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Giorgetti vara il ‘reddito di gravidanza’: niente tasse per chi fa figli

Meno tasse per chi fa figli. Non è uno slogan elettorale, ma l’incentivo del fisco del Governo in carica per aggredire il problema del calo delle nascite. Un tema su cui l’esecutivo è tornato ad insistere da giorni e che la premier Giorgia Meloni ha messo in cima alle priorità con l’obiettivo di trovare misure già dalla prossima legge di bilancio.

Un impegno su cui il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è subito attivato con una proposta che potrebbe arrivare a breve. Il piano del titolare del Tesoro, secondo quanto anticipato dal Foglio, consisterebbe in un bonus famiglie sul modello del 110% pensato per i genitori con figli. In sostanza, la proposta “che a nome dell’esecutivo il ministro formalizzerà nei prossimi giorni” è che “i nuclei familiari composti da almeno due figli non pagheranno le tasse”. Come dire, questi nuclei familiari usufruiranno di quello che qualcuno ha già definito ‘reddito di gravidanza’.

C’è un Paese in Europa che ha già studiato una norma simile: è l’Ungheria di Viktor Orbán. Proprio il modello ungherese di incentivi alla famiglia è stato più volte indicato in passato come punto di riferimento da Meloni e Salvini.

In Francia, invece, il fisco è tradizionalmente generoso con le famiglie numerose e riserva numerosi vantaggi per le famiglie nel periodo in cui i figli crescono in casa e sono a carico dei genitori. La formula magica che fa scattare il meccanismo degli sgravi è il “quoziente familiare”, in base al quale le autorità fiscali tengono conto nella dichiarazione dei redditi del numero di persone che fanno parte del nucleo familiare.

Le misure per la natalità, comunque, come gli altri impegni presi dal governo, dalle pensioni ai rinnovi contrattuali, dovranno fare i conti con le risorse disponibili: al momento gli spazi in deficit aperti dal Def (3,4 miliardi quest’anno e 4,5 il prossimo) sono già appaltati per il taglio del cuneo e la riduzione delle tasse; per tutto il resto bisognerà attendere la Nota di aggiornamento al Def in autunno. L’emergenza nascite è al centro del dibattito da giorni, soprattutto dopo che l’Istat ha certificato una natalità al minimo storico, con meno di 7 neonati e oltre 12 decessi ogni 1.000 abitanti. La premier è tornata a parlarne proprio ieri, invocando la necessità di incentivare le famiglie a mettere al mondo figli.

Lo ha fatto anche il ministro Lollobrigida che però, intrecciando il tema con quello dell’immigrazione, si è spinto a citare la “sostituzione etnica”, innescando una polemica che non accenna a spegnersi. Tra i dossier che impegnano il governo, intanto, sembra superato l’impasse sul disegno di legge concorrenza: il provvedimento, che si sarebbe incagliato sul nodo degli ambulanti per il mancato ok di Bruxelles, torna domani in consiglio dei ministri, dopo i tentativi andati a vuoto di approvarlo nelle ultime due riunioni.

“Credo sia una questione di ore. Il confronto con la Commissione europea si è concluso positivamente”, annunciava nel pomeriggio il ministro delle Imprese Adolfo Urso. E mentre il decreto bollette prosegue l’iter in parlamento, con l’arrivo in commissione Finanze alla Camera di circa 500 proposte di modifica, il Def incassa la bocciatura dell’Unione delle Provincie (è “insufficiente come capacità di affrontare i temi degli enti locali”).

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