi del Covid e offrire nuove e i migliori opportunità per tutti”, ha dichiarato la direttrice generale del Fmi, Kristalina Georgieva.

In particolare, secondo le stime del Fondo, gli Stati Uniti e l’area dell’euro stanno rallentando per effetto dei rialzi dei tassi di interesse, che pesano sulla domanda. Georgieva ritiene che comunque le banche centrali debbano continuare ad alzare i tassi, perché “non ci può essere una robusta crescita senza stabilità dei prezzi o senza stabilità finanziaria”. Così l’inflazione rimane l’osservata speciale e non basta il suo rallentamento a far rientrare l’allarme.

In Italia, segnali di miglioramento sul fronte dei prezzi e della crescita arrivano, intanto, dall’Indagine della Banca d’Italia sulle aspettative nel primo trimestre. Le attese sull’inflazione al consumo si sono ridotte su tutti gli orizzonti temporali, attestandosi al 6,4 % sui 12 mesi e al 5,3 e 4,8% sugli orizzonti rispettivamente a due anni e tra tre e cinque anni. “Nell’ultimo anno i prezzi praticati dalle imprese – si legge nel testo – hanno continuato a crescere a ritmi sostenuti ma, per la prima volta dalla fine del 2020, rallenterebbero nei prossimi 12 mesi in tutti i comparti, ad eccezione di quello dell’edilizia residenziale”.

Secondo via Nazionale, i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale sono divenuti meno sfavorevoli e sono migliorate anche le aspettative delle aziende sulle proprie condizioni operative, con la ripresa della domanda e l’attenuarsi delle difficoltà legate ai prezzi dell’energia e all’approvvigionamento di materie prime. Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, accoglie questi dati come “un’altra buona notizia sulle prospettive del sistema produttivo nazionale” dopo l’aumento della fiducia dei consumatori e delle aziende rilevato dall’Istat a marzo.

Un miglioramento è in corso anche per l’Ufficio parlamentare di bilancio, che dovrà validare i conti del Def. “L’economia italiana mostra segnali di ripresa moderata nel primo trimestre del 2023, dopo il rallentamento degli ultimi tre mesi dello scorso anno, mentre l’inflazione è in calo”, evidenzia la nota sulla congiuntura di aprile. L’incertezza si riduce nel breve termine, per l’Upb, mentre nel medio periodo “prevalgono i rischi al ribasso sulla crescita e al rialzo sull’inflazione”. Oltre al conflitto in Ucraina gli elementi potenzialmente avversi citati sono i tempi del Pnrr, le tensioni finanziarie globali, l’inflazione e anche i rischi climatici e ambientali.

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