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Il valore dell’alta formazione, l’esperienza della Scuola Politica “Vivere nella Comunità”

scuola politica vivere nella comunità
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In un sistema globale sempre più complesso e interconnesso, nonostante la Storia stia riproponendo una dicotomia a blocchi tra i valori occidentali e il potere sino-asiatico,  preparare il futuro, arricchendo le proprie competenze in maniera trasversale, diventa sempre più fondamentale nell’ottica della gestione strategica dell’individuo e del ruolo che egli svolge nella vita civile e nel proprio contesto professionale

Per cogliere al meglio i megatrend e le sfide dell’avvenire, è ormai necessario avere la curiosità e la volontà di intraprendere con costanza nuovi percorsi formativi, senza pensare esclusivamente all’acquisizione di un titolo accademico o di uno status sociale /manageriale come un fatto definitivo.

In particolare, la società italiana sembra spesso essere ancorata a retaggi e realtà che poco si confanno con il presente che, va sottolineato, oggi diventa immediatamente passato in un tweet o un’immagine in rete.

In questo contesto, abbiamo accolto con favore la proposta di Alta Formazione della Scuola Politica “Vivere nella Comunità” , fondata dai professori Pellegrino Capaldo, Sabino Cassese, Marcello Presicci e Paolo Boccardelli, il cui programma didattico, rivolto a studenti e professionisti entro i 40 anni di età, ha come obiettivo quello di preparare giovani talenti ad avere una visione complessiva, strategica e potremmo dire olistica del mondo.

Infatti, con lo sviluppo di competenze trasversali, generate dal confronto con importanti personalità del panorama aziendale, accademico e della società civile, l’individuo è in grado di porre al centro del proprio sistema logico ed empatico un processo solido e flessibile, foriero di un’analisi critica e profonda delle fonti e dei fatti, attraverso cui giungere ad una visione globale utile a promuovere possibili soluzioni e correttivi rispetto a tematiche sempre più articolate, nuove e in taluni casi non ancora esistenti. 

La formazione del Civil servant, ovvero di quella tipologia di individuo che mette al servizio della collettività le proprie qualità e le proprie competenze, operando all’interno delle istituzioni e della pubblica amministrazione, necessita di un ventaglio di contenuti e di stimoli trasversali, che una singola facoltà oppure un programma di master non sempre riescono ad offrire, per via della loro proiezione specialistica. 

È indubbio che il Civil servant di domani, che la Scuola si pone l’obiettivo di formare, dovrà partire da solide basi accademiche per poter approcciare in maniera adeguata la complessità e riuscire a districarsi nella società della disintermediazione, ma è anche vero che saranno proprio i contenuti “non canonici”, come ad esempio la conoscenza del funzionamento del sistema carcerario nazionale, a renderlo un affidabile punto di riferimento per la propria comunità.

Questo tipo di approccio, porta in sé un esercizio di pensiero analitico e predittivo, e in una cultura visuale come quella attuale, in cui le informazioni viaggiano velocemente e scivolano continuamente via senza poter essere afferrate, risulta essere centrale il rafforzamento di molteplici skills e lo sviluppo di facoltà in grado di cogliere negli avvenimenti gli aspetti umani e relazionali che riguardano la Politica. La Politica a cui ci riferiamo dev’essere intesa come ciò che si occupa dei temi della Polis, che oggi significa occuparsi delle questioni locali tenendo conto delle interconnessioni globali.

Un ulteriore elemento fondamentale dei propositi della Scuola Politica è quello di creare una rete relazionale unita da un sistema valoriale comune e da una leadership diffusa che coinvolge i diversi background e le diverse provenienze.

Proprio per questo motivo, al netto delle lezioni somministrate durante l’anno in modalità ibrida, la Scuola ha portato avanti ulteriori seminari e attività di confronto con personalità di rilievo del panorama accademico e manageriale italiano (Dario Scannapieco, Francesco Profumo, Stefano Lucchini, Massimo Lapucci, Andrea Sironi, Giampiero Massolo, Luigi Ferraris, Luca dal Fabbro, Bernardo Giorgio Mattarella, Maria Bianca Farina), offrendo ai partecipanti di ciascuna edizione la possibilità di poter avviare un confronto de visu con alcuni dei principali change makers del nostro Paese, stimolando il dibattito e favorendo – in una fase successiva – una continuità relazionale.

Essere partecipanti attivi e non relegati ad un solo ruolo di uditori è stato e rimane uno stimolo importante per sentirsi coinvolti in una comunità, concetto quest’ultimo alla base della mission che e della vision che i fondatori della Scuola hanno immaginato nel 2019, pochi mesi prima dello scoppio dell’emergenza pandemica.

Questa coesione è molto importante per lo sviluppo bottom up del “Sistema Scuola”; infatti è in fase di costruzione la Sezione Alumni Nazionale in cui i partecipanti delle tre edizioni potranno proporre temi di approfondimento, sviluppare iniziative e produrre paper e studi, e proprio grazie alla creazione di un nuovo contenitore riservato agli Alumni delle prime tre edizioni, e di quelle che verranno nel prossimo futuro, i partecipanti avranno modo di poter continuare ad interagire continuativamente con gli organi direttivi, partecipando attivamente allo sviluppo dell’iniziativa, restituendo così alla Comunità della Scuola stimoli e suggestioni utili alla sua continua evoluzione.

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