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Piano per la natalità, investito un miliardo e mezzo per fermare il calo demografico

natalità figli

Per rilanciare la natalità e il sostegno alle famiglie con figli – di fronte al calo demografico italiano culminato nel 2022 nel record negativo di appena 392mila nuove nascite – il governo ha già messo un miliardo e mezzo di euro nella Legge di bilancio. E la ministra della famiglia Eugenia Roccella punta a un ventaglio di misure come l’implementazione di consultori e welfare aziendale, oltre al bollino rosa per le imprese che rispettano la parità di genere, ad esempio non penalizzando carriera e occupazione delle donne e delle mamme.

Tra gli obiettivi, anche quello di arrivare entro la legislatura a potenziare l’assegno unico per i figli rendendolo universale, ovvero farne un diritto sganciato dal reddito dei genitori e dunque dall’Isee.

Chiaramente serviranno adeguate coperture finanziarie e per questo anche la modifica del Reddito di cittadinanza sarà orientata sulla ‘dimensione’ della famiglia. Sull’assegno unico, il governo ha provveduto ad aumentare del 50% l’importo – salito da 175 a 262 euro mensili – per i figli con meno di un anno, mentre la base di 175 euro per le altre ‘fasce’ di età decresce in base all’Isee del nucleo familiare, fino ad arrivare a 50 euro per quelli che superano la soglia dei 40mila euro o che non presentano nessun dato sull’indice della loro situazione economica.

È stato anche introdotto un ulteriore mese di congedo parentale fino al sesto anno del bambino, retribuito all’80% dello stipendio rispetto al 30% degli altri mesi, e che può essere utilizzato alternativamente dal padre o dalla madre del neonato. Nella delega fiscale approvata dall’esecutivo è stato inoltre inserito il “criterio familiare” per ricalibrare il Reddito di cittadinanza che sarà via via tolto alle persone ritenute abili al lavoro ma rimarrà invece per chi ha figli minori da mantenere, e sarà più cospicuo per i nuclei familiari numerosi verso i quali, secondo la ministra Roccella, c’ è sempre stata una “costante disattenzione politica”.

Per invertire la rotta si pensa di utilizzare il “criterio familiare” – concetto preferito da Roccella rispetto a quello di “quoziente familiare” – come ‘bussola’ nella riforma del sistema di tassazione che dovrà, almeno questo è l’intendimento, tenere presente la composizione del nucleo familiare e i costi sostenuti per la crescita dei figli.

Per quanto riguarda la sollecitazione alle imprese a realizzare la parità di genere, finora – in base ai dati resi noti dalla ministra nell’audizione del 4 aprile scorso sulle linee programmatiche del suo ministero davanti alle Commissioni riunite Affari costituzionali, Lavoro e Affari sociali – sono 264 le imprese certificate che hanno ottenuto il bollino rosa. Un percorso che è stato sostenuto da uno stanziamento di 2,5 milioni di euro per le attività di accompagnamento all’obiettivo del bollino, e altri 5,5 milioni per far fronte ai costi di certificazione.

Nel provvedimento di riordino del sistema di incentivi alle imprese, è previsto il riconoscimento di una premialità a quelle che valorizzano quantità e qualità del lavoro delle donne e che sostengono la natalità. Impegno si sta mettendo – nell’ambito della competenza della ministra Roccella – per accrescere e migliorare il ruolo dei consultori che dovranno poter offrire delle professionalità anche a domicilio, sul modello francese, per dare un aiuto concreto e immediato alle neomamme e ai loro piccoli nei primi mesi di vita dei neonati.

In modo tale che la maternità non sia vissuta come “un percorso a ostacoli”, ha spiegato in audizione la ministra Roccella. Misure allo studio anche per aumentare la consapevolezza del proprio corpo e soprattutto dei periodi di fertilità con iniziative di “alfabetizzazione sanitaria” per sviluppare “la capacità di acquisire, elaborare e comprendere informazioni sanitarie basilari, e poter quindi accedere ai servizi riguardanti la salute per poter poi effettuare scelte consapevoli”, ha spiegato la ministra, con l’obiettivo di combattere le culle vuote a causa della tardività nella scelta della procreazione.

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