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Juice porta l’Italia alla scoperta delle lune ghiacciate di Giove

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Si chiama Juice – Jupiter Icy Moon Explorer – la missione spaziale Esa che, con un grande contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana e della comunità scientifica e dell’industria aerospaziale nazionale, è partita con successo dallo spazioporto di Kourou, nella Guyana Francese, alla conquista di Giove e delle sue lune ghiacciate.
La sonda impiegherà circa otto anni per raggiungere l’orbita di Giove, dove  resterà per tre anni, con il compito di studiarne l’atmosfera e la magnetosfera, e analizzare le potenzialità abitative di Ganimede, Europa e Callisto, le lune di Giove dalla superficie ghiacciata. L’ipotesi da verificare riguarda la presenza di oceani d’acqua sotto le superfici ghiacciate. La sonda cercherà inoltre di studiare quali sono le condizioni per la formazione dei pianeti e come funziona il Sistema Solare.

Il grande gigante gassoso

Il fascino di Giove aveva conquistato anche Galileo Galilei, che nel 1610 osservò il pianeta attraverso un telescopio e scoprì le sue lune orbitanti.
In tempi più recenti, le missioni spaziali gioviane hanno rivelato che le lune più grandi del pianeta contengono quantità di acqua sepolte sotto la superficie in volume di gran lunga superiore rispetto a quello degli oceani terrestri. Queste lune delle dimensioni planetarie offrono stimolanti indizi sulla possibile esistenza di condizioni compatibili con forme di vita diverse da quelle del nostro “tenue puntino blu”, e Juice è attrezzato per avvicinarci alla risposta a questa affascinante domanda.

Orgoglio per il Paese

“Juice è una missione che rappresenta un motivo di orgoglio per il nostro Paese” ha dichiarato il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Giorgio Saccoccia. “Siamo protagonisti anche di questa missione e l’ASI ha svolto come sempre il ruolo catalizzatore delle competenze e delle capacità scientifiche e industriali che il nostro settore spaziale sa offrire in campo internazionale.   Il contributo dell’Italia sfiora circa il 50% dell’intero programma attraverso gli strumenti che abbiamo a bordo, che sono frutto anche di collaborazioni internazionali con altre agenzie europee, con quella Israeliana e con il centro JPL della NASA. Il progetto ha richiesto oltre 20 anni di preparazione e arriverà intorno a Giove tra circa 8 anni. Chi studierà i dati che ci arriveranno da JUICE oggi sta ancora frequentando scuole o università e questo è significativo di come questo spirito di condivisione faccia parte del settore spaziale. Uno spirito che guarda al futuro con fiducia.”

L’Italia a bordo di Juice

Sono tre su dieci gli strumenti, a bordo di Juice, realizzati dall’Asi in collaborazione con la filiera aerospaziale e la comunità scientifica italiana: il radar Rime, realizzato negli stabilimenti di Roma e L’Aquila da Thales alenia Space; la camera Janus e lo strumento di Radio Scienza 3Gm, ai quali si aggiunge lo spettrometro Majis, realizzato attraverso un accordo bilaterale tra l’Asi e l’agenzia spaziale francese Cnes.
L’apporto delle aziende italiane però si estende oltre: Thales Alenia Space ha fornito anche la testa ottica iperspettrale che servirà per osservare e caratterizzare nubi, ghiaccio e minerali sulle superfici delle tre lune.  Leonardo ha realizzato i pannelli solari di Juice, i più grandi mai realizzati per una missione interplanetaria.
Diverse le cooperazioni internazionali attivate per la realizzazione degli altri strumenti a bordo della sonda, tra l’Asi e il Jpl/Nasa, l’agenzia tedesca Dlr, il Cnes e l’agenzia spaziale Israeliana, Isa.

L’Europa in cammino verso Giove

“L’Esa, insieme ai suoi partner internazionali, è in cammino verso Giove” ha dichiarato il Direttore Generale dell’ESA Josef Aschbacher. “Lo spettacolare lancio di Juice incarna la visione e l’ambizione di coloro che, decenni fa, hanno concepito la missione, l’abilità e la passione di tutti coloro che hanno costruito questa incredibile macchina, la competenza del nostro team durante le operazioni di volo e la curiosità della comunità scientifica globale. Insieme, continueremo ad ampliare i confini della scienza e dell’esplorazione per rispondere alle più grandi domande dell’umanità”. La missione Juice rappresenta il coronamento di un iter iniziato nel 2004, quando l’Esa ha coinvolto la comunità scientifica internazionale in un’ampia consultazione, atta ad identificare i traguardi dell’esplorazione planetaria europea nel decennio successivo.

La ricerca italiana al servizio dello Space

Gli enti e le università che compongono i team scientifici per i 4 strumenti a partecipazione italiana sono: Inaf- Istituto nazionale di astrofisica (con le sedi di Roma, Teramo, Padova e Catania), Università di Trento, Sapienza Università di Roma, Università di Roma Tre, Fondazione Bruno Kessler (FBK), Università di Bologna, Università di Tor Vergata-Roma, Istituto Geoscienze e Georisorse (IGG) del CNR, CISAS – Università Padova, Politecnico di Milano, Università del Salento.

Plauso istituzionale

Valentino Valentini, vice ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha voluto commentare con favore il successo della missione, valorizzando “la sinergia vincente tra alcune delle nostre eccellenze. Le capacità, le competenze, il know-how dell’Italia nel settore aerospaziale sono conosciute e apprezzate in tutto il mondo e la volontà del governo è di sostenere e valorizzare tutto il settore, che diventerà sempre più esteso e dunque sempre più importante per il nostro Paese”.

 

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