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Case green, confusione europea

Non esiste una interpretazione alla direttiva europea più discussa degli ultimi mesi, tanto che l’ovvio comunicato stampa del Parlamento europeo viene cambiato su indicazioni politiche dei Verdi, che vorrebbero ‘pattugliare’ gli edifici coi droni

La direttiva sulle cosiddette ‘case green’ ha tenuto banco per le ultime settimane e, come spesso accade, è stata al centro dello scontro politico. Ambientalisti contro liberali, destra contro sinistra, sinistra contro centro-sinistra e così via, in un turbinio di dichiarazioni che ha come sempre lasciato sullo sfondo quello che realmente ha significato. Noi abbiamo provato a riassumerlo con tre domande, solo a prima vista banali:

  • Cosa è una direttiva?
  • Come si applica la direttiva case green?
  • Come raggiungere gli obiettivi della direttiva?

Cosa è una direttiva 

Partiamo dal principio, perché una direttiva – a differenza del regolamento europeo – non è direttamente applicabile agli Stati membri. Deve essere interpretata (se così si può dire) negli ordinamenti dei Paesi, ovvero dai Governi e, nel nostro caso, dal Governo Meloni. Riassumiamo così: la direttiva pone un obiettivo, il Governo decide in che modo raggiungerlo. Il testo prevede dunque che tutti i nuovi edifici dovranno essere a zero emissioni a partire dal 2028, mentre quelli esistenti dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e D entro il 2033. Un testo apparentemente chiaro che ha fatto gridare allo scandalo i più scettici tra le fila della maggioranza nel nostro Paese, rei di aver appena cancellato una misura che di fatto sembrava scritta apposta per accondiscendere questa direzione, il Superbonus 110%.

L’impossibilità dell’applicazione 

Tuttavia, senza addentrarci troppo nelle numerosissime eccezioni previste all’interno della stessa direttiva europea (che indorano l’amara pillola della ristrutturazione del parco immobiliare italiano), c’è un enorme punto interrogativo che aleggia tanto a Bruxelles quanto nelle altre capitali europee: ma come si applica una direttiva di tale portata? La maggior parte dei cittadini italiani vive in case di classe energetica F o G, e certamente uno Stato membro non può obbligarli alla ristrutturazione forzata. Tanto che lo stesso Superbonus 110%, nonostante la generosità dell’incentivazione abbinata alla cessione dei crediti fiscali, faceva fatica ad attecchire nei condomini ad alta concentrazione di famiglie con redditi tra i più disparati. Allo stesso tempo, l’UE non può di certo entrare nelle case dei cittadini europei, prelevare il certificato energetico forzosamente (la maggior parte ne è sprovvisto) e, in caso non rispetti la direttiva, dare una multa o abbattere l’edificio. E ancora, uno Stato membro non potrà mai avere il controllo dell’intero parco immobiliare se non con una mappatura a tappeto delle classi energetiche di tutti gli edifici del Paese. E viene da ridere solo a scriverlo.

Il caso politico 

Dunque, come si applica la direttiva? Ebbene, il Parlamento europeo aveva clamorosamente dato un’interpretazione autentica che poi ha dovuto rimuovere dal comunicato ufficiale. Ve la riportiamo: “Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche (…) dovranno essere effettuate al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio”. Mistero risolto, la direttiva si applica al complesso delle nuove operazioni immobiliari… Invece no, perché questo stralcio è stato eliminato dopo la pubblicazione sugli organi ufficiali di Bruxelles. Senza fare nomi per garantire la giusta privacy alle nostre fonti, abbiamo chiesto a un funzionario del Parlamento europeo cosa sia realmente accaduto. Ebbene, ci è stato riferito quanto segue: “Abbiamo interpretato in modo sbagliato la direttiva e abbiamo dovuto eliminare la parte incriminata. Anzi, in realtà al momento non c’è una interpretazione della direttiva a livello comunitario, questo dovranno deciderlo i politici, ma visto che la cosa stava diventando politica abbiamo preferito eliminare tutta la frase.
I Verdi, infatti, sembra vogliano spingere per l’utilizzo a livello Uw di droni che controllano gli edifici”. A questa affermazione ci siamo fermati.

Cosa accade ora?

Se queste sono le premesse, quello che si consumerà attorno a questa direttiva sarà uno scontro ideologico e politico totale. Come sempre accade, quando questi atti dell’Ue vengono scritti senza i dovuti accorgimenti, si rischia di compiere un danno alla stessa causa che si vorrebbe perorare. Mai come per questa direttiva, infatti, l’ambito di applicabilità è tutto: fino a quando non sarà chiarito è quasi inutile commentarla. Se non per qualche aspetto folkloristico come la proposta dei Verdi europei.

 

 

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